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Bettoni: "Le aziende con biogas hanno una scadenza importante entro il 31 maggio"

Per continuare a ricevere i pagamenti dal GSE necessaria una proposta di certificazione

Alessandro Bettoni, presidente regionale e nazionale della sezione Bioeconomia di Confagricoltura

Intervista a Bettoni sui prossimi impegni delle aziende produttrici di energie rinnovabili

Il prossimo 31 maggio è una scadenza molto importante per le imprese agricole impegnate nella produzione di energia con impianti di biogas. Si tratta di un adeguamento alla evoluzione della normativa europea, e nazionale, che comporta l’assunzione di importanti impegni per i produttori di biogas.

Lo spiega Alessandro Bettoni, presidente della Sezione Bioeconomia di Confagricoltura Lombardia e nazionale.

“Si tratta di una incombenza importante per il prosieguo dell’attività produttiva degli impianti e per consentire al GSE di continuare ad erogare il pagamento dell’energia prodotta. Il tutto deriva da un provvedimento della Ue che tende a “certificare” che gli impianti di biogas producono energia in modo sostenibile. Si tratta delle norme Red 2, già evolute in Red 3”.

Quindi entro il 31maggio i titolari o conduttori degli impianti di biogas devono assumersi la responsabilità di dichiarare che producono secondo queste direttive. Ma in che modo?

“La questione è un po' complessa, spiega Bettoni, e l’abbiamo affrontata anche sul piano sindacale, cercando di trovare una soluzione equilibrata. La norma nazionale, che si riferisce ancora alle norme Red 2, prevede che i produttori di biogas devono certificarsi sulla sostenibilità della produzione entro il 31 dicembre di quest’anno. La norma europea invece prevede come data limite il 31 maggio 2025. Dunque, con sei mesi di anticipo. Un evidente contrasto”.

Come rendere compatibili queste due scadenze diverse?

“Abbiamo trovato un compromesso che consiste in una proposta di certificazione rilasciata da un ente accreditato da presentare entro il 31 maggio. L’ente certificatore trasmette questa proposta al GSE, il quale in questo modo potrà continuare a pagare l’energia prodotta da quell’impianto. Successivamente ci sarà tempo fino al 31 dicembre per completare la certificazione vera e propria ed entrambe le scadenze saranno rispettate; ad oggi è importante che i produttori aderiscano alla prima scadenza del 31 maggio, accettando un preventivo di certificazione di sostenibilità, per dar corso ai regolari pagamenti del GSE. Lo stesso GSE sta scrivendo a tutti i produttori per invitarli a sottoscrivere i preventivi di certificazione”.

Tutti i produttori sono tenuti ad adempiervi?

“No, non tutti.  Solo gli impianti che superano i 2 M Watt termici che corrispondono a circa 800 kW sono obbligati a farlo, oltre a quelli che sono passati alla produzione di biometano. Attenzione però anche i produttori con impianti sotto i 2 M Watt termici devono fare apposita dichiarazione entro il 31 maggio prossimo”.

Quali sono gli aspetti più importanti della certificazione?

“La certificazione riguarda sostanzialmente la tracciabilità delle matrici alimentari che entrano nel digestore. E questo è un processo che serve a tracciare la sostenibilità dell’intera filiera. Si tratta di un percorso in evoluzione. Per ora si comincia a raccogliere dati ed informazioni, poi nella seconda parte di vita dell’impianto vale a dire dopo i primi 15 anni si passerà al conteggio delle emissioni prodotte che dovranno essere inferiori all’80% se comparate alle emissioni dovute alle produzioni energetiche prodotte da fonti fossili”.

E’ un passaggio importante, i produttori sono pronti?

 “In effetti si tratta di un bell’impegno e non tutti i produttori sono pronti. Tuttavia come Confagricoltura ci siamo impegnati, oltre che a cercare di avere una proroga di un anno, anche a trovare soluzioni equilibrate e a informare (e formare) i produttori verso questo nuovo approccio che tiene conto anche delle richieste della società, il che ci potrebbe aiutare a superare il clima di diffidenza che spesso ci circonda. Certo che ci dobbiamo assumere delle belle responsabilità, ad esempio una delle dichiarazioni da sottoscrivere riguarda la sostenibilità per gli anni 2023 e 2024. Una dichiarazione retroattiva”.

Sulla conversione degli impianti da biogas a biometano come siamo messi?

“Tema delicato e importante su cui abbiamo diversi problemi, tra cui principalmente la scarsità di fondi disponibili ed i vincoli temporali molto ristretti dato che la scadenza del PNRR è il 30 giugno 2026. E’ uscita recentemente la graduatoria del quinto bando destinato alla produzione di biometano, a cui hanno aderito circa 300 aziende, ma a causa della limitatezza di fondi quelle che rientrano nel finanziamento PNRR sono solo 148, quindi la metà. Molte delle aziende escluse, tra cui molte aziende lombarde, devono decidere se iniziare i lavori, rischiando di star fuori dal finanziamento, o aspettare il prossimo bando e aspettare ad iniziare i lavori fino alla formulazione della effettiva graduatoria, si spera riformulata dopo l’ottenimento di nuovi fondi europei su cui il governo si è formalmente impegnato. Il tutto nel rispetto delle tempistiche che prevedono che i lavori di costruzione o riconversione devono essere fatti entro il 30 giugno 2026. Quindi tempi molto stretti per la realizzazione degli impianti vista la loro complessità. La logica vorrebbe che la graduatoria possa essere tenuta aperta e quindi, con il prossimo bando, finanziare queste aziende le quali però se aspettano l’uscita del bando corrono il rischio di non restare nei tempi di realizzazione del 30 giugno del prossimo anno.  Come Confagricoltura cerchiamo di incentivare l’inizio dei lavori in anticipo rispetto all’uscita del bando confidando in un impegno del governo per recuperare nuove risorse europee.

E non è possibile pensare ad una proroga della scadenza?

“Ci abbiamo pensato. Ma ad oggi pare che non ci sia la volontà politica, per cui stiamo cercando di lavorare sulle norme tecniche relative al concetto di entrata in esercizio.  Permane il pressing di Confagricoltura perché si capisca che non esistono i tempi tecnici necessari per la costruzione di tutti gli impianti presenti nei bandi”.

I prossimi impegni?

“Dovremo lavorare ancora su questi temi. In aggiunta stiamo lavorando sui prossimi bandi relativi al post 2026, con l’obiettivo di recuperare la centralità dell’azienda agricola che in fase iniziale è venuta un po’ meno a favore di una logica di sistema più ampia; oggi i tempi sono pronti per decreti specifici per il mondo agricolo sia per chi decide di passare da biogas a biometano ma anche e soprattutto per il mondo del fotovoltaico in cui le aziende agricole possono fare ancora molto.  

 

 

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