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Cerealicoltura

Soldi: necessario un Piano Agricolo Nazionale, lottare contro i cambiamenti climatici ed i mercati

Salvaguardare il reddito dei cerealicoltori: migliorare la Pac, introdurre le Tea, e introdurre il principio di reciprocità

Cesare Soldi

Occorre incentivare le produzioni cerealicole italiane per alimentare le filiere delle eccellenze agroalimentari

Cesare Soldi, presidente della Libera Associazione Agricoltori Cremonesi e dei maiscoltori italiani, alla vigilia della fine della campagna maidicola, fa il punto della situazione sulla cerealicoltura del nostro paese, in bilico tra i cambiamenti climatici e mercato e indica alcune proposte per far fronte alle difficoltà delle aziende cerealicole e quelle derivanti per i fabbisogni nazionali.

Oggi la principale sfida è rappresentata dal cambiamento climatico: dopo la siccità del 2022 la situazione dei raccolti in seguito all’attuale stagione da stato di calamità 2024 sia a nord che a sud pone una doverosa riflessione sul futuro della cerealicoltura lombarda e nazionale. In pianura padana in particolare a partire da febbraio le precipitazioni sono state ben al di sopra delle medie stagionali degli anni precedenti creando particolari problemi alle colture: eccesso di piovosità per frumento e orzo con pochissime finestre temporali utili alla lavorazione del terreno per le semine di mais, con ritardi che si sono protratti fino agli inizi di luglio.

Dai primi dati disponibili i cereali a paglia sono stati caratterizzati da bassi pesi specifici (50 e 55 chilogrammi ettolitro) con contrazione di produzione di almeno il 10% con punte del – 30/40%.

Per il mais in particolare abbiamo assistito ad un forte ristagno idrico e compattamento del terreno con conseguente perdite di produzione anche per la mancata germinazione dei semi; alla presenza di malattie fungine phytium e fusarium che hanno determinato la risemina o l’abbassamento del potenziale produttivo; un calo dell’efficienza d’azoto dato in maniera tradizionale per lisciviazione o dilavamento dei nitrati ed infine ad uno scarso sviluppo vegetativo con internodi meno estesi. Fenomeno quest’ultimo che,  se non comporta uno sviluppo spigale ridotto,  non rappresenta un problema per il produttore di granella ma lo è per i produttori di trinciato.

Una situazione quella del 2024 che penalizza il mais da granella rispetto a quello del trinciato anche in seguito ai raccolti autunno vernini non favorevoli che porta un aumento delle richieste di foraggio da insilare sia da parte delle aziende zootecniche che da biogas.  Con la conseguenza contrazione di superficie a mais destinata a granella del – 5 %. Sulla base dei primi dati in campo ci si aspetta una riduzione produttiva di circa il 15 % per i trinciati seminati ad aprile per i quali abbiamo anche le prime quotazioni.  Per la granella ci sarà un calo legato a semina tardiva. Stesso discorso vale per la sanità del prodotto per la quale occorre prestare la massima attenzione alle aflatossine in fase di raccolta.

Tuttavia sull’andamento finale della campagna pesa l’incognita dell’andamento meteo autunnale.

L’altro tema fondamentale è rappresentato dalla economicità delle produzioni cerealicole.

Per i prezzi, soia, mais e grano hanno raggiunto negli ultimi giorni i minimi dal 2020 in un contesto di grandi raccolti USA e di aspra concorrenza da parte di Brasile e Russia. La produzione di mais nel 2024/25 raggiungerà un nuovo record con la ricostituzione di scorte.  Si tratta di mercati senza grosse incognite che  vale in generale per tutti i cereali; secondo la FAO la produzione globale raggiungerà un nuovo record assoluto nel 2024.  A fronte di aumenti di importazione nei primi 5 mesi del 2024 il mais è cresciuto del + 20 % e il grano tenero +  33 %. Sul settore grava l’incognita PSA e il conseguente rallentamento della domanda di prodotto.

