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Società Agraria di Lombardia
20.02.2024 - 16:46
Due proposte per rilanciare il ruolo dell'agricoltura: usare i fondo del PNRR per la manutenzione del territorio e sulla Pac passare dai vincoli agli incentivi
“La protesta del mondo agricolo potrà essere utile se aiuterà a superare le barriere ideologiche che si sono formate in Europa negli ultimi decenni”. Con queste parole Flavio Barozzi, agronomo e presidente della Società Agraria di Lombardia, ha concluso l’inaugurazione del 163°anno accademico della società stessa che si è tenuta nell’aula maggiore della Facoltà di Agraria dell’Università degli studi di Milano.
Il prof. Dario Casati, Professore Emerito di Economia Agraria e Presidente della sezione Nord-Ovest dell’Accademia dei Georgofili ha tenuto una “lectio magistralis” dal titolo “Crisi mondiali e politiche europee: nuove strategie ed opportunità per l’agricoltura”.
Dopo una sintesi degli eventi socio-politici degli ultimi quattro anni (pandemia, inflazione e guerre) che hanno portato ad una destabilizzazione della situazione geo politica internazionale, con i relativi riflessi sul commercio internazionale e quindi sull’agricoltura, Casati ha fornito molti spunti da cui trarre indicazioni per lo sviluppo agricolo europeo del prossimo futuro, in particolare legati al problema della transizione ambientale e al superamento dei vincoli che questa ha posto alla produttività in agricoltura.
“Il risultato dell’impostazione data a questo processo è che l’agricoltura europea è nel caos, ha detto Casati, ne ha limitato la produzione e le prospettive: se si tolgono o si limitano i fitofarmaci ed i concimi come è possibile opporsi alle malattie? La protesta agricola andava fatta prima, i governi nazionali avrebbero dovuto essere più sensibili alle segnalazioni dei sindacati degli agricoltori che hanno avuto un comportamento serio e responsabile, visto che l’Italia è ancora una democrazia rappresentativa, perché hanno trattato con il governo”.
Ora occorre tornare a parlare di agricoltura e di cibo sano, di qualità e in quantità sufficiente per soddisfare le esigenze europee. Questi aspetti non devono essere sottovalutati e vi è qualche segnale che lascia presagire ad una apertura e a una nuova visione per risolvere questi problemi.
Due sono gli episodi citati da Dario Casati che possono indurre ad un certo ottimismo. Il primo ed il più recente è l’apertura fatta dalla Presidente della Commissione europea Ursula Von Der Leyen di fronte alle richieste degli agricoltori europei che essa stessa ha ammesso meritevoli di maggiore attenzione. Il secondo aspetto citato da Casati e anche un po' sottovalutato, forse perché cronologicamente antecedente alle proteste agricole, è relativo alle conclusioni a cui si è giunti nel corso della 28^ edizione della conferenza sul clima, proprio in relazione al problema della transizione ambientale.
E’ stata modificata la tabella di marcia allungando i termini della transizione, ad esempio sulla totale decarbonizzazione, un rallentamento nel bandire il carbone, e si è avuta una ripresa del tema dell’energia prodotta con l’atomo. Infine, si è posta una grande attenzione al problema agricolo, in particolare alla sicurezza alimentare e di porre fine alla fame nel mondo tenendo anche conto della lotta al cambiamento climatico e alla bonifica dei territori.
Partendo da queste considerazioni Casati ha avanzato le sue proposte per l’Italia e l’Europa. Per il nostro paese sfruttare l’occasione e le risorse del PNRR per una manutenzione straordinaria ed accurata del territorio, con interventi di bonifica necessari ad esempio come in Romagna, mentre sul piano europeo, stimolare le organizzazioni degli agricoltori europei a formulare proposte per un rinnovato patto tra agricoltori e società per rimettere al centro dell’economia europea la produzione di cibo in ottica innovativa vale a dire con mezzi produttivi di avanguardia e tecnologicamente avanzati frutto della ricerca applicata. Inoltre per favorire la transizione ambientale, per quanto riguarda la Pac, è necessario passare da una politica basata su imposizioni, divieti e sanzioni ad una politica basata sull’incentivazione.
Infine, una considerazione finale di più ampio respiro che riguarda il declino graduale delle regole del commercio internazionale e della globalizzazione. E’ opportuno che la comunità internazionale ponga attenzione ai processi destabilizzanti del sistema di regole e di relazioni internazionali che si sono sviluppate a partire dal secondo dopoguerra e che hanno garantito, almeno nel mondo occidentale, stabilità e pace per settant’anni. Regole che andrebbero aggiornate e riscritte per evitare una deregulation generalizzata che porta a instabilità e conflitti. Anche nell’interesse del mondo agricolo, ma non solo.
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