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FERTILIZZANTI

Divieto utilizzo urea, obiettivo condivisibile, ma tempi e modi sbagliati

Boselli: «Rischiamo di lasciare gli agricoltori privi di strumenti indispensabili prima che siano pronte le dovute alternative»

Divieto utilizzo urea, obiettivo condivisibile, ma tempi e modi sbagliati

«Fare tutto il possibile per migliorare la qualità dell’aria e rendere l’agricoltura sempre più green è uno dei nostri obiettivi, ma bisogna valutare anche la fattibilità in termini e modalità per non rischiare di lasciare gli agricoltori privi di strumenti indispensabili prima che siano pronte le dovute alternative».

Lo dichiara il presidente di Confagricoltura Lombardia Antonio Boselli, con riferimento al “caso urea”, il concime azotato più diffuso all’interno del bacino padano, fertilizzante basilare per la crescita delle piante, che la bozza del “Piano di azione nazionale per il miglioramento della qualità dell’aria”, attualmente sul tavolo del Consiglio dei Ministri”, vorrebbe vietare in toto dal 1° gennaio 2027.

«I tempi sono troppo stretti e non abbiamo alternative valide – avverte Boselli – Per l’agricoltura lombarda e della pianura Padana in generale sarebbe una complicazione molto grave, perché allo stato attuale delle cose l’urea è un fertilizzante indispensabile. Non è possibile riorganizzare la filiera in così poco tempo».

La proposta sul piatto, infatti, riguarda proprio il divieto nelle regioni del bacino padano dell’utilizzo dell’urea. Al contrario, si propone di incentivare l’impiego di fertilizzanti organici (digestato agrozootecnico e agroindustriale, reflui zootecnici e biochar) e fertilizzanti chimici alternativi.

«Condividiamo l’obiettivo di ridurre le emissioni di ammoniaca nell’atmosfera, ma con i giusti tempi – spiega Boselli – e, soprattutto, superando i limiti imposti dalla direttiva nitrati. Siamo sicuri poi che l’urea sia davvero maggiormente inquinante rispetto ad altri concimi chimici?».

La questione coinvolge anche i costi: «È stato calcolato che i fertilizzanti alternativi comporteranno costi maggiori per le aziende rispetto all’Urea, il cui costo è già salito del 15% all’inizio di quest’anno. Si parla di almeno 150 euro per ettaro in più. La bozza del Piano cita possibili compensazioni economiche, ma senza entrare nel dettaglio. Chiediamo, quindi, di aprire un dialogo sui tempi e sugli incentivi per arrivare gradualmente al divieto dell’urea davvero pronti e senza gravi danni alle imprese agricole», conclude il presidente di Confagricoltura Lombardia. 

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