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Dairy Summit, Giovanni Guarneri: necessaria una OCM per il lattiero caseario

Confagricoltura, bene la zootecnia italiana da latte ma occorre sostenerla con una Pac moderna

Marco Lupo capo Dipartimento della Sovranità alimentare del Masaf

Il Governo si è espresso chiaramente per il no al nutri-score

La prossima versione della Politica agricola europea dovrà essere più flessibile ed elastica, il “Green  deal” è ineludibile ma occorre rimodularlo in funzione anche delle attività produttive agricole; le risorse destinate all’agricoltura, anche a causa dell’inflazione sono diminuite del 20%. Questo è il principale messaggio scaturito dal Dairy Summit, tenutosi a Piacenza e in cui si è parlato anche di Pac, organizzato dal gruppo editoriale Tecniche Nuove e giunto ormai alla sua 6^ edizione.

Oltre agli operatori del settore lo hanno  affermato con forza Stefano Bonaccini, neo europarlamentare, che nel suo intervento ha rimarcato il ruolo svolto in questa direzione e il buon lavoro svolto da Confagricoltura e dal Copa.  

Per Confagricoltura era presente Alberto Statti, allevatore e membro di giunta confederale. “Questo è un buon momento per i produttori di latte, ha affermato, ma non dobbiamo dimenticare i periodi bui che abbiamo attraversato, non dobbiamo dimenticare che molti allevatori hanno dovuto abbandonare la produzione.  Gli allevatori sono stati i grandi protagonisti di questa evoluzione insieme a tutti gli altri componenti della filiera. La Pac ha avuto un grande merito nel consentire la resilienza del settore con risorse più generose di quelle attuali che oggi sono scese a solo il 25% del bilancio dell’Unione europea e anche per questo nel futuro ci dovremo battere per un  aumento delle risorse insufficienti a gestire la transazione verde”.

Nel corso dell’incontro sono stati ricordati i principi per i quali è nata la Pac, contenere i prezzi dei prodotti agricoli e garantire un adeguato reddito agli agricoltori, motivazioni che col tempo sono andate sempre più affievolendosi insieme alle risorse messe a disposizione, mentre gli impegni richiesti al mondo agricolo andavano aumentando.

“I primi contatti con il commissario all’agricoltura Hansen, sono stati positivi, ha ricordato Statti. Le risorse fornite dalla Pac negli ultimi anni sono diminuite del 15%; per far fronte ai nuovi impegni è necessario pensare ad un piano strategico per l’agricoltura per contrastare i cambiamenti climatici, e favorire l’innovazione e la  digitalizzazione. La zootecnia italiana sta performando meglio di quella degli altri partner europei. Le nostre proposte sono: snellire la burocrazia per accedere ai finanziamenti, sostenere produzioni e redditi, stabilizzare i mercati, agire sul fronte assicurativo. Con un modello tipo Usa che stanzia il 25% del farm bill per il reddito. E poi ci vogliono delle priorità nell’allocazione delle risorse: abbiamo proposto di alzare la soglia minima per l’accesso alla Pac alle aziende che operano sul mercato con un fatturato minimo di ingresso di almeno cinquemila euro e gestite da  un agricoltore attivo, con priorità agli IAP. In questo modo andremmo a costruire una stabilizzazione per le imprese agricole con una struttura di mercato diversa e più efficiente. Occorre anche alzare il livello della nostra imprenditoria agricola usando bene le risorse dei momenti buoni come quelli che stiamo avendo oggi”.

Il dibattito si è incentrato molto su questi aspetti trovando molti consensi sulle posizioni espresse da Confagricoltura, ma con l’indicazione di salvaguardare anche le aziende minori ubicate in zone svantaggiate e montane con il preciso comito di tutelare il territorio ed il suo abbandono. Proprio su questo aspetto è stato osservato come, dopo il covid, grazie anche alla tecnologia che ha reso più facili i contatti con le aree meno fortunate, si è assistito ad un piccolo ma significativo fenomeno di ripopolazione di alcune aree marginali. Un segnale di un certo rilievo ai fini della preservazione del territorio. 

A rimarcare il buon momento del latte Giovanni Guarneri, coordinatore del settore lattiero caseario di Confcooperative e di recente confermato alla presidenza del gruppo latte del Copa. “Sono quattro i miliardi di fatturato grazie solo al Grana padano e al Parmigiano reggiano; l’Italia è leader in questo settore, ma ci sono nubi all’orizzonte, tipo quelle minacciose del Mercosur, e per questo è necessario guardare avanti con l’introduzione di misure a sostegno del comparto. Noi riteniamo che sia necessario lavorare sugli accordi bilaterali e introdurre una OCM per il latte che sia di supporto per la filiera del latte. Per le questioni ambientali siamo d’accordo che vanno affrontate con decisone ma senza raggiungere alcuni estremi con in Danimarca dove, di fatto, è stata introdotta una tassa sul latte, o in Olanda che sta incentivando l’abbandono della produzione di latte. Sul grande tema della tutela ambientale, a livello locale, è però necessario introdurre delle deroghe. I recenti esempi di disastri ambientali in Emilia-Romagna e Lombardia ci devono essere di monito”. Le imprese non devono essere lasciate sole.

Le conclusioni di questa sesta edizione del Dairy Summit sono state tirate da Marco Lupo, del Masaf, capo del Dipartimento della Sovranità Alimentare e dell’Ippica, con un intervento che ha abbracciato tutti i temi toccati. In particolare, ha ribadito il contrasto al sistema introdotto dai francesi sul nutri-score.

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