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NUOVE TECNOLOGIE
10.06.2025 - 05:45
Il professor Adriano Marocco
Adriano Marocco è Professore ordinario di Genetica agraria presso l'Università Cattolica del Sacro Cuore, è Direttore del Dipartimento di Scienze delle Produzioni vegetali sostenibili (DIPROVES) e Direttore del Centro di Ricerca sulla Biodiversità e sul DNA antico (BioDNA) accreditato come Laboratorio di ricerca industriale della Rete Alta Tecnologia della Regione Emilia Romagna. È Presidente della Commissione Didattica della Facoltà di Scienze Agrarie, Alimentari e Ambientali.
È membro di diverse società scientifiche. Nella Facoltà di Scienze Agrarie, Alimentari e Ambientali dell'Università Cattolica del S. Cuore è docente di Genetica agraria per la laurea triennale L25 - Scienze e Tecnologie agrarie, di Plant Biotechnology for sustainale forage and energy production e di Fisiologia vegetale e resilienza all'ambiente, rispettivamente, per le lauree magistrali LM69 - Livestock and agro-green innovation e Agricoltura sostenibile e di precisione.
Lo abbiamo incontrato per fare il punto della situazione sulle innovazioni tecnologiche nel campo della genetica agraria del miglioramento varietale.
Professor Marocco, allora sembra che si sia arrivati finalmente ad una svolta sulle TEA, le Tecniche di Evoluzione Assistita. Il 6 maggio sono cominciati i “triloghi” in ambito Ue sulla apertura a queste nuove tecniche che potrebbero portare grandi benefici all’agricoltura. Lei, da ricercatore esperto del settore, cosa ne pensa? Ci potrà essere veramente una svolta nella produttività ed in una maggior difesa delle piante?
«La decisione raggiunta è un accordo politico che necessita ora l’impegno per garantire un quadro normativo favorevole all’innovazione e praticabile per tutti gli enti di ricerca e le aziende del settore sementiero e agroalimentare. Il mandato negoziale prevede che le piante che derivano dall’uso di Nuove Tecniche Genomiche (NGT) o TEA siano incluse nella tipologia NGT1, cioè siano derivate tramite “gene editing” e siano analoghe a quelle che potrebbero essere presenti in natura o essere prodotte mediante breeding convenzionale; solo le sementi sarebbero soggette ad etichettatura. La rivoluzione genomica sta fornendo conoscenze fondamentali per identificare geni per caratteri di interesse agronomico e ci sono quindi tutte le premesse per poter adottare in modo efficace le piante NGT1 per costituire varietà più produttive e sostenibili per il rilancio dell’agricoltura italiana».
Molte delle perplessità che l’opinione pubblica aveva sugli Ogm, e che avevano diviso anche le organizzazioni agricole, sembrano superate nei confronti delle Tea anche se la stessa Ue ha tardato parecchio a fare dei passi significativi di apertura. Siamo diventati consapevoli degli aspetti positivi e che i supposti rischi per la salute sono definitivamente superati?
«Uno studio del 2025 condotto in Germania e Spagna sulla percezione delle TEA da parte dei consumatori indica che, se le piante TEA sono considerate come le piante convenzionali, senza specifica etichettatura, il consumatore acquista indifferentemente i due prodotti. La percezione del consumatore migliora se sono indicati i benefici ambientali (ad es., uso ridotto di fitosanitari). Un claim positivo legato al prodotto rappresenta una strategia di successo per aumentare l’accettabilità da parte del mercato. Tuttavia, la conoscenza delle TEA è bassa e solo il 18% del campione intervistato ha dimostrato di possedere una elevata conoscenza della tecnologia. I giovani consumatori (18-35 anni) mostrano una maggiore apertura verso i prodotti TEA».
In Italia è ora possibile, sia pure con molte limitazioni e con molta prudenza, eseguire della sperimentazione in campo aperto su piante ottenute con queste nuove tecniche. Lei nel suo Istituto ha esperienza nella sperimentazione in laboratorio su mais TEA. Pensa di attivare prove sperimentali in campo aperto?
«La coltivazione del mais soffre da decenni di problematiche legate ad attacchi di parassiti e caratteristiche qualitative non sempre rispondenti alle richieste del mercato, tanto da causarne importanti cali delle superfici investite e della produzione. I principali obiettivi del miglioramento genetico rimangono l’aumento della produttività, della tolleranza al freddo primaverile e allo stress idrico e della resistenza a parassiti e patogeni. Da 17 anni il mio gruppo di ricerca di Genetica agraria, si occupa della resistenza ai funghi Fusarium ed Aspergillus che provocano il marciume della spiga e produco micotossine. La resistenza è un carattere complesso ma, usando diversi approcci genomici, siamo stati in grado di identificare alcuni geni principali che regolano la suscettibilità e la resistenza alle fusariosi e aspergillosi. L’editing mirato di questi geni consentirebbe di ottenere linee di mais tolleranti ai marciumi e di verificare il loro comportamento in successive prove in campo».
E che tempi prevede per una diffusione commerciale di coltivazioni TEA nel nostro paese?
«A livello globale, diversi Paesi hanno sviluppato linee guida per l’uso del “gene editing” per facilitare la ricerca scientifica e alcuni Paesi hanno regolamentato le varietà TEA come convenzionali a partire dal 2015. Sono state approvate varietà “gene-edited” di soia (US & Canada), frumento (US), riso (India), sorgo e loietto (Australia), patata (Argentina), pomodoro (Giappone), e banana (Filippine). In Italia, i centri di ricerca pubblici e privati applicano le TEA per accelerare il miglioramento genetico delle varietà nei diversi settori cerealicolo, orticolo e frutticolo. Ad oggi, sono state autorizzate prove sperimentali in campo di riso e vite resistenti a malattie fungine».
Il mais è una delle colture fondamentali per l’alimentazione del bestiame. Come è stato richiamato in precedenza, nel corso degli ultimi dieci-quindici anni ha subito una grande diminuzione in termini di superficie coltivata costringendoci ad importare circa il 50% del nostro fabbisogno. Varietà di mais TEA, più resistenti a siccità e attacchi parassitari potranno invertire questa tendenza?
«Migliorare la tolleranza allo stress idrico e all’efficienza d’uso dell’acqua è di rilevante importanza nell’attuale contesto di crisi climatica. Ibridi migliorati in questa direzione tramite incrocio e selezione supportati dalla genomica sono disponibili sul mercato. Un recente passo avanti è stato ottenuto tramite modificazione dell’espressione di geni regolatori a mezzo TEA. In generale, emerge un quadro grandemente favorevole all’impiego delle TEA come strumenti per affrontare efficacemente e velocemente alcuni dei problemi che attanagliano la maiscoltura da decenni».
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