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SANITA' ANIMALE
02.12.2025 - 17:14
La sanità animale al centro del convegno promosso da Confagricoltura Lombardia
Si è parlato di tutto ciò che ruota intorno alla salute degli animali al convegno organizzato da Confagricoltura Lombardia con la Libera associazione agricoltori cremonesi: "La questione sanitaria negli allevamenti, una nuova emergenza?”, condotto da Micaela Cappellini, giornalista del Sole 24 ore. Ma si è andati oltre, molto oltre. Perché la salute animale riguarda la produzione di cibo, la salute umana oltre che quella animale, gli scambi commerciali, il ruolo della veterinaria e delle istituzioni preposte e infine la politica. Come ha ricordato Massimiliano Giansanti, presidente di Confagricoltura nel suo saluto iniziale, «senza dimenticare la prevenzione».
L’introduzione al tema è stata fatta da Ilaria Capua, ricercatrice e docente, esperta virologa, come ben la ricordiamo dai tempi del Covid, con una piccola “lectio” in video che ha ben inquadrato il problema partendo da quattro malattie che minacciano gli allevamenti: Blue tongue, Influenza aviaria, Peste suina africana e Lump skin disease. «Alcune di queste erano giudicate estinte, altre esotiche, lontane dai nostri allevamenti. Oggi non è più così. Per effetto dei cambiamenti climatici si sono create nuove rotte migratorie di alcuni vettori che portano con sé queste forme che possono così passare agli animali oggetto di allevamento». Il messaggio finale della Capua è stato molto chiaro: «Di fronte alle nuove difficoltà è necessario un cambiamento culturale, non si può più improvvisare, ci vuole fiducia, rispetto e condivisione di informazioni e di metodi innovativi».
«Gli episodi delle epizoozie che si sono verificati negli ultimi anni negli allevamenti europei, in particolare di Influenza aviaria e di Peste suina africana - ha detto Antonio Boselli, presidente di Confagricoltura Lombardia - sono la testimonianza di minacce effettive che ci possono colpire in modo improvviso e mettere a repentaglio il nostro lavoro al servizio della società che è la produzione di cibo. La produzione di cibo con le “quattro esse”: sufficiente, sano, sicuro e sostenibile. Per questo abbiamo già fatto molto nella difesa sanitaria degli allevamenti, insieme alle istituzioni qui molto ben rappresentante. Ma ancora deve essere fatto molto, in particolare sui temi della ricerca e della innovazione. Mi riferisco alla ricerca di nuove molecole e nuovi farmaci per la tutela della salute animale, e del loro benessere, con la possibilità di ricorrere ai vaccini, quando possibile, e l’introduzione delle Tea che possano garantire una migliore protezione di colture e animali».
Il ricorso alla vaccinazione, ove possibile e con tutte le precauzioni del caso, era stato introdotto anche da Ilaria Capua per evitare l’enorme spreco di cibo che si verifica con lo “stamping out” che comporta anche un grande dispendio di risorse pubbliche per gli indennizzi agli allevatori. Che, altro tema, ma questo lo diciamo noi, arrivano spesso in ritardo e a volte anche decurtati.
Giovanni Filippini, direttore generale della Sanità animale, ma anche commissario straordinario alla Psa, nel condividere l’impostazione fornita dalla Capua ha aggiunto che «la situazione si potrebbe ulteriormente complicare con altre malattie che potrebbero intervenire in futuro; siamo preoccupati ma ci stiamo organizzando per prevenirle e curarle impostando un grosso lavoro di ricerca. Ci stiamo anche attrezzando per un eventuale passaggio di specie dell’aviaria dai polli al bovino anche per tutelare i consumatori. La prevenzione passa anche attraverso un adeguamento della legislazione che è un passaggio fondamentale. Per quanto riguarda la vaccinazione siamo già partiti in Val d’Aosta operando su 36mila vacche contro la dermatite nodulare e per il prossimo anno stiamo approntando un piano sperimentale per ricorrere alla vaccinazione contro l’influenza aviaria. Anche se la cura migliore è la prevenzione. In ogni caso, ha concluso Filippini, tutte le strategie che mettiamo in atto sono condivise con la Commissione europea e l’Italia è il Paese dove si fanno i maggiori controlli di ordine sanitario su cibo e allevamenti».
Sul tema dei rapporti con la Commissione Ue è intervenuta Simona Forcella da Bruxelles della Unità salute animale, direzione generale Sante proprio della Commissione europea che ha precisato: «Si lavora proprio per prevenire, controllare ed eradicare queste malattie. A livello europeo c’è un quadro normativo molto completo che viene sviluppato ed aggiornato con i paesi membri e con Efsa con cui si producono rapporti periodici sempre in aggiornamento anche con specifici regolamenti attuativi. Poi si sta operando su due aspetti: regionalizzazione e vaccini. La regionalizzazione serve per delimitare in modo preciso alcune aree colpite di un paese in cui viene bloccata la circolazione degli animali, mentre il resto del paese è libero. E’ una misura proporzionata al rischio che ci permette di trattare con i partner commerciali. La vaccinazione è ben conosciuta ed è uno strumento aggiuntivo, ma non risolutivo ma integrativo della biosicurezza e di un cambio di mentalità. La vaccinazione preventiva non è realizzabile ovunque, ora si fa in Francia sulle anatre e deve essere accompagnata da tracciabilità e certificazioni. In passato ha dato ottimi risultati”. Forcella ha concluso il suo intervento rivolgendosi agli allevatori e ricordando che quando la Commissione interviene sembra lontana dagli allevatori ma in realtà non é così; i rappresentanti degli allevatori e dei paesi membri sono in costante contatto con la Commissione che lavora per proteggere gli allevamenti. Peraltro la Commissione stessa conosce molto bene la direzione sanitaria animale italiana e può certificare che siamo in ottime mani».
Il quadro della situazione sanitaria attuale degli allevamenti lombardi è stato fatto da Francesco Maraschi, della Direzione Generale Welfare Veterinaria di Regione Lombardia. «La zootecnica lombarda rappresenta circa il 60% di quella nazionale con 12mila allevamenti bovini e circa il 50% dei suini nazionali: un patrimonio da proteggere con un approccio “One health”, cioè, salute sia animale che umana. E lo stiamo facendo con grande impegno, l’ultimo caso della dermatite nodulare contagiosa lo dimostra, nell’arco di una giornata e mezza dall’individuazione del focolaio è stato fatto tutto il necessario per limitarne gli effetti in stretto contatto con il ministero della salute e gli uffici di Bruxelles».
A conferma delle parole di Maraschi quelle di Antonio Boselli che ha ricordato come esista uno stretto contatto ed un dialogo costante tra gli uffici che governano la sanità animale e gli allevatori e le loro rappresentanze da cui scaturiscono proposte e soluzioni per la soluzione dei problemi di ordine sanitario. La gestione dei casi di Influenza aviaria e Psa, peraltro molto difficili, lo sta a dimostrare.
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