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ECONOMICO SINDACALE

UnionCamere, export dell'agroalimentare lombardo e dazi

Le produzioni agricole colpite da manovre finanziarie?

UnionCamere, export dell'agroalimentare lombardo e dazi

Le buone performance dell'export agroalimentare lombardo messe in discussione dai suopdazi

La scorsa settimana il consueto report semestrale di Union Camere di Regione Lombardia aveva evidenziato un buon momento per l’export dell’agroalimentare lombardo.

Ma, sempre la settimana scorsa, l’accelerazione di Trump sulla questione dei dazi dell’agroalimentare europeo, ha smorzato gli entusiasmi provocati dai dati Unioncamere che in sintesi riportavano: “Nel 2024 il valore della produzione agricola lombarda, secondo le prime valutazioni, rimane stabile grazie alla crescita della zootecnia e nonostante il calo delle coltivazioni, penalizzate dalle condizioni meteorologiche avverse. La discesa dei costi di produzione ha però permesso una significativa crescita del valore aggiunto (differenza tra produzione e consumi intermedi), che sfiora il +10% in linea con quanto registrato a livello nazionale. Le stime quantitative sono confermate dalle indicazioni delle imprese, che hanno segnalato un miglioramento degli affari nel corso del 2024 dopo una prima parte dell’anno più difficile. Nel quarto trimestre il 36% del campione intervistato ha giudicato positivamente l’andamento degli affari a fronte di un 26% di valutazioni negative. Segnali di solidità emergono dalla filiera nel suo insieme: le esportazioni agroalimentari lombarde continuano a crescere (+5,6% nei primi nove mesi dell’anno) a differenza di quanto avviene per l’export complessivo; anche l’andamento dell’industria alimentare (+2,7% la produzione nel 2024) si differenzia positivamente rispetto alla media meno performante della manifattura lombarda. Le aspettative degli agricoltori si confermano moderatamente ottimiste, anche se per il 2025 emergono preoccupazioni legate, tra gli altri fattori, alla reperibilità della forza lavoro, agli effetti del cambiamento climatico e alle tensioni geopolitiche internazionali”.

Alcune annotazioni rispetto a quanto sopra: i costi di produzione in agricoltura si sono si abbassati, ma non in modo generalizzato, per cui io problema andrebbe analizzato un po' più in dettaglio.  Così come la produzione cerealicola e di foraggi aziendali che a causa del meteo è stata spesso insufficiente a coprire le necessità aziendali. Variabilità che ha colpito anche le produzioni zootecniche, in particolare la filiera suinicola che in alcune aree della Regione è stata messa in ginocchio dalla Psa.

Le reazioni alle dichiarazioni del presidente Usa da parte degli imprenditori agricoli, delle loro rappresentanze, esposte anche sul nostro sito da Confagricoltura e da Consorzi e organizzazioni delle principali filiere agroalimentari: vitivinicolo, lattiero caseari e industria della salumeria soprattutto, non si sono fatte attendere.

Ciascuno portando i propri dati di perdita a seconda dei livelli di dazi imposti, dal 25% al 200% ma che vengono anche usati come provocazione o deterrente mettendo in grave crisi le certezze del commercio mondiale. Non solo sui prodotti finiti dell’agroalimentare ma anche sui principali fattori di produzione come i fertilizzanti. Al punto che gli stessi consumatori Usa e le loro organizzazioni pare non ci stiano capendo più nulla.

Da segnalare anche che l’adozione di tali misure era ampiamente attesa dai mercati in vista dell’elezione di Trump se è vero che gli operatori di mercato Usa già dall’autunno dello scorso anno si sono accaparrati grandi scorte di prodotti in predicato di essere oggetto di superdazi.

Allora la domanda è: possibile che gli effetti di uno tsunami di questo genere non sia stato valutato attentamente da chi l’ha provocato? E se la risposta è sì, allora cosa si nasconde dietro?

Una risposta potrebbe venire dai mercati finanziari, a proposito dei quali, Isabella Della Valle scrive sul supplemento “Plus 24” del Sole 24 ore: “E’ praticamente impossibile fare previsioni che durino più di 12/24 ore. E questa è una situazione letale per i mercati storicamente avversi all’incertezza alla quale in questo caso si aggiunge la più totale imprevedibilità degli eventi (e gli annunci). Lo dimostrano i 1000 miliardi di capitalizzazione bruciati da Wall Street in un in una sola seduta”.

Dunque l’agroalimentare lombardo vittima di manovre finanziarie?

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