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Comunicazione in agricoltura e "Fake news" in un simposio a CremonaFiere

Puntare su qualità delle informazioni e aspetti sanitari

Comunicazione in agricoltura e "Fake news" in un simposio a CremonaFiere

A Cremona si è tenuta una bella iniziativa volta a trovare e condividere soluzioni al problema della comunicazione in ambito agricolo e zootecnico, sempre più alle prese con un’opinione pubblica, nella migliore delle ipotesi poco informata, ma spesso addirittura ostile.

L’iniziativa, sotto forma di simposio, peraltro anche poco pubblicizzata, visto che si è tenuta nelle sale della Fiera di Cremona, una delle province nevralgiche per la zootecnia da latte e la suinicoltura, ed in cui si tiene la principale rassegna zootecnica del paese, è stata organizzata dalla rivista “Ruminantia” in collaborazione con CremonaFiere.

Alessandro Fantini, fondatore e direttore della rivista, ha condotto l’incontro con grande competenza e discrezione, secondo un percorso che di passaggio in passaggio ha coinvolto un pubblico attento e molto “sul pezzo”.  

Per la verità è da tempo che il mondo agricolo si interroga su come agire sugli aspetti della comunicazione per cercare di attenuare la pressione negativa che su di esso grava da una consistente parte della opinione pubblica. Ma evidentemente ancora non si è trovata una, o più soluzioni, in grado di dare risposte al problema. Vedremo se l’iniziativa di Fantini avrà maggiore fortuna. Intanto va detto che ha avuto il merito di raccogliere su questo tema molti consensi di attori della filiera: allevatori, tecnici, veterinari, rappresentanti di istituzioni pubbliche e società che ruotano intorno al mondo zootecnico.

Avendo partecipato al simposio posso dire che, per quanto mi riguarda, ci sono almeno un paio di fenomeni che mi lasciano perplesso: da un lato l'ormai annoso proliferare televisivo di programmi dedicati alla cucina di qualità decantandone lodi e meraviglie ma di cui si ignora o si finge di ignorare la provenienza agricola delle materie prime da utilizzare, ed il lavoro che vi è dietro, ma anche il sempre minor tempo che le famiglie possono dedicare a questa attività. Per cui si ha sempre più una sensazione di "amarcord".

Dall'altro lato la quasi scomparsa delle associazioni o organizzazioni dei consumatori che dovrebbero assumere un ruolo solidale con i produttori agricoli nell'interesse reciproco: produzione di cibo di qualità a prezzi convenienti.

Si tratta di organizzazioni che non sono strutturate e il più delle volte nemmeno tanto preparate sui temi alimentari per cui tendono a declinare gli inviti a dibattiti pubblici volti a chiarire aspetti delle filiere alimentari in connessione a ciò che la società sta richiedendo: attenzione all'ambiente, alla difesa del suolo, dell'acqua, al benessere animale, al fine vita, ecc.

In questi spazi lasciati liberi si sono inserite prepotentemente, via social ma non solo, nuove organizzazioni molto aggressive, vegane o animaliste, che vanno ben oltre semplici stili di consumo alimentare e caratterizzate da una forte visione ideologica e che non accettano la minima idea di dialogo, al punto che alcuni di essi amano definirsi "nazi vegani".

Argomenti questi che sono stati trattati a fondo e in modo approfondito nel simposio di Cremona, tranne forse il rapporto con le associazioni dei consumatori che, in un’ottica di filiera, sarebbero da rivitalizzare.

Altra questione di vitale importanza: la sanità. A mio modo di vedere, non si è parlato a sufficienza di quello che potrebbe rappresentare il vero pericolo a breve termine per la zootecnia del nostro paese e, forse, non solo: il progressivo aumento delle epizoozie che colpiscono gli animali oggetto di allevamento quali Peste suina africana, Influenza aviaria, Afta e Blue tongue.

Due sono gli aspetti che colpiscono allevatori e opinione pubblica: il costo per la messa in sicurezza degli allevamenti, i ristori dei danni subiti dagli allevatori e l'aspetto della sicurezza alimentare.

Nonostante tutte le tranquillizzazioni che vengono fatte dalle autorità mediche e veterinarie che si tratta di malattie non trasmissibili all'uomo penso che l'opinione pubblica sia fortemente influenzata da queste notizie e dalla preoccupazione che, anche sulla scorta di quanto accaduto solo pochi anni fa con il covid e con il dubbio che possa essersi sviluppato in mercati alimentari cinesi, possono incidere fortemente sulla salute umana.

Forse, oltre a focalizzarci sul benessere animale e sulle questioni ambientali, occorrerebbe ripartire da questi fondamentali per cercare di riconquistare la fiducia di una larga fascia di consumatori "ragionevoli", trascurando gli irriducibili.

 

 

 

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