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RIFORMA PAC
25.07.2025 - 05:40
«Anche la mia azienda ad indirizzo cerealicolo - afferma Cesare Soldi, presidente della Libera Associazione Agricoltori Cremonesi e di AMI, Associazione dei maiscoltori italiani - come tutte le altre nelle stesse condizioni, ha subito negli ultimi due anni contrazioni nei pagamenti diretti della PAC dell’ordine del 30-40% e sta affrontando un periodo particolarmente difficile dal punto di vista dello scenario economico reso ancora più complicato dal complesso quadro geopolitico che rende il contesto generale di faticosa gestione e di dubbie soddisfazioni reddituali».
Ed è con questo spirito che gli agricoltori si stanno approcciando a quanto appena comunicato sul futuro della prossima gestione economico finanziaria della Ue: dal 2028 al 2034.
Soldi, che è anche componente della Giunta Confederale di Confagricoltura, conferma in pieno le preoccupazioni emerse dopo il 16 luglio data della presentazione ufficiale della nuova programmazione. D’altra parte, le notizie ricevute erano per certi versi attese visto che la stessa Giunta confederale si era riunita a Bruxelles in quella data insieme a delegazioni di agricoltori per contestare le nuove linee finanziarie e di indirizzo della futura Pac proposta dalla Commissione Ue.
«Preoccupazioni che si concretizzano - afferma Soldi - nelle proposte relative all’accorpamento delle risorse per l’agricoltura in un “fondo unico” e alla prospettiva di un taglio del budget della PAC di ben il 20%. Ma poi vi sono altri aspetti non di dettaglio particolarmente allarmanti. In particolar modo il superamento dei pagamenti su base storica (“titoli”) legati alla superficie e l’approccio degressivo ai pagamenti, con soglie più stringenti per l’accesso agli aiuti diretti: dai 20.000 euro in su scatteranno tagli progressivi -25%, -50%, -75%, con un tetto massimo a 100.000 euro. Ci si prospetta uno scenario complesso e svantaggioso, in particolare per il settore cerealicolo che era già stato particolarmente penalizzato nell’attuale programmazione».
Il presidente della Libera prosegue nella sua analisi facendo notare che la PAC ha messo alla prova il mondo agricolo in questi ultimi due anni, in un contesto economico e geopolitico particolarmente complicato. Da un lato con i prezzi sotto pressione, dall’altro con i costi di produzione in costante crescita, a fronte della prorogata incertezza negli avvenimenti internazionali che fanno prospettare i costi di alcuni fattori di produzione come i fertilizzanti particolarmente penalizzanti abbinati a divieti di impiego di urea nell’areale padano.
«È in questo scenario allarmante, quindi, che deve essere contestualizzata la proposta della nuova Politica Agricola Comune. Non dimenticando poi, che il 2028 è praticamente dietro l’angolo».
Per queste ragioni, Soldi ritiene che la proposta della Commissione sia un’occasione mancata per lavorare su un budget agricolo più ambizioso e lungimirante per rafforzare l’agricoltura europea: «Dopo mesi in cui si erano fatti sforzi di negoziazione importanti per limare vincoli, come quelli della BCAA 7 sulle rotazioni e della BCAA 8 sulle superfici non produttive. Abbiamo fatto passi avanti nel corso del tempo, pur con molte difficoltà e gli agricoltori ci hanno seguito con apprensione e anche con responsabilità in queste operazioni sindacali di grande complessità. Ma purtroppo oggi dobbiamo dire che è evidente come manchi una visione strategica da parte della Commissione Ue per l’agricoltura europea. Di certo non possiamo accontentarci delle comunicazioni ricevute. La nostra pressione sulle istituzioni comunitarie già iniziata a Bruxelles il 16 luglio continuerà insieme a quella esercitata dalle altre organizzazioni agricole di tutta l’Unione europea sia sul quadro finanziario sia su quello tecnico della prossima Pac».
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