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Economico
24.03.2025 - 10:07
Come rilanciare la redditività nella cerealicoltura
“Come AMI, associazione dei maiscoltori, oltre che come esponenti di Confagricoltura Cremona, dice Cesare Soldi, abbiamo sostenuto l’iniziativa di Aires che ha realizzato un bell’incontro tecnico sul tema di come migliorare la redditività dei seminativi. Argomento cruciale di questi tempi di grande volatilità dei mercati ed incertezza geopolitica, indispensabile quindi ripensare ai fondamentali come la tecnica, l’agronomia, la ricerca applicata e la migliore utilizzazione delle risorse, in particolare quelle idriche”.
Il convegno ha abbracciato molti temi che legano sostanzialmente l’agricoltura, l’economia, l’ambiente, l’uso delle acque e la società più in generale.
“La redditività dei seminativi può essere migliorata ma occorre concentrare l’attenzione su alcune e nuove priorità: cambiamento climatico e la rigenerazione della risorsa suolo. L’agricoltura rigenerativa è il modello guida per integrare la carbon farming in un modello più aperto e per guidare il processo di trasformazione dell’agricoltura da un sistema aziendale a uno sovra aziendale e infine per orientare il rinnovamento tecnologico del comparto agricolo. Inoltre, l’agricoltura rigenerativa potrà essere il modello di riferimento per aprire al mercato dei carbon credits volontari e per guidare al rinnovamento di una nuova PAC che dovrà passare da una logica di contributi legati al rispetto di vincoli ad una logica basata su premialità per comportamenti virtuosi”
Queste le conclusioni dell’articolato intervento del prof. Amedeo Reyneri Ordinario di Agronomia all’Università di Torino al convegno.
Nel suo intervento il prof. Reyneri ha dato molta enfasi alla decarbonizzazione in agricoltura attraverso il “carbon farming”, che può portare reddito in agricoltura. E’ partito da una citazione di Mario Draghi, sia pure riferito ad obiettivi più generali: ”Adottare un piano congiunto basato sulla decarbonizzazione e competitività e aumentare la sicurezza e la riduzione delle dipendenze”, ma anche della Von der Leyen: “la nostra politica agricola deve essere basata sulla produzione di cibo sicuro e mirare alla autosufficienza”.
“Il modello per decarbonizzare l’agricoltura è il carbon farming. Ha detto ancora Amedeo Reyneri. Occorre un sistema agricolo che emetta meno co2 e ne sequestri di più. Da qui il carbon market, con una gestione accurata di dati e servizi di consulenza aziendale. L’operazione del sequestro del carbonio deve avere una valenza generale ed il consenso dei cittadini per la soluzione di un problema comune a cui l’agricoltura ed il mais possono dare un contributo importante. E l’agricoltura rigenerativa è lo strumento per perseguirla”.
Infine, le tre vie per conseguire la decarbonizzazione: ridurre le emissioni di co2 e altri gas serra, aumentare il sequestro di carbonio e aumentare l’efficienza e la produttività. Enfasi anche per la cosiddetta “Forestry”, cioè la combinazione di coltivazioni arboree insieme a quella di seminativi per aumentare il livello di sostanza organica nei suoli.
Infatti, l’incremento della sostanza organica nel terreno agrario deve essere uno degli obiettivi da perseguire, con almeno tre finalità: migliorare la fertilità del suolo, arricchirlo di micro-organismi e aumentare la sua capacità di trattenere acqua. E di questo argomento cruciale ne ha parlato con dovizia di particolari e con molta partecipazione il prof. Giuseppe Corti, direttore del centro Crea, Agricoltura e Ambiente e dicente di pedologia all’Università politecnica delle Marche.
“Dopo decenni di scarsa attenzione alla riduzione della sostanza organica del suolo, ha detto Corti, oggi siamo chiamati a riaumentarne il contenuto. Cosa non facile, dopo che, con la riduzione della sostanza organica, abbiamo modificato la composizione dei microrganismi del suolo. A favore di quelli con “strategia r”, i più aggressivi. Se in un suolo troppo impoverito di sostanza organica diamo materia organica fresca (sovesci, letame, pollina, ecc.) la sostanza organica non aumenta! Perché viene tutta utilizzata. Per far tornare il suolo a nuova vita (rigenerare), per avere suoli sani e fertili, dobbiamo aumentare la sostanza organica stabile, cosa possibile solo fornendo materia organica «difficile» da degradare. Materia organica con almeno un po’ di lignina che possa tornare ad avere più microrganismi di “strategia k”. Questo deve essere il nostro compito, quello di ogni azienda, per il bene dei nostri suoli e del mantenimento delle produzioni”.
Se poi vogliamo un miglioramento tangibile che riduca il rischio idraulico e che migliori le sorti dell’agricoltore italiana, è necessario un piano straordinario che riduca il consumo di suolo, inverta il processo di spopolamento delle aree interne e finanzi il ritorno e il ripristino alle sistemazioni idraulico agrarie in particolare quelle montane.
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