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MANODOPERA

Boselli: «L’agricoltura ha bisogno di manodopera. Bene il decreto flussi»

Ma servono procedure più snelle e tempi brevi

Boselli: «L’agricoltura ha bisogno di manodopera. Bene il decreto flussi»

«La carenza di manodopera, qualificata e no, è una delle criticità più importanti dell’agricoltura lombarda e nazionale, per cui benvenuto al decreto flussi appena approvato dal governo con cui si cerca di favorire l’occupazione di lavoratori extra Ue nei settori produttivi italiani e non solo in ambito agricolo». Con queste parole Antonio Boselli, presidente di Confagricoltura Lombardia, commenta il DPCM relativo all'ingresso di 500.000 lavoratori stranieri in tre anni.

Una richiesta che Confagricoltura aveva avanzato da tempo per una pianificazione seria e affidabile degli ingressi necessari, in tempi certi, e con un iter procedurale più snello.

Sul numero delle quote dei lavoratori stagionali in ambito agricolo, la cifra di cui si parla (88.000 per il 2026) è in linea con quanto richiesto, sebbene leggermente inferiore al fabbisogno per l'agricoltura (circa 100.000 addetti).

«Accanto alla soddisfazione per il decreto - aggiunge Boselli - bisogna dire che permangono ancora le difficoltà relative all'iter burocratico correlato al Click Day. La situazione preoccupa le nostre imprese, che hanno presentato le istanze per i lavoratori extracomunitari già da mesi e a partire  dallo scorso anno e che confidavano di avere la manodopera in tempi utili. E’ auspicabile che si possa superare il meccanismo del Click Day, a favore di una procedura di richiesta di manodopera aperta tutto l'anno, con indicazione del periodo di interesse della tipologia contrattuale offerta. Magari utilizzando un canale per l'acquisizione automatica delle domande caricate dalle organizzazioni di categoria all'interno delle quote previste».

Ma il problema è anche più ampio e non riguarda solo i lavori stagionali. L’agricoltura è il settore produttivo che più necessita di lavoratori stranieri. Una stima di Unioncamere afferma che il settore agricolo, oltre ai lavoratori stagionali, ha la necessità di assumere da 18.000 a 28.000 lavoratori di provenienza extra Ue l’anno, oltre ad altri da 1.000 a 1.500 nell’ambito dell’industria agroalimentare.

«Infine, bisogna considerare che oltre gli aspetti del lavoro ci sono anche quelli sociali legati all’istruzione e all’integrazione. E dal punto di vista della integrazione, dei problemi sociali e abitativi l’agricoltura può offrire delle importanti opportunità. Anche per questo è necessaria una accelerazione delle pratiche di conversione dei permessi di soggiorno in permessi di lavoro subordinato, in modo da stabilizzare i rapporti di lavoro effettivamente instaurati».


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