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Sezione avicola di Confagricoltura Lombardia
13.12.2023 - 15:56
La situazione economica e sanitaria dell'avicoltura al centro dell'attenzione della Sezione
La Sezione avicola di Confagricoltura Lombardia si è riunita per un punto sulla situazione. In apertura si è parlato di mercati che stanno mostrando un andamento piuttosto buono pressoché per tutti i comparti: carne e uova. Oggi chi vende direttamente è abbastanza gratificato mentre chi è in soccida lo è molto meno. La situazione è simile in tutta Europa e pare che sia finito il tempo della volatilità, siamo in una fase di equilibrio ed in più la Gdo ha adeguato i prezzi ai costi.
Meno bene la situazione per i soccidari che devono sottostare a condizioni contrattuali non sempre allineate con l’andamento dei mercati. Il presidente Mauro Zanotti, sollecitato dai consiglieri, ritiene che il problema potrebbe essere affrontato a livello nazionale chiedendo l’intervento per la stipula di contratti con una unica controparte. La sede dovrebbe essere quella di Confagricoltura e potrebbe essere anche l’occasione per rivedere i contratti di soccida che prevedono che il produttore non può farsi rappresentare da un Ente terzo.
Sulla situazione dell’influenza aviaria, di cui si ha notizia proprio in questi giorni è stata annunciata la presenza di nuovi focolai ad alta patogenicità in allevamenti nel Veneto, per cui la preoccupazione è sempre molto elevata. Mentre si attendono sviluppi per valutare l’entità, Zanotti segnala come sugli indennizzi degli episodi precedenti le cose stanno procedendo con troppa lentezza e si sommano ai ritardi riscontrati nel decreto Ucraina per cui le pratiche di indennizzo con le relative somme sono state istruite e sono in pagamento, mentre per l’aviaria, per i casi riscontrati entro aprile 2022, sono ancora solo in fase di istruttoria, e riguarderanno solamente il 25% dell’atteso, la parte restante andrà nella migliore delle ipotesi al 2024.
Nella discussione in ambito della Sezione, nel fare una valutazione generale dell’andamento del settore, emerge ancora una volta, l’ipotesi di valutare la possibilità di chiedere una indennità di abbandono dell’attività di allevamento. Le ragioni sono essenzialmente da ricercare nella sempre più difficile difesa sanitaria degli allevamenti a causa dei costi crescenti e acuita, in alcune aree, da una eccessiva concentrazione degli stessi e dalla vetustà delle loro strutture aziendali, e anche, in alcuni casi, da un mancato ricambio generazionale. Per cui un provvedimento di abbandono insieme ad uno di ristrutturazione per chi decide di rimanere e proseguire nell’attività produttiva potrebbe essere di beneficio per il comparto avicolo nazionale. Anche perché nel caso di costruzione di nuove strutture i conti non tornano e le incombenze e le nuove normative cui adeguarsi di carattere sanitario ed ambientale aumentano tutti gli anni ed i relativi investimenti sono necessari se si vuole mantenere un certo livello di professionalità.
Viene accolto con un certo favore lo slittamento a livello europeo della direttiva sul benessere animale che doveva entrare in vigore con l’introduzione in allevamento di un limite massimo di 11 kg/mq, e che per il momento è stata rimandata; tuttavia, occorre essere realisti e consapevoli che movimenti animalisti ed ambientalisti sono contro di noi e sono ascoltati in Europa.
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