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Emergenza PSA
25.08.2024 - 11:36
“Ora siamo tutti allevatori di suini, la Psa è una emergenza vera, ogni giorno insorgono nuovi focolai, sia nei cinghiali che nel suino domestico. La Lombardia è particolarmente colpita, ma altri cluster sono presenti sia nel centro che nel sud Italia”. Parole di esordio di Giovanni Filippini, all’incontro con gli allevatori lombardi e che danno il senso della gravità della situazione confermata anche dalla conferma di un nuovo focolaio in Piemonte.
Il virus della Psa avanza in Lombardia, sono ormai una decina i casi accertati, e cresce la paura tra gli allevatori per l’ondata in crescita del virus in Lombardia; sensazione che si è percepita chiaramente nell’incontro che si è svolto a in Fiera a Cremona, organizzato dalla Sezione suini di Confagricoltura Lombardia e dalla Libera di Cremona. Sala gremita di preoccupati allevatori e numerosissimi quelli collegati on line ad ascoltare Giovanni Filippini direttore al ministero della salute e neo commissario straordinario alla Psa collegato da Roma oltre a Marco Farioli, direttore dell’assessorato al welfare di Regione Lombardia. Tra gli ospiti presente anche il responsabile ATS Valpadana, Tradi.
L’incontro è stato introdotto da Davide Berta, presidente della sezione suini di Confagricoltura Lombardia: “Ora anche la provincia di Cremona ha avuto due comuni, Crotta d’Adda e Pizzighettone, interessati dalle misure di restrizione, in zona uno, imposte dal ministero della Sanità e dalla Regione Lombardia. Ed in Lombardia si alleva il 40% dei suini a livello nazionale. Gli allevatori sono molto preoccupati e chiedono risposte per il loro futuro della loro attività, in particolare per quanto riguarda l’abbattimento dei cinghiali. Noi come allevatori dobbiamo cominciare a pensare molto seriamente anche a misure preventive come le assicurazioni”.
Presente anche Rudy Milani, presidente nazionale della Sezione suini di Confagricoltura che da tempo, insieme a Berta, sta seguendo l’evolversi della situazione. Entrambi tengono contatti quotidiani con le Istituzioni regionali, nazionali ed europee. Insieme a loro Antonio Boselli, presidente di Confagricoltura Lombardia.
Il commissario straordinario Filippini, nominato di recente dopo le dimissioni dallo stesso ruolo del suo predecessore Vincenzo Caputo, ha illustrato lo stato della situazione e le misure in via di adozione o che intende adottare per bloccare il virus della Psa e difendere gli allevamenti.
“Dobbiamo lavorare su due livelli, ha proseguito Filippini, sul selvatico, il cinghiale, e sul suino domestico. Nel primo caso per accelerare il depopolamento dei cinghiali soprattutto nelle aree dove si pratica un allevamento intensivo e professionale e nel secondo caso per isolare e tutelare gli allevamenti commerciali. Per fare queste operazioni abbiamo bisogno della collaborazione di tutti: allevatori, veterinari, tecnici, mezzi di comunicazione e tutta la società civile”.
In seguito è entrato più nel dettaglio delle misure che si stanno mettendo in atto subito dopo avere ricordato come il virus della Psa è molto, ma molto, peggio del coronavirus che ha mietuto milioni di vittime in tutto il mondo. Il virus della Psa è in grado di sopravvivere per giorni sotto le suole delle scarpe o nelle ruote dei camion.
“Le misure di restrizione che abbiamo adottato scadono il 15 settembre, ha detto Filippini, e dobbiamo fare di tutto per riuscire a mantenere questa scadenza, visto che quella del 19 agosto non ha potuto essere rispettata. E’ importante che non insorgano nuovi focolai nel domestico e noi come Paese siamo in contatto con gli uffici di Bruxelles per limitare al minimo indispensabile le zone soggette a restrizione, ma se aumentano i focolai, questa azione diventa sempre più ardua”.
Per la difesa del suino domestico quello che conta molto è il fattore umano, inteso in senso lato, e che comprende l’allevamento e tutto quello che vi ruota intorno. Quindi in questo caso la biosicurezza è la migliore forma di difesa insieme a tutte quelle semplici azioni che tutti abbiamo imparato ad usare durante la pandemia del coronavirus: lavarsi le mani, cambiarsi gli indumenti quando si entra in allevamento, evitare gli accessi a persone estranee e chiedere tutte le protezioni possibili a chi vi deve accedere per necessità come i veterinari, oppure creare zone filtro e di cuscinetto all’esterno dell’allevamento per garantirsi nelle operazioni che richiedono il passaggio o lo scambio di materiale da e per l’allevamento. Poi, ovviamente le recinzioni e i sistemi di disinfezione.
Per quanto riguarda la lotta al selvatico, oltre alle misure di de popolamento, Filippini ha annunciato che intende proporre una nuova strategia a Bruxelles basata sul “barrieramento” con 5 assi autostradali. Il confinamento dei cinghiali di fatto comporta una loro maggiore esposizione al visur che ne determina la morte, e in aree dove si è potuto ricorrere al confinamento la presenza dei cinghiali è fortemente diminuita.
Le linee strategiche sono state condivise da Marco Farioli che di fatto le ha applicate in Regione Lombardia già dallo scorso anno all’insorgere dei focolai a Pavia. Farioli ha insistito anche molto sulla necessità di migliorare la comunicazione a scapito dei social e delle notizie prive di fondamento ma allarmanti che circolano sui canali social.
Antonio Boselli nel condividere le impostazioni fornite e vista la pericolosità annunciata ha chiesto al commissario Filippini e a Marco Farioli “la necessità di mettere in atto azioni rapide in grado di dare risposte veloci agli allevatori, sia quelli che ricadono in zone di restrizione, sia a quelli che al momento ne sono fuori ma che chiedono la maggior tutela possibile”.
Rudy Milani, che ha condotto l’incontro insieme a Davide Berta, ha posto una serie di domande tecniche e molto specifiche agli ospiti intervenuti con risposte di grande utilità pratica per gli allevatori convenuti. Indicazioni molto utili per il prosieguo dell’attività allevatoriale, visto che con la Psa si dovrà convivere, almeno per un po’.
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