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Ilaria Capua: "Tornare alle vaccinazioni contro la diffusione delle epizoozie"

Boselli, "Un incontro ricco di indicazioni preziose"

Ilaria Capua

La scienzata ha partecipato ad un incontro di Confagricoltura Lombardia fornendo importanti indicazioni

Peste suina africana, Influenza aviaria, Afta epizootica, Blue tongue. Il diffondersi di queste epizoozie  da alcuni anni a questa parte sta mettendo a rischio allevamenti di suini, avicoli, bovini e ovi caprini e sta molto preoccupando gli allevatori professionali lombardi.

“Per questa ragione, spiega il presidente di Confagricoltura Lombardia, Antonio Boselli, consapevoli della difficoltà di contrastarle, di difendere gli allevamenti dalle epizoozie in atto e di prevenire future infezioni e diffusioni abbiamo organizzato un incontro con la professoressa e scienziata Ilaria Capua, veterinaria di formazione e virologa, che tutti conoscono dai tempi della pandemia di Covid, ora rientrata in Italia con il ruolo “Senior fellow of Global health” presso la John Hopkins University”.

Oltre a Boselli hanno partecipato all’incontro i presidenti di alcune strutture confagricole lombarde: Marta Sempio di Pavia, Cesare Soldi di Cremona, Giacomo Brusa di Varese, Alberto Cortesi di Mantova, oltre a Mauro Zanotti e Davide Berta, presidenti delle seziono avicole e suinicole regionali, quest’ultimo anche vice nazionale.

“Mi ha fatto molto piacere, ha detto Ilaria Capua, questo coinvolgimento dal basso, cioè dalla parte produttiva della zootecnia preoccupata della difesa sanitaria degli allevamenti professionali, ma anche degli aspetti più generali legati alla società, alle abitudini alimentari dei consumatori e delle loro preoccupazioni. Ma non ho la bacchetta magica; sono anni che non sono più operativa sul campo nel contrastare la diffusione di queste forme virali su cui stanno operando le strutture pubbliche sanitarie deputate. Però qualche indicazione di carattere generale è possibile. La prima: è necessario un approccio a questo problema di tipo sistemico, negli anni scorsi abbiamo abbracciato il concetto di “One health-Una salute sola”, occorre agire in unico modo per la tutela della salute sia che si tratti di quella umana che animale. Oggi purtroppo anche questo concetto deve essere superato: occorre ragionare in termini di “Global health- Salute globale”, intesa come difesa anche dell’ambiente e che tenga conto anche dei cambiamenti climatici”.

Infatti, questi ultimi hanno causato la diffusione, ad esempio, di specie animali esotici e tropicali che ora popolano le zone temperate, con gravi conseguenze all’agricoltura con danni diretti ed indiretti.

“Significativo il fatto che negli uccelli selvatici, ha proseguito la Capua, si siano verificati numerosi salti di specie con la drammatica conseguenza della diffusione della influenza aviaria negli allevamenti, che solo alcuni anni fa era una malattia molto diversa e più rara rispetto a quella che vediamo oggi. E sicuramente vi saranno altri casi. Ma anche il caso della Peste suina africana diffusa dai cinghiali era prevedibile e rientra in questa casistica. Il contenimento dei cinghiali deve essere una priorità per contrastare la diffusione della Psa. Su questi temi sarebbe importante che le Regioni istituissero un “Comitato etico per la gestione della fauna selvatica” in cui si possano prendere decisioni operative preventive ed in tempi rapidi”.

Poi si è toccato il tema delle vaccinazioni che da tempo sono osteggiate nella Ue e non solo. “Non ha senso sterminare 450milioni di volatili. Probabilmente se si fosse ricorsa ad una vaccinazione sistematica non sarebbe stato necessario arrivare a questo punto e si sarebbe limitata la diffusine dell’influenza aviaria. La quale negli Usa ha fatto il salto di specie ed è arrivata nelle vacche da latte infettando un migliaio di allevamenti. In ogni caso sul tema delle vaccinazioni sono fortemente determinata, ha sottolineato la Capua, a portare avanti questa causa in ambito comunitario”.

Discorso analogo anche per i suini, con la Psa che ha portato alla distruzione di migliaia di capi in allevamenti in zone di restrizione per un valore commerciale di milioni di euro, oppure la loro svalutazione commerciale con danni ingenti lungo tutta la filiera ed in particolare per gli allevatori.

Antonio Boselli, coordinando il dibattito, non ha potuto non constatare come le indicazioni fornite dalla professoressa Capua, siano sostanzialmente in linea con quanto chiedono gli allevatori ma che si scontrano spesso con la realtà quotidiana e con una certa miopia della classe politica che spesso non ha una visione ben chiara e lungimirante dei problemi degli allevatori.

Altri suggerimenti della Capua relativi ad una visione più di lungo termine e appunto sistemica del problema della difesa sanitaria degli allevamenti sono stati: organizzare corsi di formazione-informazione per intermediari culturali come giornalisti, ma si potrebbero aggiungere anche altre categorie come insegnanti o veterinari o organizzazioni di consumatori. Per non parlare degli allevatori sul tema specifico della biosicurezza in allevamento, argomento questo peraltro ben noto, da qualche anno agli allevatori avicoli e suinicoli. Anche se resta aperto il problema degli allevamenti familiari e all’aperto.

Boselli in chiusura, sintetizzando ha sottolineato la costante attenzione di Confagricoltura agli aspetti della comunicazione, diretta, trasparente ed efficace rivolta ad informare in modo mirato i consumatori, ma anche quelli della formazione destinata ad agricoltori e allevatori per una loro costante crescita professionale.

 

 

 

 

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