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DECRETO FLUSSI

Manodopera, serve un nuovo decreto flussi

Click day in overbooking dopo un’ora. La carenza di manodopera spinge le aziende agricole a chiedere un decreto flussi bis

Lavoratori stagionali

lavoratori stagionali

Il click day previsto dal decreto flussi è andato in overbooking dopo nemmeno un’ora dalla sua apertura. Sono bastati pochi minuti perché la connessione al server del Viminale andasse in tilt per il sovraccarico di contatti provenienti dalle organizzazioni datoriali e dai consulenti che hanno fatto da tramite per la presentazione delle domande di ingresso regolare per lavoro stagionale dei lavoratori non comunitari. Secondo quanto registrato dal Viminale, alle ore 10.00 del 27 marzo le domande presentate erano già 238.335, quasi il triplo del numero di quote previste dal decreto, cioè 82.705. Un dato ampiamente pronosticato alla vigilia: «Malgrado l’aumento, rispetto allo scorso anno, delle quote del decreto flussi, nelle aziende agricole mancheranno ancora lavoratori sufficienti per le operazioni tardo primaverili ed estive» aveva dichiarato Massimiliano Giansanti, presidente di Confagricoltura, secondo il quale sarebbe stato necessario programmare «almeno il triplo di manodopera disponibile e adeguatamente qualificata». L’emanazione del decreto flussi è infatti particolarmente importante per il settore agricolo, comparto in cui continua a registrarsi una forte difficoltà a reperire manodopera e dove la componente dei lavoratori stranieri ha assunto ormai una dimensione strutturale, con un’incidenza superiore a tutti gli altri settori produttivi. Ad oggi Confagricoltura stima che un terzo della manodopera in agricoltura è di nazionalità straniera, con una crescita elevata di quella extracomunitaria, che rappresenta circa il 70%. Tra i Paesi di provenienza predominano Marocco, Tunisia, Senegal, Nigeria e Mali. Rilevante anche la quota di manodopera non comunitaria proveniente dell’Est Europa, in particolare da Albania e Macedonia, seguite dall’Asia, con India e Pakistan. «Oggi trovare lavoratori italiani è diventato un sogno in campagna, -  aveva dichiarato ai microfoni di Rete 4 Silvia Stringa, imprenditrice agricola a Voghera e socia di Confagricoltura -. Da anni utilizziamo manodopera straniera ed è sempre più complicato trovarla. È una necessità per questo territorio e per il comparto agricolo».

Il 2 aprile, durante l'inaugurazione del Vinitaly a Verona, il Ministro dell’Agricoltura Francesco Lollobrigida è tronato sul tema dei flussi spiegando che: «c’è la volontà di organizzarli seriamente; vogliamo contrastare l'immigrazione illegale, fare formazione nei Paesi di provenienza dei migranti e organizzare una reale integrazione. I nostri operatori hanno necessità quando manca la manodopera interna, di attingere a quella esterna. C'è bisogno di immigrazione legale». I numeri del 27 marzo indicano chiaramente che per far reggere il comparto e al contempo consentire alle aziende di potersi avvalere di manodopera regolare occorre potenziare il sistema di ingressi regolari.  È pertanto necessario, ha dichiarato il direttore delle Politiche del lavoro di Confagricoltura, Roberto Caponi, che venga emanato al più presto un nuovo decreto flussi per integrare la quota di lavoratori richiesta dalle aziende. «La preoccupazione è che, in mancanza di unità lavorative sufficienti per affrontare le raccolte delle derrate alimentari, molto prodotto vada inevitabilmente perso», gli fa eco il presidente di Confagricoltura Lombardia Riccardo Crotti. «Certamente - sono le parole del Ministro del Lavoro, Marina Elvira Calderone - il governo è attento al tema e stiamo guardando a una programmazione di più ampio respiro per capire se dovremo nuovamente intervenire».

Tutte le oltre 240.000 richieste presentate dalle aziende il 27 marzo sono state comunque sia state caricate sulla piattaforma telematica predisposta dal Ministero dell’Interno.  In merito alla tempistica degli ingressi, l’attuale decreto ha introdotto delle importanti semplificazioni, utili per lo snellimento dei tempi e a scongiurare che i lavoratori arrivino quando ormai l’esigenza delle aziende si è esaurita: se in 30 giorni non c’è diniego da parte delle amministrazioni, la richiesta di ingresso deve intendersi accolta; le associazioni di categoria potranno inoltre sostituirsi allo sportello unico per verificare la congruità delle richieste delle aziende.

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