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DOP Economy

XXI Rapporto Ismea – Qualivita nel 2022: la Dop Economy oltre i 20 miliardi di euro

 

Il comparto del cibo Dop - Igp quasi a 9 miliardi. La Lombardia è la regione con il maggior incremento: più 15%

XXI Rapporto Ismea – Qualivita nel 2022: la Dop Economy oltre i 20 miliardi di euro 

Nel 2022 il valore dell’agroalimentare e del vino italiano DOP e IGP ha superato la soglia dei 20 miliardi di euro, a conferma della tendenza di una crescita ininterrotta che ha resistito alle crisi ed emergenze di ogni genere succedutesi nell’ultimo triennio. Il XXI Rapporto Ismea-Qualivita, presentato a Roma, documenta le performance di un settore che conferma il suo significativo contributo al valore e all’export dell’agroalimentare nazionale.

Cibo, i formaggi al top, poi i prodotti a base di carne

Anche a fronte di uno scenario macroeconomico complesso e di varie difficoltà che a più livelli hanno interessato le filiere produttive agroalimentari, la Dop economy continua a superare sé stessa. Dopo un 2021 già molto positivo, nel 2022 il comparto del cibo DOP IGP raggiunge gli 8,85 miliardi di euro con  una crescita del +8,8% in un anno e un trend del +33% rispetto al 2012. Numeri record che si rispecchiano anche nel valore al consumo, che cresce del +6,4% e tocca i 17,4 miliardi di euro. Dati che sono frutto del lavoro di 85.584 operatori in tutta Italia, organizzati in 168 Consorzi di tutela autorizzati dal Masaf e seguiti dall’attività di 41 Organismi di controllo. I formaggi, in crescita del +11,6%, superano per la prima volta i 5 miliardi di euro di valore alla produzione e rappresentano il 59% del cibo DOP IGP, seguiti dai prodotti a base di carne che con il +7,5% raggiungono un valore di 2,3 miliardi di euro e un peso del 26%. Anche gli ortofrutticoli nel complesso migliorano tutti i principali parametri produttivi e commerciali e raggiungono 391 milioni di euro di valore alla produzione: a parte la flessione produttiva delle mele per il secondo anno di fila (-21%), si registrano importanti crescite in valore per la frutta in guscio (+58%), la frutta estiva (+22%), gli agrumi (+15%) e i pomodori (+12%). Seguono gli aceti balsamici con 387 milioni di euro di valore alla produzione e le paste alimentari con 268 milioni di euro. Continuano a crescere i prodotti della panetteria e pasticceria (+5,1%) trainati dai buoni risultati della Piadina Romagnola IGP che entra fra le prime 15 IG italiane per valore nel cibo. In calo gli oli di oliva (85 mln euro, -4,0%) mentre crescono le carni fresche (103 mln di euro, +5,0%). Sul fronte export l’agroalimentare DOP IGP nel 2022 raggiunge 4,65 miliardi di euro con un +5,8% su base annua e un trend del +66% dal 2012, grazie soprattutto al recupero dei mercati Extra-UE (+10%).

Vino, la produzione a 25,9 milioni di ettolitri

Il vino DOP IGP italiano conferma nel 2022 buoni risultati sul fronte del mercato interno e, in particolare, all’estero. La produzione di vino imbottigliato DOP IGP, dopo il forte balzo nel 2021, si attesta a 25,9 milioni di ettolitri nel 2022 per un -3,9% su base annua, con un calo più contenuto per le DOP (-2,6%) rispetto alle IGP (-6,4%). In termini di valore, invece, l’andamento è positivo. Il valore della produzione sfusa per il 2022 supera i 4,3 miliardi di euro per un +12,7% sul già positivo 2021, mentre la stima aggiornata del valore del vino imbottigliato DOP IGP nel 2022 supera gli 11,33 miliardi di euro segnando un +4,6% su base annua. È da tenere presente che la crescita dei valori, seppure rappresenti un risultato positivo, è comunque in buona parte determinata dalla spinta inflattiva più che dall’aumento della domanda reale e, in certi casi, potrebbe non essere stata sufficiente a coprire l’aumento dei costi registrati in varie fasi della filiera produttiva. Detto ciò, tra le prime 10 denominazioni per valore, ben 9 segnano una crescita rispetto al 2021. L’incremento del valore è attribuibile ai vini DOP che superano i 9,51 miliardi di euro (+6,4%), mentre i vini IGP con 1,82 miliardi di euro nel 2022 segnano un -3,9% su base annua. A livello territoriale si registra segno positivo in 16 regioni su 20, con vari incrementi a doppia cifra come ad esempio in Piemonte (+10%), Friuli Venezia Giulia (+11%), Lombardia (+18%) e Sardegna (+11%). Sul fronte export, dopo il grande balzo del 2021, il valore cresce ancora del +10,0%, sfiorando i 7 miliardi di euro nel 2022 per un trend del +80% rispetto al 2012 (considerando i soli vini DOP, il trend è del +116%, con un valore più che raddoppiato in 10 anni). Le esportazioni di vino DOP IGP a valore rappresentano l’89% dell’export vinicolo italiano.

Analisi territoriale, la Lombardia la regione con la crescita maggiore

L’analisi dell’impatto economico territoriale del settore DOP IGP nel 2022 mostra, per il secondo anno consecutivo, una crescita del valore per 18 regioni su 20. Le quattro regioni del Nord-Est rappresentano il 55% del valore nazionale delle DOP IGP, con una crescita del +5,7% e un impatto complessivo di 11,1 miliardi di euro, con Veneto e Emilia-Romagna che si confermano le prime regioni in assoluto per valore economico. In termini relativi è però il Nord-Ovest a mostrare l’incremento maggiore con il +12,1%, trainato dal Piemonte e, soprattutto, dalla Lombardia che è la regione con la crescita più alta in termini assoluti nel 2022 (+318 mln € pari al +15%). Le regioni del Centro, guidate dalla Toscana, segnano un +4,0%, mentre l’area “Sud e Isole”, dopo le importanti crescite nel 2020 e nel 2021, segna un ulteriore +2,8% con valori della Dop economy in calo solamente in Puglia (-15,6%) e particolarmente positivi in Campania (+9,4%), Sardegna (+18,8%) e Abruzzo (+8,8%). Fra le prime venti province per valore, ben tredici sono delle regioni del Nord-Est e, tranne Siena (-1,4%), hanno tutte valori superiori rispetto al 2021. Fra le prime province i risultati migliori del 2022 in termini assoluti sono quelli di Brescia (+153 mln €), Treviso (+142 mln €), Parma (+116 mln €), Cuneo (+91 mln €) e Mantova (+88 mln €), mentre considerando le crescite relative, si riscontrano risultati positivi per Udine (+10,4%), Piacenza (+11,8%), Napoli (+9,7%) e Pordenone (+9,1%). Osservare l’effetto della Dop economy nei territori italiani è un’operazione particolarmente emblematica: non significa semplicemente calcolare il ritorno economico di un settore produttivo, ma misurare il valore che “appartiene” a quei territori, frutto di filiere non delocalizzabili, espressione di un patrimonio collettivo e di un insieme di fattori ambientali, storici e culturali.

 

   

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