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Sanità animale, emergenza PSA
19.03.2025 - 09:41
Analizzata la situazione sanitaria degli allevamenti. Ancora la Psa al centro dell'attenzione
Doveva essere un incontro di cortesia e per certi versi lo è stato quello tra i vertici di Confagricoltura Lombardia e anche nazionale ed il nuovo responsabile della sanità animale lombarda, Francesco Maraschi. Ma l’attualità ne ha fatto un incontro operativo. Temi: Blue tongue, afta e soprattutto Psa. Dunque, questioni di ordine sanitario ai massimi livelli di attenzione.
Antonio Boselli, ha aperto l’incontro con le preoccupazioni degli allevatori di bovini da latte in relazione a focolai di afta epizootica riscontrati in Germania ed Ungheria e quelli di Blue tongue trovati in ovini e bovini. Per gli ovini la Blue tongue si manifesta in modo sintomatico e quindi la vaccinazione è obbligatoria, cosa non fattibile nei bovini perché si presenta asintomatica.
Poi si è passati alla Psa. “Gli allevatori di suini della zona di Alessandria e della fascia ovest lombarda Pavia e Lodi soprattutto sono esasperati per i forti danni economici che stanno ancora subendo. In provincia di Alessandria sono fermi da tre anni e a Pavia da un anno e mezzo e a Lodi e nei comuni limitrofi la situazione è analoga. In alcuni casi con livelli di indebitamento impressionanti e molto difficilmente sanabili se non con un intervento esterno. Inoltre, non si vede una via d’uscita da questa emergenza della Psa che ha falcidiato la suinicoltura lombarda”. Questo il quadro sintetico esposto da Rudy Milani, presidente della Sezione suini di Confagricoltura.
Oltre che da Boselli e Milani, la delegazione di Confagricoltura Lombardia era composta anche da Davide Berta, presidente della sezione suini di Confagricoltura Lombardia e vice nazionale. Per la sanità regionale Francesco Maraschi, neo responsabile UO veterinaria della Direzione generale Welfare Regione Lombardia era accompagnato da Mario Chiari, suo collaboratore e vice commissario alla Psa.
L’incontro, nonostante la delicatezza dei temi trattati si svolto all’insegna della massima trasparenza e spirito di collaborazione, ma non per questo, da parte della delegazione di Confagricoltura Lombardia, si sono risparmiati toni decisi a causa della difficoltà della suinicoltura in balia della Psa da circa tre anni.
“Nonostante tutte le buone intenzioni di collaborazione e di rispetto delle istituzioni, ha esplicitato Milani, i nostri soci minacciano il ricorso alle vie legali e, in questo senso, qualche contatto con studi legali è in corso. Fatichiamo a tranquillizzare gli allevatori perché alcune indicazioni di riapertura delle zone soggette a restrizioni e i tempi per un declassamento delle aree a rischio con la liberalizzazione delle movimentazioni tardano ad arrivare. Il Commissario Filippini in occasione di uno dei recenti incontri aveva ventilato l’ipotesi di una rivalutazione delle aree con limitazioni verso febbraio-marzo ma ancora non si è visto nulla. Inoltre, le speculazioni continuano ad incidere pesantemente sul prezzo di vendita dei suini ed i ristori stanziati per i danni indiretti, 10 milioni fin qui, sono del tutto insufficienti”.
“Se non si arriverà a decisioni in tempi rapidi, ha rincalzato Berta, l’epidemia di Psa finirà perché cesserà l’allevamento di suini in Lombardia”.
Le risposte al preoccupante quadro descritto, aggravato da una tendenza generale ad una sempre minore disponibilità di veterinari, sono state improntate alla massima franchezza. Ha detto Maraschi: “Ci rendiamo conto del quadro drammatico che ci è stato rappresentato ma la catena di comando e delle responsabilità su questo tema è complessa; parte da noi con il ruolo di tecnici per poi passare alla politica a livello regionale e poi al momento ministeriale della sanità per finire a Bruxelles, ed è qui il vero nodo che deve essere sbloccato. E per arrivare lì occorre seguire una serie di passaggi conseguenti. Per quello che ci riguarda stiamo raccogliendo dati e stilando un documento tecnico-sanitario che contiamo di consegnare agli assessori Beduschi e Bertolaso entro la fine della prossima settimana. Di lì si dovrà partire per prendere le decisioni operative ma con le indicazioni del ministero della salute e della commissione europea”.
Mario Chiari, vice commissario alla Psa, ha comunque ripercorso il ruolo essenziale di Regione Lombardia nella lotta alla Psa ricordando le azioni intraprese nel corso degli ultimi due-tre anni che sono andate anche oltre quello previsto dalle ordinanze.
Concetti ribaditi da Maraschi: “Regione Lombardia ha messo in atto tre linee di azione: aumentare il livello di consapevolezza degli allevatori sui rischi Psa, la stesura del documento che fotografa la situazione con il suggerimento delle linee di azione da perseguire basate su evidenze tecnico – scientifiche ed infine la consapevolezza che la lotta ai cinghiali, anche per l’azione letale del virus, ne ha limitato molto il numero”.
Dunque, i tempi per avere dei passaggi di sblocco significativi non si presentano affatto brevi e con ancora molto lavoro da fare.
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