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Gli 80 anni di Assolatte, Boselli: «Per il latte buon momento, ma attenzione alla filiera»

I nodi per il futuro: costi di produzione, benessere animale, ricambio generazionale e personale qualificato

Gli 80 anni di Assolatte, Boselli: «Per il latte buon momento, ma attenzione alla filiera»

«Desidero innanzitutto formulare i più sinceri auguri ad Assolatte e al suo presidente Zanetti per gli 80 anni dell’associazione degli industriali del latte che proprio in questi giorni ha celebrato la propria assemblea annuale».

Sono queste le parole che Antonio Boselli, presidente di Confagricoltura Lombardia, ha indirizzato all’organizzazione di rappresentanza degli industriali del settore lattiero–caseario.

Boselli ha anche colto l’occasione per qualche puntualizzazione sul comparto, in virtù della sua funzione di presidente ad interim della sezione lattiero–casearia di Confagricoltura Lombardia: «Il momento è favorevole per il comparto latte – spiega – come da tempo gli allevatori non ricordavano. Dopo alcuni anni veramente complicati, con il prezzo del latte alla stalla spesso oggetto di forti contenziosi con la controparte industriale, da oltre un anno e mezzo le quotazioni sono piuttosto interessanti. Anche se non bisogna dimenticare che un analogo aumento si è avuto anche sul fronte dei fattori di produzione e quindi dei costi».

Il fenomeno ha una valenza europea ed è strettamente legato alle curve della domanda e dell’offerta: «La prima – prosegue Boselli – è cresciuta soprattutto per i prodotti trasformati, mentre la seconda, come ha ricordato il presidente Zanetti, è stata contenuta a livello europeo dalle politiche di restrizione messe in atto da alcuni paesi come Olanda e Danimarca, oltre che da problemi di ordine epidemico e legati al cambiamento climatico. Il fatto che il prezzo del latte in Italia sia del 10-15% in più rispetto alla media di quello europeo non è una novità, ma un fenomeno largamente consolidato nel tempo, legato alla qualità ed al prestigio dei nostri formaggi che fanno sì che possano essere messi in vendita ad un prezzo largamente superiore a quello medio dei formaggi europei. Per cui il maggior costo per la materia prima italiana dovrebbe essere confrontato con un maggior prezzo di vendita del prodotto trasformato ben superiore del 20% rispetto alla media Ue».

Il fenomeno trova conferma nei grandi investimenti che il gruppo francese Lactalis continua a realizzare nel nostro paese, sia nel comparto dei formaggi freschi che in quello delle Dop: «Ma questa precisazione – sottolinea Boselli – non vuole essere polemica o strumentale, ma semplicemente un chiarimento sul ruolo della filiera lattiero-casearia e sulle singole parti dei suoi componenti. Oltre alla questione della redditività, vi sono poi altri aspetti che riguardano l’intera filiera che varrebbe la pena di analizzare più nel dettaglio e che sono di stretta attualità. Mi riferisco in particolare alla questione della sostenibilità delle produzioni, che riguardano sia l’allevamento che la parte di trasformazione industriale. Per noi allevatori è un impegno preso da tempo e che ha comportato parecchi sacrifici ed investimenti nel rinnovare profondamente le strutture aziendali produttive e la gestione dell’allevamento, ma che non sempre viene adeguatamente remunerato».

«In prospettiva futura – aggiunge Boselli – sta emergendo un altro problema che potrebbe avere ripercussioni altamente negative sul futuro della zootecnia da latte della pianura padana: la mancanza di un ricambio generazionale tra gli imprenditori agricoli. Aspetto che si va a sommare a quello già oggi largamente segnalato della difficoltà nel reperire manodopera qualificata per la gestione di allevamenti sempre più tecnologici e all’avanguardia. Non si tratta soltanto di una questione di redditività dell’impresa, ma anche di qualità della vita e di attenzione verso il nostro lavoro da parte della società. È indispensabile che questo argomento venga portato all’attenzione dei tavoli istituzionali nazionali ed europei».

Così, se sul fronte del mercato lattiero caseario le cose sembrano aver preso una piega positiva, e si spera duratura, su quello normativo è ricomparso un vecchio fantasma: quello delle quote latte.

Trent’anni dopo l’istituzione di quel regime, che risale all’annata 1995-96, e a dieci anni dalla sua fine datata 2015, il governo italiano ha deciso per l’istituzione di un organismo per la composizione dei contenziosi generati da quel regime: «Francamente avremmo sperato che si trattasse di un capitolo chiuso – commenta Boselli – anche perché è stato un brutto capitolo della nostra storia, che ha generato scontri e contenziosi, evidentemente non ancora sopiti. Ci riserviamo un’analisi più approfondita prima di emettere un parere sul merito del provvedimento. Ma bisogna ribadire che la nostra linea è stata sempre quella della legalità e della sua tutela, per cui se questo provvedimento serve per sanare degli errori materiali verificatesi nel corso di quegli anni, non possiamo che accoglierlo favorevolmente».


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