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Zootecnia nel mirino

La Corte dei Conti francese chiede un ridimensionamento dell'allevamento bovino. Proteste di allevatori e sindacato francese dei produttori

Accusato di prendere troppi sostegni e di emissioni in atmosfera al pari degli edifici residenziali

Tira una brutta aria in Europa per il comparto zootecnico. Dopo le indicazioni, anche economiche,  del governo olandese per sostenere la diminuzione degli allevamenti bovini da latte, l’ultima brutta notizia arriva dalla Francia, paese che è il primo produttore di carni bovine nella Ue ed il secondo produttore di latte dopo la Germania.

Le 90mila stalle specializzate nell’allevamento di capi bovini che occupano il 33% della superficie agricola utilizzata sono state al centro dell’attenzione della Corte dei Conti francese. Che ne ha parlato in un suo rapporto dedicato al sostegno pubblico al settore nel periodo 2015-2022.  Secondo il rapporto il modello degli allevamenti francesi è fragile sotto l’aspetto economico, nonostante un ammontare di aiuti pubblici piuttosto elevato e con impatti sfavorevoli dell’attività produttiva sul clima.

Su questo tema il rapporto della Corte dei Conti, sostiene che l’allevamento di capi bovini incide in Francia per l’11,8% sul totale delle emissioni di Co2. Si tratta di un’incidenza paragonabile a quella complessiva degli edifici residenziali. Pertanto, "il rispetto degli impegni assunti dalla Francia per il taglio delle emissioni inquinanti, richiede il ridimensionamento degli allevamenti".

La Corte francese ha quindi chiesto il varo di una strategia finalizzata alla riduzione dei capi allevati che non avrebbe un impatto significativo sulla sovranità alimentare, perché “un terzo dei francesi consuma più di mezzo chilo a settimana di carne rossa che è il tetto raccomandato dal piano nutrizionale sanitario nazionale”.

Pesanti anche le valutazioni sui contributi Pac a sostegno del comparto: “Con 4,3 miliardi di euro incassati ogni anno tra aiuti della Pac ed interventi a carico del bilancio nazionale quello degli allevamenti bovini è il settore più sovvenzionato in Francia”. Quelli specializzati nell’allevamento di capi da carne ricevono circa 17mila euro in più rispetto alla media delle erogazioni annuali alle imprese agricole francesi (33.600 euro). Suggerisce la Corte francese agli allevatori di orientarsi verso la produzione di energie rinnovabili che può rappresentare un’opportunità da cogliere per diversificare le fonti di reddito, contribuendo nello stesso tempo alla transizione energetica.

Sul rapporto citato si è sviluppata la protesta dei produttori bovini francesi e anche una decisa presa di posizione da parte del principale sindacato agricolo di quel paese, la FNSEA che ha bollato il documento dell’organismo di controllo dei conti francese come “un vero e proprio danno per le imprese agricole francesi” che già da tempo stanno subendo una forte riduzione dei capi allevati, almeno un milione in meno nel corso degli ultimi sette anni.

Produttori di bovini hanno manifestato sotto la sede del ministero dell’Economia e la Federazione nazionale degli allevatori di capi bovini ha inviato una lettera aperta alla premier, Elisabeth Borne, nella quale si chiede se l’orientamento del governo “è quello di sacrificare il settore sull’altare del cambiamento climatico”.

 

 

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