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RISICOLTURA
12.11.2025 - 09:59
L'annata risicola chiude con un bilancio con i prezzi in calo
Con Antonio Strada presidente della sezione riso di Confagricoltura Lombardia tracciamo un bilancio dell’annata risicola lombarda.
«L’annata - afferma Strada - non può certo considerarsi delle migliori nonostante i livelli produttivi si siano attestati su produzioni medie consolidate, vale a dire intorno ai 63-64 q.li per ettaro. Per quanto riguarda le superfici invece si assiste ad un incremento: lo scorso anno del più 7% rispetto al 2023 e quest’anno più 4% rispetto al 2024».
L’Italia rimane il primo produttore europeo con un primato nella storica area di coltivazione in Piemonte ed in Lombardia. A Pavia sono coltivati a riso 83mila ettari, poi le provincie di Vercelli con 72mila e Novara con 34mila quindi Milano con 12mila ettari. Seguono con superficie minori le provincie di Verona, Mantova e l’area del delta del Po. Per quanto riguarda le varietà, nel pavese e nel milanese prevalgono le varietà da uso interno, da risotti, mentre in Lomellina sono presenti diversi tipi di riso compresi quelli da esportazione.
«I prezzi - spiega Strada - sono in netta contrazione. Prendiamo i risi da risotto, lo scorso anno quotavano 90 euro al quintale, mentre oggi siamo scesi a 60. Il riso Indica da esportazione lo scorso anno era attestato sui 48 euro al quintale mentre oggi siamo sui 36-38 euro. Il riso parboiled è sotto i 40 euro al quintale. Le motivazioni sono di due ordini: da un lato un forte incremento delle importazioni, anche di prodotto finito e già pronto per la vendita al dettaglio, anche in confezioni da un chilo, e dall’altro vi è un riporto di riso prodotto lo scorso anno rimasto in magazzino. Le riserie stanno lavorando al minimo e le stesse affermano di non ricordare un anno con così scarso prodotto da lavorare. Il risultato di tutto ciò è una decisa perdita di redditività per il nostro risicoltore».
L’importazione senza dazi o con dazi poco significativi è una delle motivazioni della scarsa redditività per i risicoltori. Spiega Strada: «Dal Myanmar entra del riso senza dazio, poi ci sono altri paesi da cui importiamo riso con dazi, ma che di fatto sono ininfluenti perché applicati a riso “bianco” già prono per la vendita al dettaglio. In questo modo l’incidenza dei dazi sul prezzo finito non risulta essere significativa».
Proprio su questi argomenti il presidente di Confagricoltura Massimiliano Giansanti ha appena inviato una lettera ai ministri Tajani e Lollobrigida sulla revisione del regolamento Ue.
«La presidenza danese della Commissione - si legge nella nota di Giansanti - ha proposto di chiudere il dossier sulla salvaguardia automatica del riso introducendo un dazio di 175 euro per tonnellata al superamento di una soglia di importazione calcolata sulla media degli ultimi 3, 5 o 10 anni, con un coefficiente di incremento compreso tra il 22% e il 55%. È inoltre previsto un regime “de minimis”, che escluderebbe l’attivazione della clausola per i Paesi meno sviluppati, le cui esportazioni non superino il 6% del totale delle importazioni della Ue».
Secondo Confagricoltura, adottare questi parametri significherebbe spostare il limite di attivazione della clausola tra 600.000 e quasi 800.000 tonnellate, rendendo inefficace il meccanismo di tutela e aggravando la situazione economica dei produttori europei. Tali livelli, inoltre, risultano incompatibili con la capacità di assorbimento del mercato comunitario.
«Bene ha fatto Confagricoltura - conclude Strada - ad appellarsi alle istituzioni italiane ed europee affinché, nel trilogo in corso, si facciano promotrici di una posizione equilibrata e condivisa con gli altri Stati membri produttori, per salvaguardare la competitività della filiera risicola europea e italiana».
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