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Emergenza PSA

Il commissario Filippini, necessaria una grande azione di coordinamento. Coinvolti esercito e protezione civile

Gli allevatori: se le aziende chiudono, non riaprono più. Accelerare l'iter per i ristori

Giovanni Filippini, commissario alla Psa

Presto in campo anche esercito e protezione civile per il contenimento dei cinghiali

Giovanni Filippini, commissario straordinario alla Psa, dopo avere illustrato il suo piano di azione ai numerosi allevatori convenuti a Modena, alla giornata della suinicoltura, in cui ha raccolto un certo consenso tra i produttori e altri attori della filiera suinicola ha illustrato il suo progetto operativo al Governo nel corso di un’audizione alla Commissione agricoltura della Camera.

Come già a Modena, Filippini ha insistito molto su di un approccio globale al problema della Psa e al ruolo di coordinamento tra le molte forze in campo che ha adottato fin da subito: “La Psa deve assolutamente essere gestita da una cabina di regia centrale. A breve sarà nominato anche un  subcommissario che avrà la delega di seguire esclusivamente il depopolamento dei cinghiali. Soprattutto nella zona di espansione virale dove andremo a concentrare tutte le forze necessarie per togliere i cinghiali». Dal primo novembre scenderà in campo anche l'esercito e oltre ad esso verranno impiegate anche unità delle polizie provinciali, della Protezione civile e anche ditte specializzate.

Filippini, oltre a essere commissario alla Psa è anche Direttore generale del Ministero della Sanità con responsabilità della salute animale e questo gli permette, in accordo anche con gli uffici del ministero che già hanno nella direzione strategica l'unità di crisi centrale, un'azione di coordinamento nei confronti delle autorità competenti regionali. Questo aiuta molto a gestire in modo coordinato l’attività di contrasto alla Psa.

Qualche giorno prima a Modena, Filippini, di fronte ad una vasta e preoccupata platea di allevatori aveva illustrato in dettaglio la sua strategia basata su due linee di azione principali: verso i cinghiali in genere e verso la tutela degli allevamenti suinicoli nei territori dove sono maggiormente concentrati. Sapendo che il virus della Psa è molto aggressivo e persistente: molto più di quello del Covid. Al punto che la lotta ai cinghiali può essere fatta attraverso lo stesso virus che non lascia scampo, occorre però attivare una ricerca attiva e passiva con la rimozione delle carcasse affinché queste non possano trasferire il virus su altri vettori. Inoltre, si sta lavorando per recintare ampie zone di territorio già fisicamente protette dagli assi della rete autostradale. In particolare, nell’area a cavallo tra Piemonte, Liguria, Lombardia ed Emilia.

Per la difesa degli allevamenti, ancora una volta, è stato ribadito come le misure di biosicurezza e la prudenza negli accessi agli allevamenti di uomini, materiali e mezzi debba essere alzata al massimo livello.  Così come la lotta alla Psa deve riguardare tutta la collettività, non solo la comunità della filiera suinicola, che deve essere cosciente che può, anche involontariamente, essere diffusore del virus. Infine, Filippini ha detto che il virus è un nemico potente, che ci sfugge e che, se si vuole adottare una strategia vincente, deve essere anticipato e non rincorso.

I problemi ed i dubbi degli allevatori sono stati espressi da alcuni interventi accorati. In particolare, Omar Gobbi e Luigi Sangalli nonché dal presidente della sezione suini di Confagricoltura Rudi Milani. Hanno evidenziato come molte aziende protagoniste di investimenti ingenti siano passate da essere considerate virtuose ad aziende in crisi, in particolare nei rapporti con il sistema bancario e con la valutazione del capitale fondiario, che in poco tempo è passato da milioni di euro  praticamente a zero dal momento che questo mercato fondiario non riscuote più alcun interesse.

Intorno all’allevamento suinicolo si nota ancora una certa miopia, che, se non verrà rimossa comporterà la fine del sistema. Dal momento che questa epidemia non pare avere sbocchi a breve termine è indispensabile poter disporre di macelli anche nelle zone di restrizione per consentire lo spostamento degli animali ed evitare il sovraffollamento degli allevamenti.

Infine la filiera, che fino a questo momento di fatto non è mai esistita. Dal momento che la PSA sta comportando danni a tutti i suoi anelli potrebbe essere l’occasione affinché questa parola si possa riempire di significati operativi nell’interesse collettivo. Non bisogna dimenticare che sono stati conferiti ai macelli suini a prezzi stracciati, così come non bisogna dimenticare che la suinicoltura in provincia di Pavia è praticamente sull’orlo dell’estinzione. Questo ci insegna che se le aziende suinicole chiudono molto difficilmente potranno riaprire i battenti: è necessario stare all’erta e non abbassare la guardia. Gli allevatori sono stati messi alla gogna: attaccati da molti e difesi da pochi.

L’esperienza ha insegnato che per sconfiggere la Psa è necessario avere un’azione congiunta. Gli esempi che arrivati dalla Sardegna ne sono la prova: si è riusciti ad eradicare il virus soltanto quando il problema non è più stato solo di carattere zootecnico ma è diventato un problema dell’intera società. Infine, gli allevatori hanno chiesto al commissario filippini una attenta valutazione degli aspetti legati alla caccia al cinghiale nelle zone di protezione.   

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