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ECONOMICO SINDACALE
11.06.2025 - 05:07
Fausto Nodari
Il Parlamento Europeo ha da poco approvato la modifica dei dazi sulle importazioni di fertilizzanti da Russia e Bielorussia, respingendo tutti gli emendamenti proposti. A larga maggioranza è passata la proposta della Commissione su dazi aggiuntivi sull’import di alcune merci, tra cui appunto i fertilizzanti, a partire dal prossimo mese di luglio.
Decisione che nel tentativo di colpire le entrate economiche del Cremlino e ridurre la dipendenza dell’Ue, innescherà un’escalation dei costi dell’ordine di 45 euro per tonnellata. Si mette così a rischio la già fragile redditività del settore e la catena di approvvigionamento dei fattori di produzione. Preoccupazione peraltro condivisa a livello europeo nel vertice annuale dei maiscoltori appena tenutosi a Bucarest.
A questo provvedimento si aggiunge ora a livello nazionale quello sui fertilizzanti azotati. In particolare, si sta prospettando il divieto assoluto dell’impiego di urea nel bacino padano a partire dal 1° gennaio 2027.
Sul tema interviene Fausto Nodari, vice presidente dei maiscoltori italiani (AMI): «La Pianura Padana è l’area di elezione per la coltivazione del mais nazionale. Si tratta di un’imposizione insostenibile per le imprese agricole, soprattutto in assenza di una fase transitoria realmente attuabile e senza alternative valide presenti sul mercato. Devo anche aggiungere che, purtroppo, si tende sempre ad imporre restrizioni prima di individuare soluzioni alternative: usando una locuzione molto di moda, non é una soluzione sostenibile! Comprendiamo la necessità di affrontare il problema legato alle emissioni, ma la bozza di Piano di azione nazionale per il miglioramento della qualità dell’aria contiene alcuni aspetti critici fortemente impattanti sul settore agricolo, già in difficoltà. Preoccupa, in particolare, la mancanza di alternative valide per le aziende e la vittima di questo percorso sarebbe proprio il mais, la cui produzione nazionale è già arrivata ai minimi storici, con tutte le conseguenze del caso per le filiere zootecniche».
«Da un punto di vista tecnico ed economico - aggiunge Nodari - i concimi azotati sono oggi imprescindibili per la maiscoltura e tra questi in particolare l’urea. Una loro limitazione potrebbe rappresentare un colpo mortale per il mais nazionale e per la relativa bilancia dei pagamenti maidicola del paese già in forte deficit. Per gli agricoltori è necessario che vengano tenuti sotto controllo i costi di produzione. È stato calcolato che i fertilizzanti alternativi comporteranno costi maggiori per le aziende rispetto all’urea, il cui prezzo è già salito del 15% dall’inizio di quest’anno. Si parla di almeno 150 euro per ettaro in più. La bozza del Piano per la qualità dell’aria cita possibili compensazioni economiche, ma senza entrare nel dettaglio. Segnalo anche come l’approccio positivo degli agricoltori verso un uso razionale e mirato dei fertilizzanti azotati sia iniziato da tempo visto che il loro impiego è già diminuito dell’8%. Così come l’impegno ad una forte collaborazione verso un netto miglioramento della qualità dell’aria».
«Per tutto ciò - conclude Nodari - è necessario aprire un dialogo sulla definizione di reali alternative, di tempi di applicazione e sull'adozione di incentivi per arrivare gradualmente alla diminuzione nell’uso dell’urea senza creare gravi danni alle imprese agricole».
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