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«No ad un fondo unico della Pac e alla nazionalizzazione. Gli ecoschemi? Un fallimento»

Il commento di Fausto Nodari, vicepresidente di Ami

«No ad un fondo unico della Pac e alla nazionalizzazione. Gli ecoschemi? Un fallimento»

Il 16 luglio verrà presentata la proposta della Commissione Ue sul budget della prossima Pac, ma non solo, perché inevitabilmente si parlerà anche di contenuti. Siamo alla vigilia della revisione di medio termine, e già si prepara la programmazione dal 2028 al 2035. Gli agricoltori sono in allarme perché le premesse, nonostante i numerosi annunci di modifiche da una politica agricola troppo “green” ad una più mirata al sostegno delle produzioni non lasciano tranquilli.

Tra i principali timori, un ridimensionamento delle risorse, già scese al minimo storico del 31% del bilancio della Ue, e soprattutto una loro indeterminatezza in un unico budget da destinare ai singoli paesi. Con il rischio di scatenare appetiti e competizioni tra diversi dicasteri nazionali per accaparrarsi le risorse.

Ne parliamo con Fausto Nodari, vicepresidente di Ami e consigliere di Confagricoltura Brescia.

«Il ruolo della Pac è insostituibile - afferma Nodari - la Pac non solo deve rimanere, ma direi che debba essere addirittura rafforzata, per garantire la sopravvivenza del settore primario europeo che si trova al centro di tensioni socioeconomiche generate da guerre e timori di dazi. L’agricoltura è un settore fondamentale e vitale per l’economia di un paese e a maggior ragione di un continente come quello europeo in cui vi sono diverse agricolture caratterizzate da diversi prodotti, diversi costi di produzione e diverse tecniche produttive. La Pac è anche un modo di armonizzare tutto ciò. Sul ruolo “pacificatore” dell’agricoltura basti pensare agli stati con democrazie consolidate sul pianeta con un’agricoltura forte e moderna. Per il futuro tutto deve svolgersi in un contesto di aiuti “semplificati e mirati “, decisi in sede comunitaria senza dare la possibilità agli stati membri di stravolgerne la struttura con scelte nazionali che potrebbero mettere a rischio la competitività degli agricoltori europei. Per questo la pac deve rimanere legata alle superfici, come è stata pensata in origine dai padri fondatori, impedendo che le autonomie locali possano dirottare fondi vitali per il settore agricolo. Entrando più nello specifico, vorrei aggiungere che l’impostazione eccessivamente “green” nella vecchia programmazione, in particolare, gli “ecoschemi” sono stati un fallimento, con una dispersione di risorse che non hanno aiutato nessuno e che non sono riusciti a centrare l’obiettivo per le quali erano stati introdotti».

Circa i lavori preparatori per la presentazione del prossimo 16 luglio da parte della Commissione sono emerse alcune indiscrezioni. Tra queste, in nome di una supposta semplificazione, la Commissione vorrebbe disporre di un budget flessibile che prevede la possibilità di trasferire risorse facilmente in funzione di necessità particolari. Ciò potrebbe significare che i vari capitoli di spesa o di diverse destinazioni potrebbero essere trasferiti agli Stati membri che li dovranno gestire con modalità analoghe a quelle del PNRR punto con tutte le conseguenze del caso.

«A questo proposito - ribadisce Nodari - siamo assolutamente contrari ad una impostazione di questo tipo. Ritengo vi debbano essere alcuni principi fondamentali imprescindibili: un bilancio della Pac adeguato su precise indicazioni comunitarie e basato su due pilastri: uno per il sostegno a reddito e produzione e l’altro orientato allo sviluppo rurale. Mi pare che anche le ultime posizioni assunte dal nuovo Commissario all’agricoltura Christophe Hansen andassero in questa direzione».

«Per le imprese agricole è necessario garantire e ampliare il primo pilastro e mettere a disposizione dei Psr fondi sempre più vitali per la tutela dei nostri territori, dirottando aiuti a fondi di garanzia per la tutela del reddito e delle avversità climatiche sempre più importanti, garantendo in questo modo la sopravvivenza delle realtà più vulnerabili, come il comparto dei cereali in questa fase storica. Per questo è bene che le decisioni non vengano demandate agli stati membri; abbiamo già un precedente emblematico di cui stiamo ancora subendo le conseguenze, dovuto alla poca lungimiranza del passato, mi riferisco agli OGM che di fatto sono stati proibiti, non per il consumo ma solo per la coltivazione».

«Poi oltre ai criteri di carattere generale per la prossima Pac, nell’areale padano, ma ritengo non solo, è indispensabile il sostegno al reddito con pagamenti diretti per gli agricoltori attivi che contribuiscono alla produzione agricola, senza discriminazioni basate su dimensioni e tipo di produzioni. Si tratta di aziende che garantiscono l’approvvigionamento di materie prime agricole della Ue ed un deciso no al capping che è una misura iniqua che va contro il concetto di impresa e di produttività basata sul contenimento dei costi fissi e che non tiene conto delle diverse realtà aziendali nei diversi paesi della Ue».


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