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ZOOTECNIA

Dermatite nodulare, Boselli: «Gli allevamenti intensivi si difendono meglio»

Gli animali al pascolo sono più esposti al contagio tramite insetti, i vettori principali

Boselli sulla dermatite: <Gli allevamenti "intensivi" si difendono meglio>

Antonio Boselli, presidente di Confagricoltura Lombardia

La Dermatite nodulare contagiosa è l’ennesima tegola di ordine sanitario che cade in testa alla nostra zootecnia. Le preoccupazioni sono molte, si tratta di una epizoozia di origine virale che era sconosciuta alle nostre latitudini. Anche questa certamente frutto di cambiamenti climatici e globalizzazione.

«La sanità animale - commenta Antonio Boselli, presidente di Confagricoltura Lombardia - è sempre stata al centro dell’attenzione di allevatori e pubbliche istituzioni, entrambi consapevoli che è alla base della buona riuscita di una impresa zootecnica. E anche in questo caso le autorità sanitarie si sono mosse con tempismo ed in perfetta sintonia con allevatori e loro rappresentanze tecniche e sindacali. Come Confagricoltura Lombardia abbiamo dato input ed indicazioni per venire incontro ai problemi degli allevatori. Indicazioni in larga misura adottate in seguito ad un dialogo franco e costante con le autorità sanitarie. Per questo siamo loro grati».

Ma Boselli, prendendo atto della nuova realtà della sanità animale, allarga anche l’analisi del problema: «Le epizoozie tradizionali sono state affrontate e sconfitte con strumenti di prevenzione e di lotta sanitaria. Penso ad esempio alle vaccinazioni. Ora con queste nuove realtà e con le maggiori cautele sulle vaccinazioni probabilmente occorre avere una visione diversa dei problemi e delle loro soluzioni. Sicuramente da parte di noi allevatori occorre una maggiore attenzione alla biosicurezza, già a livelli molto alti nei comparti avicolo e suino, pesantemente colpiti da influenza aviaria e peste suina africana. Nei bovini le prime indicazioni sulla necessità di un nuovo approccio si sono avute in Europa nei recenti focolai di afta epizootica; ora ci troviamo dì fronte a questa nuova dermatite che ci sollecita ancora di più verso questo aspetto».

«Ma - conclude Boselli - vorrei provare a considerare anche altri aspetti che coinvolgono in modo maggiore la società e le richieste che vengono fatte ad agricoltori e allevatori. Mi riferisco alle accuse che vengono rivolte ai moderni sistemi di allevamento, quelli che, con un certo tono accusatorio, vengono definiti come “intensivi”. MI spiego meglio con un esempio: mi ha contattato un collega francese, anche lui preoccupato della diffusione della dermatite, dicendomi che sono stati trovati altri quattro casi di dermatite nel villaggio in cui era stato individuato un primo caso. Ora si sta discutendo con le autorità sanitarie sulla soppressione coatta di un largo numero di animali nella zona colpita. Tutti gli animali colpiti erano in mandrie al pascolo, che è la visione bucolica della zootecnia cui aspira una certa parte della società  cui accennavo in precedenza. Dal momento che questo virus, come molti altri viene trasmesso da insetti non è forse logico pensare che un loro controllo sia molto più agevole in stalle confinate piuttosto che in mandrie al pascolo libero».

Se è così, come sembra logico pensare, anche sull’aspetto sanitario, oltre che su quello delle prestazioni produttive e quindi sull’economicità dell’allevamento, verrebbe confermata la prevalenza degli allevamenti “intensivi” rispetto a quelli “bucolici”.


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