Cerca

Lattiero caseario

Boselli: comparto che ha chiuso bene lo scorso anno

Per il futuro lavorare su aggregazione dell'offerta e sostenibilità

mucca-allevamenti-intensivi

L’andamento della produzione di latte in Europa nel corso del 2024 si è mantenuto sostanzialmente stabile, intorno ai 147 milioni di tonnellate ma con alcuni paesi, tra cui l’Italia, la Polonia, Spagna e in misura minore la Francia, che hanno continuato a produrre in aumento mentre altri paesi come Germania, Paesi Bassi e Irlanda che hanno contenuto le loro produzioni. In Germania la produzione è minata dalla presenza dell’afta epizootica mentre in Olanda le politiche ambientali stanno incentivando gli allevatori s dismettere la produzione. Il bilancio complessivo è stato di un leggero incremento, pari allo 0,3%.

Il prezzo del latte alla stalla in media nella Ue è oscillato tra i 45 ed i 46 centesimi fino ad agosto per poi risalire decisamente sopra i 50 centesimi; ad inizio 2025 ha raggiunto i 54 centesimi. In Italia è stato ben remunerato trainato dal buon andamento dei formaggi, in particolare i tipici e su tutti i due grana: padano e reggiano. A fine anno in Lombardia il prezzo è stato di 59 centesimi decisamente positivo anche se il suo effetto sui bilanci aziendali è stato contenuto dai costi di produzione.

Tuttavia tra la fine del 2024 e l’inizio del 2025 qualche segnale di variabilità ed instabilità c’è stato sulle quotazioni con una leggera tendenza al ribasso.

Dunque, viene da chiedersi: come si presenta il 2025 per i produttori di latte lombardi ?

 Ne parliamo con Antonio Boselli, presidente di Confagricoltura Lombardia anche con la delega per il comparto lattiero caseario.

“Stante questa situazione di equilibrio nelle produzioni europee è molto probabile, oltre che auspicabile, che il prezzo si tenga su questi livelli a condizione che i consumi si mantengano stabili e che non subiscano un crollo, ad esempio per un poter di acquisto limitato da parte dei consumatori. Altra condizione è che i derivati, i formaggi in particolare tipici, di qualità e le Dop mantengano il loro appeal sul mercato, in particolare quello internazionale. Altro ruolo fondamentale è assegnato alla materia grassa”.

“Vi sono poi delle incertezze, prosegue Boselli, dovute all’industria di trasformazione che lamenta in particolare l’incidenza del costo della materia prima latte sul prezzo dei prodotti finiti trasformati, ma non solo, anche la forte incidenza del costo dell’energia, aumentato drasticamente nel corso delle ultime settimane. Questo potrebbe portare ad una revisione dei listini dell’industria di trasformazione che, a sua volta, potrebbe influenzare al ribasso i consumi”.

Tuttavia, a livello macroeconomico vi è da dire che il trend continua ad essere positivo per i paesi esportatori come la Ue nonostante il forte calo dell’import dalla Cina e un forte aumento della produzione interna da parte di Russia e Bielorussia. 

“Però occorre considerare, prosegue Boselli, alcune incognite del futuro, come ad esempio la questione dazi che Trump sta minacciando di applicare alle importazioni dall’Unione europea. Minacce che ha formulato già da prima di essere eletto. In seguito, ad esempio, nei confronti di Messico e Canada ha tenuto un comportamento ondivago. Da vedere se manterrà questa sua intenzione con cui un incremento del 25% del prezzo di vendita in Usa dei nostri prodotti potrebbe esercitare un deterrente importante per una fascia di consumatori intermedi, anche se l’agroalimentare Made in Italy di qualità è molto apprezzato da quelle parti”.

Nella Unione europea il principale deterrente verso i produttori oltre al mercato è invece rappresentato dalle normative ambientali e sul benessere animale che costringono i produttori a forti investimenti, peraltro necessari anche per supplire alla difficoltà di reperire manodopera più o meno qualificata e ad una certa ostilità da parte di una fascia dell’opinione pubblica. Questi fenomeni per il momento sono sentiti in modo più forte nel centro e nord Europa ma si stanno diffondendo rapidamente.

“Per contro nel nostro paese, conclude Boselli, permane una radicata tradizione alimentare di qualità legata ai territori e sostenuta da un sistema cooperativo diffuso e partecipato, tradizione alla quale si è dovuta adattare, per stare sul mercato, anche parte dell’industria di trasformazione privata. E questo ci lascia ben sperare per il futuro, almeno quello a breve-medio termine. Per il lungo sarà necessario che il nostro sistema produttivo si doti di tecnologie e sistemi produttivi in grado di avere un impatto positivo o quantomeno neutro nei confronti dei cambiamenti climatici, della sostenibilità ambientale e del benessere animale, processi che porteranno verosimilmente ad una selezione dei produttori e ad un allargamento delle dimensioni aziendali. Tuttavia, per poter aumentare la penetrazione sui mercati internazionali, il nostro sistema cooperativo e di aggregazione dei produttori dovrà compiere un ulteriore salto di qualità e organizzarsi al meglio con strutture di secondo livello per aumentare la sua competitività e affrontare così i mercati internazionali”.

 

 

 

Commenta scrivi/Scopri i commenti

Condividi le tue opinioni su Confagricoltura

Caratteri rimanenti: 400