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«Psa, abbiamo l'obbligo di mantenere alta l'attenzione»

A breve si attende un rallentamento delle restrizioni sanitarie

«Psa, abbiamo l'obbligo di mantenere alta l'attenzione»

Rudy Milani, presidente della sezione suinicola di Confagricoltura

«L’invito è di stare con i piedi per terra. Apprezziamo tantissimo il lavoro svolto in Lombardia dalle istituzioni, ma la Psa non è ancora sconfitta, l’estate non ancora finita e i pericoli sono sempre dietro l’angolo». È stato questo l’appello di Rudy Milani, presidente della sezione suinicola di Confagricoltura, al convegno organizzato dalla sede locale di Confagricoltura ad Orzinuovi sui temi di maggiore attualità sulla suinicoltura. L’invito di Milani ha voluto richiamate alla realtà i numerosi allevatori presenti visto che gli interventi precedenti avevano fatto un quadro della situazione Psa in deciso miglioramento nelle ultime settimane e mesi. Ma, appunto, non ancora fuori dall’emergenza.

In apertura l’assessore all’agricoltura lombarda Alessandro Beduschi aveva ricordato l’importanza della suinicoltura nell’area formata dal triangolo Brescia, Cremona e Mantova, in cui la Psa ha spaventato i produttori e creato gravi danni. Tuttavia, ha detto Beduschi, «abbiamo creato le condizioni per un netto miglioramento delle situazioni sanitarie negli allevamenti e nell’arco di breve tempo il commissario Giovanni Filippini penderà nuovi provvedimenti che contempleranno un aggiornamento delle zone di restrizione. Si è trattato di una prova molto dura ma il nostro sistema zootecnico ne uscirà rafforzato lungo tutta la filiera suinicola. Abbiamo operato un deciso ridimensionamento dei cinghiali, la cui densità ora è diventata tollerabile». 

Su tema della sanità animale sono intervenuti anche Francesco Maraschi della DG welfare di Regione Lombardia, Mario Chiari, vicecommissario alla Psa e Claudia Nassuato della locale Ats.  

Maraschi parlando del corretto approccio al contrasto alle epizoozie messo in atto da Regione Lombardia ha citato il caso della dermatite nodulare dei bovini scoppiato due mesi fa: «Sono necessari tre passaggi: fare sistema, essere tempestivi e applicare le norme di biosicurezza. Con questo approccio integrato la Lumpy skin disease, che ha riguardato un solo capo colpito, ma con misure di protezione relative a 600 allevamenti, è stato possibile chiudere il focolaio in soli 45 giorni. Le norme di biosicurezza sono imprescindibili e rappresentano un passaggio culturale. Con la corretta e rigida applicazione delle norme, i risultati stanno arrivando anche per la Psa. In questi giorni stiamo per presentare al commissario Filippini il dossier 2025 aggiornato sulla Psa e dal quale ci aspettiamo riscontri positivi».  

Mario Chiari, sub commissario alla Psa, ha fatto un aggiornamento puntuale sulla situazione a partire dalla scoperta dei primi focolai: «Dal 2024 sono stati abbattuti 96mila suini in 27 allevamenti. Oggi la peste negli allevamenti lombardi non c’è più, e il piano di abbattimento dei cinghiali ne ha limitato molto la presenza. Uno dei principali problemi risiede nella lunghezza della fase di risanamento. Grazie al lavoro svolto oggi siamo in grado di proporre un declassamento delle zone di restrizione, anche se bisogna sapere che c’è sempre una componente di rischio».

Claudia Nassuato di Ats di Brescia ha fatto il punto sui controlli ufficiali nella filiera suina: «Il sistema sta funzionando, ma non bisogna sottovalutare il rischio. La biosicurezza funziona e funziona bene, ma abbiamo riscontrato ancora un certo numero di allevamenti che non attua le misure di prevenzione in modo rigoroso, mettendo così a rischio tutta la filiera».

In chiusura Rudy Milani ha fatto una carrellata degli altri problemi aperti della suinicoltura: il taglio coda, i trasporti, le norme ambientali e l’Aia, il progetto di un sistema di qualità nazionale, e ancora, il tema della genetica. Temi aperti e su cui occorrerà lavorare a fondo.

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