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CEREALICOLTURA
02.10.2025 - 16:35
Di fronte alla diminuita redditività delle coltivazioni cerealicole in particolare dei grani duro e tenero, coltivazioni principe per la base alimentare della dieta mediterranea, finalizzati alla produzione di pasta e pane, è stata formulata la proposta di agire sulle commissioni che sono alla base della formazione dei prezzi delle derrate agricole. Oggi i prezzi si formano nelle sedi delle camere di commercio dove sono istituite appunto “commissioni prezzi” specifiche per singoli prodotti agricoli. Bene, la proposta di istituire una commissione unica nazionale che vada a sostituire tutte quelle esistenti andrebbe, secondo i sostenitori, ad evitare che si possano sviluppare fenomeni speculativi.
Non è d’accordo Antonio Boselli, presidente di Confagricoltura Lombardia: «Mi sembra una soluzione semplicistica, non adatta a gestire delle problematiche molto complesse come quelle dei mercati, influenzati da dinamiche sempre più globali. Una commissione unica riuscirebbe a far meglio dei mercati locali che possono delineare un andamento più lineare delle quotazioni lungo tutto l’arco della settimana? Un prezzo Ismea potrebbe essere molto pericoloso perché una unica quotazione potrebbe trasformarsi in quella media o, peggio ancora, in quella massima. Prendiamo ad esempio il latte per cui la quotazione Ismea è ferma a dicembre 2024, con un prezzo per la Lombardia di poco più di 50 centesimi. Un prezzo oggi totalmente fuori mercato».
Diverso sarebbe invece, appunto come stato fatto nel latte, da parte della Commissione Europea subito dopo la crisi del settore di alcuni anni fa con prezzi intorno ai 30 centesimi e nettamente al di sotto dei costi di produzione di istituire un osservatorio permanente sull’andamento dei mercati e che riporti settimanalmente le quotazioni medie.
Ismea si occupa già di questi aspetti e forse sarebbe sufficiente potenziarne l’operatività. Inoltre avrebbe la possibilità e la capacità di potere agire per tenere sotto osservazione l’andamento dei costi di produzione. Una maggiore divulgazione di queste informazioni potrebbe essere certamente di aiuto ad una maggiore trasparenza dei prezzi.
«In questo senso mi sembra apprezzabile e di buon senso la proposta del ministro Lollobrigida - prosegue Boselli - di istituire dal primo gennaio 2026 una commissione unica nazionale per garantire trasparenza nella formazione dei prezzi del grano duro con la pubblicazione da parte proprio di Ismea dei dati sui costi medi di produzione. Qualche dubbio in più lo nutro sul fatto che le quotazioni del grano duro non possano andare sotto i costi di produzione effettuati con tali rilevazioni. Sarebbe auspicabile ma i mercati non li governi per decreto».
«Sono invece concorde sul potenziamento delle filiere e sul fatto che si tratti di uno strumento importante per migliorare la redditività del settore agricolo con una equa ripartizione delle entrate dei singoli settori agricoli, così come sulla proposta del ministro Lollobrigida di attivare una serie di controlli per evitare acquisti sottocosto e pratiche commerciali sleali».
«In ogni caso, dal momento che, come paese siamo largamente deficitari per la produzione di grano duro, mentre è sempre molto alta la richiesta di prodotto trasformato, leggi pasta, per cercare di aumentare il livello auto approvvigionamento ed il reddito agricolo, oltre ad incidere sulla filiera e sui mercati, è necessario agire su diversi fattori che includono la ricerca, l’innovazione tecnologia, buone e innovative pratiche agronomiche, l’introduzione di nuove varietà e di nuove molecole dedicate alla difesa delle coltivazioni».
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