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Suinicoltura
31.01.2024 - 15:30
La sezione suini, analisi della preoccupante situazione PSA
La Peste suina africana in provincia di Pavia ha fatto danni enormi e ha bloccato gli allevatori di suini da oltre quattro mesi e ancora non si vedono chiare prospettive per uscire dal problema, si aspetta una quantificazione dei danni indiretti dovuti al fermo degli allevamenti ed il loro ristori alle aziende colpite. La situazione è stata analizzata a fondo nel corso di un incontro del direttivo della Sezione suini di Confagricoltura Lombardia, convocata dal presidente Davide Berta.
Il tema principale analizzato è stato appunto quello della Psa in provincia di Pavia, illustrato direttamente da alcuni allevatori del posto che hanno partecipato all’incontro. A Pavia il problema è ancora molto serio: gli allevamenti hanno tenuto in stalla i soggetti per un lungo periodo in cui hanno dovuto sostenere costi per il loro mantenimento senza potere avere alcun ricavo. Ancora oggi alcuni allevatori lamentano che la media dei pesi che vengono inviati ai macelli supera i duecento chili. In alcuni casi le banche hanno anche smesso di fare credito agli allevatori. Inoltre non è stato attivato il provvedimento di rintracciabilità delle carni con il coinvolgimento nel blocco dei macelli.
“Oltre ai problemi pregressi causati dalla Psa la preoccupazione è molta, ha detto Berta, anche per le voci che stanno circolando relative ad una eventuale allargamento dell’area di restrizione. L’ordinanza di fine agosto – inizio settembre che l’ha allargata a tutta la provincia di Pavia è stata inusuale ma giustificata dalla preoccupazione di bloccare il virus. Le provincie di Cremona e Mantova, a forte vocazione suinicola, sono molto vicine e la mappa dei casi di cinghiali trovati positivi si allarga. Ma, dopo quattro mesi di chiusura totale, ci si aspettava un allargamento delle maglie. Anche perché gli allevamenti presenti in zona uno, sono ormai tutti con la biosicurezza rafforzata”.
In questi giorni si stanno tenendo degli incontri a Bruxelles a cui prende parte anche il nostro assessore regionale Beduschi da cui ci si aspetta notizie positive nel brevissimo periodo.
“Gli allevatori, il loro dovere lo hanno fatto. Ha sottolineato Berta, ma la peste nei cinghiali avanza. Lo Stato è latitante e non si organizza la caccia ai cinghiali nel modo corretto. Si ha la netta impressione che il fenomeno sia fuori controllo. Francamente ci saremmo aspettati di più di fronte ad un fenomeno così grave e dalle ripercussioni sul piano economico pesantissime”.
Ormai si teme che la diffusione della Psa tramite i cinghiali sia di fatto endemica e occorre cercare di limitare i danni confinando la diffusione dei cinghiali in aree di montagna poco popolate e senza la presenza di allevamenti di suini. Occorre attivare dei concreti piani di abbattimento per il contenimento dei cinghiali affidandosi a cacciatori esperti di questo tipo di caccia, anche perché è pericolosa, contribuendo alle spese per l’acquisto delle cartucce.
Altri temi che sono stati trattati nel corso della Sezione sono stati aggiornamenti sulla genetica delle scrofe in ambito Dop, commissione prezzi suinetti e problema del taglio code per il quale permane l’obbligo di detenere in allevamento almeno il 15% dei soggetti a coda integra.
Ma si è parlato anche del benessere animale, in particolare delle gabbie in sala parto e delle loro dimensioni, con alcune proposte che arrivano da Bruxelles ma difficilmente applicabili entro questa legislatura e di Classyfarm da cui ci si aspetta di vedere l’effetto della riduzione degli antibiotici in allevamento.
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