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CEREALICOLTURA

Frumento: superfici in aumento, ma qualità a rischio

Lamberti: «Occorre restituire redditività ai cereali»

Frumento: superfici in aumento, ma qualità a rischio

A poche settimane dal via delle trebbiature (l’orzo verrà raccolto non prima di 10/12 giorni, mentre per il frumento si andrà a fine mese), l’occasione è propizia per fare il punto sulla campagna 2025 del grano.

Premesso che, come detto, per parlare di rese e produttività è ancora presto, è possibile capire però che tipo di annata dovranno affrontare i cerealicoltori lombardi.

In primis va detto che le superfici parrebbero essere in aumento rispetto alla scorsa campagna. Nel 2024 in Lombardia furono seminati 16.308 ettari di grano duro, 63.103 ettari di grano tenero e 24.289 ettari di orzo. Dati, questi, che pongono la nostra regione al primo posto a livello nazionale per la produzione di orzo, al quarto per quella di grano tenero e al tredicesimo per quella di grano duro.

In questo 2025 le prime stime parlano di un aumento generico di circa il 6/10% nel grano duro, rispetto al 2024, ma anche le semine del tenero parrebbero in crescita. A farne le spese sono il mais e la soia: «Coltivare mais – spiega Stefano Lamberti, presidente della sezione cereali alimentari di Confagricoltura Lombardia – negli ultimi anni è, spesso, un affare in perdita, per motivi legati alla perdita di competitività di questa commodity. Per tale motivo, i cerealicoltori si stanno rivolgendo sempre di più verso il grano, che al momento offre maggiori certezze».

Lamberti pone l’accento poi su due aspetti, il primo legato all’importanza delle lavorazioni pre-semina: «Vediamo sempre meno attenzione a questa fondamentale fase – spiega – con terreni non preparati a dovere e una produttività, dunque, che può ridursi anche del 15/20%. Gli agricoltori tendono a rinunciare a qualche operazione colturale e alla difesa dalle malattie, illudendosi di risparmiare. Ma chi non ha lavorato bene nei mesi scorsi sconta già problemi a livello sanitario, come ruggine gialla e septoria».

Il secondo aspetto riguarda invece la redditività dei cereali a paglia: «Occorre restituire a tali colture l’importanza che meritano – prosegue Lamberti – e per farlo la ricetta è solo una, tornare a garantire una adeguata remunerazione ai produttori. Abbiamo visto cosa sta succedendo al mais, con costi di produzione sempre più alti e ricavi e superfici invece in drastico calo. Non possiamo permetterci questa situazione anche per altre colture».

L’ultimo listino della Borsa Merci granaria di Milano ha quotato il grano tenero (di forza) 285/295 €/t. Un anno fa, nello stesso periodo, la quotazione era di 326/334 €/t, mentre nel 2022 addirittura si arrivava a 430/450 €/t. Un calo dunque di quasi il 35%.

Stessa situazione per quanto riguarda il grano duro (fino), quotato pochi giorni fa 312/319 €/t. Nel 2024 la quotazione era di 347/357 €/t, mentre nel 2022 toccava addirittura i 549/553 €/t, con una perdita di valore dunque di oltre il 40%.

A livello di superfici, in Lombardia la provincia più ricca di grano duro è Mantova, con 9.640 ettari nel 2024, seguita da Pavia (2.870) e Cremona (2.365). Leadership mantovana anche per quanto riguarda il grano tenero, con Mantova in vetta con 20.480 ettari, seguita da Pavia (12.251) e Cremona (10.440).


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