Cerca

Economico sindacale

Cerealicoltura, indicazioni per migliorare produzioni, qualità e reddito

Soldi e Samarani a confronto con ricercatori e tecnici: tecnica e innovazione

Cerealicoltura, indicazioni per migliorare produzioni, qualità e reddito

Nel convegno di Cremona le indicazioni per migliorare le prestazioni dei cereali

Cesare Soldi, presidente della Libera Associazione Agricoltori Cremonesi e dei maiscoltori italiani e Marco Samarani, presidente della Sezione cereali da foraggio di Confagricoltura Lombardia hanno affrontato il tema della redditività della cerealicoltura, in primis della maiscoltura, in un convegno organizzato da Libera associazione agricoltori cremonesi e Cifo, con il contributo di due esperti: Massimo Blandino dell’Università di Torino e Massimo Andreotti della società Cifo specializzata nella nutrizione delle colture.

Ha detto in sede di introduzione dei lavori Samarani: “Oggi abbiamo alcune sfide da affrontare per la maiscoltura nazionale, i cambiamenti climatici con la carenza idrica soprattutto che influisce su coltivazioni e rese, i problemi sanitari e la questione dei prezzi. L’insieme di questi fattori sta condizionando il buon esito della nostra maiscoltura al punto che ci vediamo costretti ad importare sette milioni di tonnellate di granella mais contro i cinque che produciamo. I prezzi non riescono a garantire un reddito adeguato ai produttori, la Pac si è sostanzialmente dimezzata e la burocrazia ci sommerge. Poi i produttori devono fare fronte alle richieste di sostenibilità ambientale e contrastare le politiche commerciali aggressive di altri paesi. L’agricoltura di precisione, la minima lavorazione, i biostimolanti, le cover crop, i prati permanenti ci possono dare un aiuto. Ma da soli non bastano”.

Da questa introduzione la necessità di individuare nuove strategie per la cerealicoltura italiana per essere competitiva e restare sul mercato.

Alcune indicazioni sulle strade da percorrere sono emerse dagli interventi tecnici.

Massimo Blandino, agronomo e ricercatore all’Università di Torino: “Occorre intervenire sapendo che bisogna lavorare sull’adattamento e mitigazione dei cambiamenti climatici, operando su scala locale ma sapendo che si deve avere un atteggiamento a livello globale: l’intensificazione sostenibile è il traguardo da perseguire migliorando la produttività e l’efficienza con l’adozione di modelli produttivi innovativi. Un esempio è dato dall’agricoltura rigenerativa che coniuga, anziché metterli in contrasto, sostenibilità ambientale e produttività. Le rese devono essere aumentate e le potenzialità ci sono. Inoltre ci dobbiamo avvalere della capacità dei cereali di stoccare carbonio usando anche le cover crops. I cereali vernini sono molto efficienti nella fotosintesi impiegando molta co2 ed il mais ha una grande capacità di stoccare carbonio”.

E qui, per sfruttare al meglio queste caratteristiche entra in gioco l’agrotecnica. Ha proseguito Blandino: “Il mais si avvantaggia molto nello sfruttare la somma termica, vale a dire utilizzare per il meglio l’irradiazione solare che è massima al 21 di giugno per cui con l’agrotecnica occorre valorizzare  questa capacità del mais anticipando semina e raccolta. Poi agire sull’irrigazione mitigando gli stress idrici che aumentano all’aumentare delle temperature”. Per la scelta varietale Blandino suggerisce di orientarsi su “short corn”, piante a taglia ridotta che aumentano la loro “stand ability” con una maggiore capacità di resistere a grandine e vento, possono avere anche una elevata densità di semina: 12-13 piante a mq ed una maggiore efficienza nella gestione dell’azoto. Infine potenziare il vigore di partenza della pianta che consente un anticipo della fioritura con una concimazione localizzata e con l’impiego di microelementi. Tutto ciò consente anche un maggior contrasto alle tossine.

Le conclusioni di Blandino: “In un contesto di mercato e ambientale con prezzi bassi e contributi variabili la tecnica agronomica e l’innovazione devono essere fondamentali nei sistemi colturali. Ma occorre anche cambiare il modello agricolo di riferimento che tenga conto di aspetti ambientali e di filiera con una guida al processo di cambiamento che superi il livello aziendale per quello territoriale e di filiera”.

Massimo Andreotti, di Cifo, azienda specializzata nella nutrizione delle piante, e già in contatto con Confagricoltura per la realizzazione di progetti speciali sulla valorizzazione del mais: “Intanto occorre conoscere il suolo, quindi prima di tutto fare analisi del terreno e poi sostenere l’efficienza della coltura agendo su tutti i parametri in grado di valorizzarla. Oggi disponiamo di ibridi importanti in grado di produrre 20 t/ha; dobbiamo agire affinché la produzione reale si avvicini a quella potenziale. Dobbiamo tenere conto che la temperatura può diventare un fattore limitante, la fisiologia della pianta ci dice che sopra i 36° la fotosintesi si blocca e aumenta la respirazione. Da qui l’esigenza di ricorrere all’utilizzo di biostimolanti che possono essere utilizzati in tre momenti specifici: alla semina, al diserbo e ai trattamenti. Sono tecniche nuove, non particolarmente costose e che hanno già fornito risultati importanti”.

Andreotti  ha documentato il suo intervento con una serie di immagini di prove di campo che hanno dimostrato effettivamente l’efficacia dell’impiego dei biostimolanti in combinazione con appropriate tecniche agronomiche.

Cesare Soldi ha concluso gli interventi basandosi sulla sua esperienza di agricoltore e di esponente sindacale: “Per la campagna 2025 che inizia tra poco pare di cogliere qualche segnale positivo: i prezzi in aumento di circa 15 euro per tonnellata, le prospettive produttive a livello europeo sono di una diminuzione produttiva, la Romania ha avuto una forte incidenza di mais colpito da aflatossine. In Italia le intenzioni di semina parlano di un incremento del 3% e i cerali a paglia sono in una situazione tonica. E poi ci sono delle novità importanti sulla Pac sugli aspetti della diversificazione. Ma attenzione ai costi di produzione: Ismea di recente ha stimato in 2.800 euro/ha i costi di produzione del mais che  probabilmente sono destinati ad aumentare ancora con un incremento del costo del gas e dell’energia del 15%”.

“Però c’è anche qualche buona notizia, ha concluso Soldi, Il raddoppio del contributo de minimis da 25.000 a 50.000 euro e la possibilità di entrare in filiera. Lavorare sulla qualità con l’uso di biostimolanti ed agrotecniche innovative ci potrebbero consentire di migliorare le condizioni reddituali delle imprese maidicole”.

 

 

 

Commenta scrivi/Scopri i commenti

Condividi le tue opinioni su Confagricoltura

Caratteri rimanenti: 400