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Sindacale

Parigi, assemblea dei produttori di mais europei: Cesare Soldi confermato Segretario generale

Il mais europeo deve recuperare competitività, lavorare su prezzo di intervento, rapporti con i paesi Mercosur ed Ucraina

Cesare Soldi e Frank Lagarde

Il segretario ed il presidente dei maiscoltori europei hanno delineato le azioni per la valorizzazione della maiscoltura europea

Maiscoltori europei, assemblea a Parigi, analisi generale della situazione. Rinnovati i vertici, Cesare Soldi confermato Segretario generale

Una delegazione della Associazione dei Maiscoltori italiani, guidata dal presidente Cesare Soldi, ha partecipato alla assemblea annuale tenutasi a Parigi, anche elettiva, della Confederazione europea dei produttori di mais (CEPM), di cui è da anni parte attiva visto che lo stesso Soldi ne è il Segretario generale, ruolo in cui il consiglio lo ha confermato.  

In precedenza, l’assemblea dei soci CEPM aveva provveduto a rinnovare le cariche sociali. Alla presidenza è stato eletto il francese Frank Laborde che è subentrato a Daniel Peyraube che pure rimane nel board, vice presidenti, il portoghese Jorge Neves ed il rumeno Silviu Mihai.

Soldi, che conferma così la sua presenza nel consiglio di amministrazione CEPM, ha sottolineato l’importanza dell’azione di lobby della CEPM a livello europeo, e quindi anche italiano, per la tutela ed il rilancio della maiscoltura. “Stiamo lavorando intensamente su diversi temi cruciali, ha detto Soldi, a partire dalla proposta di ridefinire il livello del prezzo soglia di intervento, al dossier sui rapporti commerciali con i paesi del Mercosur, e a quello sulle misure adottate dalla Ue per regolamentare le importazioni europee dall’Ucraina che ancora sembrano troppo deboli”.

Con una analisi più approfondita Soldi entra maggiormente nei dettagli dei temi trattati.

Prezzo di intervento. I mercati, negli ultimi anni, sono troppo soggetti a repentine variazioni e fluttuazioni che li rendono imprevedibili con forti ripercussioni sui commerci e sulla redditività dei maiscoltori europei che, in queste condizioni non vengono tutelati adeguatamente dai prezzi di intervento. Per queste ragioni stiamo lavorando per elaborare una proposta che possa consentire di apportare modifiche al meccanismo che ne determini il valore soglia. Occorre un meccanismo più snello e flessibile in grado di seguire le fluttuazioni dei mercati ed i flussi commerciali e  di adeguarvisi tempestivamente.

Rapporti con i Paesi Mercosur. Dopo 20 anni di negoziati la Commissione europea ha annunciato nel giugno 2019 la conclusione di una bozza di accordo di libero scambio tra l’Unione europea ed i paesi del Mercosur (Argentina, Brasile, Uruguay, Paraguay). Per il settore del mais questo accordo è inadeguato dal momento che il 25 % del mais utilizzato  in Europa è importato ed è in continuo aumento. La bozza di accordo contiene ulteriori concessioni commerciali sia per il settore del mais che per i prodotti finiti. Questo in aggiunta alle numerose concessioni già concesse negli ultimi 10 anni durante i quali l’unione europea è diventato il maggiore importatore di mais.

Allo stesso tempo attraverso il Green deal l’Unione europea ha alzato i vincoli per i produttori europei indebolendo la loro capacità produttiva, e questo non è accettabile. Per queste ragioni come Confederazione europea dei produttori di mais abbiamo deciso di sviluppare un rigoroso studio per documentare le differenze tra gli standard produttivi tra l’Unione europea ed i paesi del Mercosur. Queste distorsioni comportano serie conseguenze per la competitività del mais europeo e per questo è essenziale mettere a fuoco il loro impatto per i produttori europei.

I risultati relativi alle differenti condizioni produttive presentate in questo rapporto sono chiari, ecco alcuni esempi di pratiche consentite in Sud America e proibite in Europa: la possibilità di seminare mais OGM , l’uso di prodotti fitosanitari per la difesa delle piante come l’atrazina , il ricorso alla deforestazione per aumentare le superficie produttive, le pratiche connesse al lavoro,  ecc. Si tratta di una lunga lista di pratiche proibite ai produttori europei che portano a grandi differenze nella competitività e nei rischi per la sostenibilità della nostra produzione e aumentano la fragilità sui mercati dei prodotti finiti europei.

Rapporti di libero scambio con l’Ucraina.  Dopo diversi mesi di mobilitazione della CEPM, il Consiglio Ue ha approvato il 13 maggio il testo di compromesso risultante dal trilogo dell'8 aprile sul regolamento che liberalizza gli scambi con l'Ucraina per il periodo giugno 2024 – giugno 2025 con l'istituzione di una salvaguardia automatica consistente nella restituzione dei dazi doganali entro 14 giorni per: uova, pollame, zucchero, semole, avena, miele e mais.

“Nonostante gli sforzi fatti come CEPM, precisa Soldi, ritengo questo risultato non ottimale nel breve periodo perché, nonostante i nostri sforzi volti ad includere il mais nella misura di salvaguardia automatica, i suoi termini la rendono inefficace, in particolare a causa della scelta di reimposizione dei dazi doganali che non sono funzionali. Inoltre questo backup automatico è incompleto anche per i cereali perché non comprende né il frumento né l'orzo. Però è positivo essere riusciti a proteggere meglio alcuni sbocchi chiave per la produzione europea di mais, in particolare gli alimenti zootecnici.  Inoltre, il fatto di essere riusciti a inserire il mais nell'elenco dei settori interessati dalla misura di salvaguardia lo classifica come un prodotto "politicamente sensibile" e ci permetterà di difenderci più facilmente alla riapertura dell'accordo commerciale. Infine, manteniamo una richiesta, separata dal Regolamento di accordi commerciali, per l'istituzione di una misura di salvaguardia sulle importazioni di sementi di mais ucraine”.

 

 

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