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Maiscoltura

Giornata del mais a Bergamo, la ricetta di Cesare Soldi per il rilancio della coltura

Nel 2022 diminuita la superficie coltivata, siamo scesi al minimo storico, bilancia commerciale negativa

Cesare Soldi alla giornata del mais 2024

Soldi, necessario un rilancio della maiscoltura nazionale con tecnologia e innovazione

La maiscoltura italiana è in sofferenza, insieme a tutta quella europea. La coltura principe per la nutrizione animale, ma anche per rese ed efficienza continua a perdere terreno nel vecchio continente ed è un processo che prosegue ormai da almeno una decina di anni. E’ questa la realtà emersa nel corso della 47^ edizione della Giornata del Mais tenutasi venerdì scorso a Bergamo a cura del locale Crea- Centro di Ricerca Cerealicoltura e Colture Industriali incentrata sul tema: “Mais, protagonista dell’agricoltura rigenerativa”.

Ha detto Dario Frisio dell’Università di Milano nel presentare un report sull’andamento della scorsa campagna maidicola: “Le superficie a mais lo scorso anno in Italia sono scese sotto i 500mila ettari ed è il minimo storico”. Dato che viene parzialmente compensato da un leggero aumento delle rese che sono salite a 107 quintali per ettaro. “Tuttavia il bilancio è negativo, ha ripreso Frisio, visto che lo scorso anno abbiamo coperto il nostro fabbisogno interno solo per il 41% e con quotazioni che hanno visto una forte discesa rispetto all’anno prima”. Le cose vanno leggermente meglio in Europa con un tasso di autoapprovvigionamento di circa il 70% con un aumento dell’import netto di 10 milioni di tonnellate. “Per il nostro paese, ha concluso Frisio, il costo dell’import del mais è pari al 138% dell’export di formaggi e salumi Dop e Igp; un bilancio complessivo in perdita”.

Nel corso della seguente tavola rotonda si è discusso di come rilanciare la coltura del mais in Italia per migliorare la bilancia dei pagamenti ma anche per aumentare il reddito della componente agricola. La ricerca e l’innovazione tecnologica ed il miglioramento delle tecniche colturali sono fondamentali. Ma per la prima le risorse scarseggiano come si è capito dall’intervento di Carmine Genovese del Ministero dell’Agricoltura.

 Cesare Soldi, presidente della Libera e dei Maiscoltori, ha presentato la sua ricetta in cinque punti per migliorare produttività, sanità e reddito dei maiscoltori, lasciando poi a ricercatori, imprese e politici le vie migliori per la loro applicazione in campo. “Le innovazioni, oggi sono tante ma sono di fronte a dei limiti, sono poco diffuse o ancora occorrerebbe disporre di leggi e regolamenti che ancora non ci sono. Per questo occorrerà lavorare in ambito europeo e nazionale. Il tema principale è quello delle aflatossine che riguarda l’argomento più generale della sanità della coltura; è un tema prettamente italiano che interessa tutta la filiera. Altro argomento è il contrasto alla piralide. Anche in questo caso si tratta di argomento tutto italiano che limita sanità e produttività. Incidere su quest’ultima voce diventa fondamentale di fronte a prezzi del mais che sfiorano i costi di produzione ed una PAC decurtata. Per questo è necessario inoltre fare un salto quantico sulle rese ferme a dieci anni fa. La siccità e la selezione di varietà resistenti ad essa è uno degli argomenti che è diventato di maggiore attualità in relazione anche ai cambiamenti climatici. Come possiamo affrontarlo? Possono essere le Tea oppure l’utilizzo di spore fungine a consentirci di ampliare la resistenza alla siccità ed al miglioramento dell’assorbimento dell’acqua? Infine, una migliore efficienza della nutrizione della cultura è fondamentale; è necessario massimizzarla anche ai fini del contenimento dei costi. Sono cinque richieste che potrebbero dare risposta alla nostra redditività. Ma i tempi sono stretti, non ce n’è più molto davanti a noi, per poter migliorare il futuro della maiscoltura nazionale. La soluzione di questi problemi con l’impiego di tecnologie innovative e a costi accettabili, insieme ad una capillare azione di divulgazione ci potrebbe consentire di farle diventare pratiche comuni e largamente utilizzate dai maiscoltori”

 In termini più generali, altre prospettive positive sono state presentate da Amedeo Reyneri, dell’Università di Torino ed uno dei maggiori esperti maidicoli, con l’applicazione dell’agricoltura rigenerativa: “Una agricoltura che si pone degli obiettivi di miglioramento delle prestazioni e di maggiore integrazione con suolo, ambiente più in generale e zootecnia, ma senza il ricorso a vincoli severi, ma che invece di avvale di moderne conoscenze e tecnologie e il mais da questo punto di vista ha tutte le carte in regola per essere competitivo”.

 

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