Per quanto riguarda il reddito, la PAC 2023-2027 ha previsto per i pagamenti ai cerealicoltori una diminuzione del 40 % (senza ecoschema 4); -25% con ecoschema.  Per questo vale la pena soffermarsi su ciò che ci attende per le prossime semine e ricordare che : le aziende che nel corso della campagna attuale 2024 hanno adottato la diversificazione:

-2 colture diverse per aziende >10 ettari e fino a 20 ha, con la prima coltura <75%

-3 colture diverse per aziende > 30 ettari - con la prima coltura <75% del totale - le prime due colture insieme <95% del totale), possono ripetere la diversificazione anche con la stessa coltura

-le aziende che non hanno adottato la diversificazione, possono evitare l’obbligo rotazionale se, cambiano coltura oppure se, effettuano una coltura secondaria in campo per almeno 90 gg senza obbligo di raccolta, che interrompe la monosuccessione.

In un’ottica di rivisitazione della PAC è necessario ottenere alcune migliorie che devono prevedere: una maggiore dotazione finanziaria per ecoschema 4, includere i cereali nella lista dei settori beneficiari dei sostegni straordinari destinati all’Italia dalla riserva di crisi della PAC, e reintrodurre il pagamento accoppiato per il mais.

Sempre ai fini del miglioramento della redditività della coltura è indispensabile proseguire con un ’approccio di filiera con una specifica premialità ma per la quale é necessario aumentarne la dotazione finanziaria e superare il limite dei 50 ha ed il regime di pagamento in de minimis (fino a 25.000 € in 3 anni)

Introdurre e valorizzare le premialità derivanti da pratiche di carbon farming.

Fondamentale sarà la promozione dell’innovazione intesa in termini di conoscenza, diffusione, utilizzo di tutti i nuovi ritrovati dalla ricerca. Sono tantissime le innovazioni nel nostro settore: dai batteri azotofissatori per i cereali (mais, frumento, soia) che cedono azoto in cambio di zuccheri o le nuove varietà che si affacciano sul mercatoad esempio gli short corn o l’utilizzo nell’agricoltura di precisione. La promozione potrebbe essere agevolata anche attraverso PSR (Misure di intervento) dedicate ai cerealicoltori e alla promozione delle principali innovazioni.

Ma anche la promozione rivolta all’impiego di nuove tecniche di miglioramento varietale.  Diventa di fondamentale importanza l’inquadramento delle TEA nell’ordinamento dell’Unione Europea e nazionale così da contrastare le conseguenze del cambiamento climatico preservando il potenziale produttivo e limitando la pressione sulle risorse naturali.  

Infine, su tutto ciò svettano le politiche agricole e quelle commerciali. Politiche agricole che non stigmatizzino il raggiungimento di riduzione dei prodotti fitosanitari impensabili e talvolta già raggiunti e la promozione di politiche commerciali che introducano il principio di reciprocità a tutela dei nostri altissimi livelli di sicurezza alimentare ed ambientali europei.  Ricordiamo come all’estero si produca con standard di mezzi di produzione differenti da quelli europei. Basti pensare che delle  178 sostanze autorizzate (es. atrazina e neonecotinoidi) per il mais in Argentina ed in Brasile,  92 ossia il 50 % sono proibiti in Europa;  o ancora  nella produzione di grano duro turco si utilizza ancora il fungicida potenzialmente cancerogeno (carbendazim) o di nuovo alla salvaguardia di politiche commerciali che introducono, come recentemente con l’Ucraina, freni di emergenza qualora ci siano aumenti ulteriori delle importazioni (ripristinare i dazi se si supera la media degli import 2021 2023).

Le azioni per far fronte a tutte queste sfide devono essere poi coordinate da un Piano agricolo strategico nazionale caratterizzato da una visione di ampio respiro con il coinvolgimento consapevole delle Istituzioni nazionali, europee e dei cittadini consumatori e da piani settori specifici come il piano maidicolo così necessario per la nostra agricoltura e le nostre filiere di eccellenze agroalimentari

 

 

 

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