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Zootecnia di montagna

Guarneri: occorre individuare strumenti per tutelare aziende e produttori di latte in montagna

Produrre costa molto di più, in particolare energia e carburante. Difficoltà nella raccolta del latte

Vacche brune al pascolo

Produrre latte in montagna è molto più caro: allevamenti e latterie in difficoltà

Se produrre latte in pianura è molto impegnativo, in aree disagiate come quelle montane, lo è ancora di più. Non solo per la diversa conformazione del territorio, con tutto quello che ne consegue in termini di dimensioni aziendali e di maggiori difficoltà di coltivazione della campagna e di gestione della stalla, ma anche, e forse soprattutto, in termini di maggiori costi di produzione.

Dello stato di salute della zootecnia di montagna se ne è parlato di recente a Bergamo nell’ambito della manifestazione “Forme”. A cui è intervenuto Giovanni Guarneri, coordinatore del settore lattiero caseario di Alleanza delle cooperative che ha posto l’accento sulla attenzione che, come settore cooperativo, si pone verso questa problematica, anche in relazione agli aspetti di politica agricola. Ha detto Guarneri:

Le aree montane che in Europa occupano il 18% della superficie dell’Unione con quasi 2 milioni e mezzo di aziende agricole ricoprono un ruolo chiave non solo per l’attività agricola in quanto tale, ma anche per il ruolo insostituibile svolto dagli agricoltori per la tutela e la salvaguardia del territorio e per la valenza sociale ed economica che le attività connesse rivestono per le comunità locali. Per tentare di ovviare ai limiti strutturali dell’agricoltura di montagna, l’UE supporta queste aree con specifiche azioni: pur se non esiste una politica agricola specifica per le zone montane, l’attenzione per le problematiche di questi territori è ormai condivisa da tutti gli Stati Membri”.

La zootecnia di montagna occupa un ruolo di primo piano per il settore lattiero-caseario italiano, è alla base di produzioni casearie uniche per storia, caratterizzazione produttiva e qualità che danno all’offerta casearia italiana una varietà e molteplicità che genera valore per tutta la filiera. Ma, nonostante questi aspetti e l’apprezzamento del mercato anche in Italia negli ultimi anni si è assistito ad una crescente attenzione verso la tutela della zootecnia di montagna, perché sono purtroppo sempre più diffuse le situazioni di aziende che sono costrette a cessare l’attività perché non riescono a coprire i costi di produzione.

Ha specificato Guarneri: “All’Alleanza cooperative aderiscono gran parte delle cooperative che operano in regioni montane. Forte è quindi l’attenzione e l’azione di tutela che poniamo al comparto: da anni abbiamo iniziato a seguire con interesse le problematiche che gravano sulle aziende che operano in zone montane e di recente abbiamo costituito un Gruppo di lavoro specifico sulla zootecnia di montagna. I riscontri ricevuti dalle diverse realtà cooperative associate, lungo tutto lo sviluppo dell’arco alpino, evidenziano come i costi di produzione in montagna (dall’energia elettrica all’acquisto di mangimi e carburanti, dai foraggio al noleggio) siano più alti del 30% circa rispetto a quelli delle altre aree.  Tra costi alle stelle e calo della produzione di latte, la zootecnia di montagna è oggi tra i comparti maggiormente in sofferenza nel panorama produttivo agroalimentare: gli effetti della pesante crisi economica sta provocando una costante e inesorabile riduzione del numero di animali allevati, che è la prima conseguenza di una oggettiva mancanza di liquidità delle aziende. Quando un’azienda agricola di montagna chiude, è impossibile che riapra. Ma tutti sappiamo che senza aziende ciò che viene a mancare è l’intero presidio – e per certi versi la stessa economia - del territorio”.

Tra i problemi principali spiccano gli elevati costi del carburante che gravano in misura eccessiva per alimentare i mezzi per la raccolta del latte che percorrono su tutto il territorio montano decine di chilometri per andare a ritirare il latte dai soci allevatori, anche in piccolissime quantità e nelle zone più impervie.  Costi che hanno comportato anche la chiusura di stalle, come accaduto in Trentino.

“Su questo tema, conclude Guarneri, è nostro obiettivo tenere alta l’attenzione su una situazione di difficoltà per la quale vanno al più presto trovate soluzioni. La cooperazione è l’unica forma di impresa possibile in queste zone; quindi il nostro sistema svolge un ruolo strategico per la tutela dell’agricoltura di montagna e la preservazione dei territori in cui opera. Riteniamo infatti indispensabile individuare al più presto interventi per salvaguardare la sopravvivenza di aziende agricole che hanno anche un imprescindibile valore sociale. Veder diminuire di anno in anno le aziende sarebbe una perdita irreversibile: è per questo che occorre sollecitare meccanismi che vadano a compensare le strutture che continuano a produrre latte in zone svantaggiate. Dal monitoraggio dei vari territori, sono emerse alcune iniziative attuate dalle Regioni e Provincie Autonome con fondi propri sulla base dei rispettivi obiettivi di sviluppo e del contesto sociale e territoriale di riferimento. Il nostro obiettivo è di lavorare per individuare una proposta normativa o misure di sostegno ad hoc da rappresentare a livello nazionale, che tuteli la redditività del comparto e contribuisca a superare le criticità nelle aree montane”.

 

 

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