Cerca

Vendemmia 2023

Vigneto Italia: occorre puntare su qualità ed export

La vendemmia 2023 si conferma di qualità ma calano le vendite e aumentano ancora le giacenze, che superano i 49 milioni di ettolitri.

Vigneto Italia: occorre puntare su qualità ed export

vendemmia 2023

È una congiuntura complessa quella che sta affrontando il comparto vitivinicolo italiano. Che obbliga a riflettere su come rilanciare uno dei settori più avanzati dell’agricoltura italiana. Lo richiede il cambiamento climatico con le conseguenti fitopatie esplose durante la scorsa estate, ma non solo. Lo richiedono l’aumento dei costi di produzione, la diminuzione dei consumi, le pesanti giacenze, la percezione del vino da parte dei giovani, la visione antialcol di molti paesi del nord Europa, la richiesta di una sempre maggiore sostenibilità da parte dell’opinione pubblica.

È stata una vendemmia difficile, dunque, quella che si è appena conclusa. Se verranno confermate le stime dell’ Osservatorio  Assoenologi, Ismea e Unione Italiana Vini, la produzione vitivinicola italiana si andrà ad attestare poco sotto i 44 milioni di ettolitri, in calo del 12% rispetto ai 50 milioni dello scorso anno. Il primo protagonista è stato ancora una volta il cambiamento climatico, accompagnato da decorsi meteorologici spesso estremi che hanno determinato importanti differenze quantitative lungo tutto lo Stivale.  È infatti un vigneto Italia spaccato a metà quello fotografato dall'Osservatorio, che vede il Nord confermare livelli produttivi in linea con quelli dello scorso anno (+0,8%), mentre al Centro, al Sud e nelle Isole si registrano flessioni rispettivamente attorno al 20% e 30%. Protagonista dell'annata, la peronospora, patologia fungina il cui insorgere è stato dovuto in modo particolare dalle precipitazioni intense e frequenti nei mesi di aprile e maggio; a farne le spese sono stati molti vigneti, soprattutto del Centro-Sud. Va inoltre evidenziata anche la recrudescenza della flavescenza dorata in molte zone del nord Italia.

Se da un lato, dunque, i volumi della produzione vitivinicola nazionale risultano i più bassi degli ultimi sei anni, al contrario le giacenze hanno superato i 49 milioni di ettolitri, il dato più alto, secondo Ismea, degli ultimi sei anni. L’equivalente di un’intera vendemmia. In questo contesto risulta poco interessante la sfida alla Francia per la contesa del primato mondiale della produzione vitivinicola, che probabilmente quest’anno andrà ai cugini d’oltralpe; risulta invece essenziale una riflessione sull’andamento dei mercati, della domanda interna e dell’export di vino italiano nel mondo. 

Il mercato nazionale dei vini ha risentito, nel primo semestre dell’anno, della difficile situazione economica. Il rallentamento della domanda estera e la conseguente flessione delle esportazioni sono andati a sommarsi a una contrazione importante delle vendite sul mercato interno. L’indice dei vini sfusi all’ingrosso, elaborato da Unioncamere e BMTI, ha segnato un calo del -2,9% rispetto al semestre precedente e una riduzione tendenziale del -5,9%. Di contro i costi di produzione restano ancora elevati rispetto agli anni scorsi. Continua, infatti, a crescere il costo di tappi e imballaggi, che incidono sulla redditività delle aziende vitivinicole insieme agli aumenti delle materie prime, sia in campo che nelle cantine.

Se il calo dei consumi interni, oltre che a dinamiche inflattive, può essere parzialmente ricondotto anche al calo demografico della popolazione e quindi difficilmente recuperabile nel breve periodo, l’export rappresenta, a maggior ragione, un fattore vitale per la tenuta del settore.  Analizzando più nel dettaglio questo fronte, lo scorso anno le esportazioni italiane sono tornate sotto la soglia dei 22 milioni di ettolitri (-0,4%). Dieci anni fa, nel 2013, esportavamo 20 milioni di ettolitri ed è da allora che si è sempre rimasti attorno a quella cifra, con la sola eccezione del 2021, l'anno della ripartenza post Covid in cui l'export superò quota 22 milioni. Oggi è ripresa la discesa. In questo contesto, va constatata la difficoltà nel penetrare nuovi mercati con volumi e valori significativi: dai dati diffusi dal Sole 24 ore, le prime cinque destinazioni del vino italiano (Stati Uniti, Germania, Regno Unito, Canada e Svizzera) coprono da sole il 60% delle esportazioni. Tra questi mercati, in anni recenti solo il Canada ha messo a segno una crescita significativa. Gli altri paesi in elenco sono in quelle quattro posizioni da lungo tempo. Altri mercati con un grande potenziale di domanda ai quali occorre guadare con attenzione sono la Cina, che resta ancora troppo marginale se si pensa al suo potenziale di domanda, il Giappone, che presenta fasi alterne, la Polonia, la cui domanda interna è sempre più attenta a prodotti made in Italy di qualità, nonostante i numeri siano ancora limitati. Infine la Russia, che continua ad acquistare vino italiano (spesso grazie alle triangolazioni con i paesi baltici) ma in questo caso specifico è impossibile fare previsioni.

L’altro aspetto sempre più palese, è legato al traino fondamentale giocato dai vini spumanti, prosecco in testa, che rappresentano il 23% del totale dei vini esportati.

Avendo individuato nell’export un fattore chiave per il settore, crediamo sia interessante un raffronto in questo senso con i cugini francesi: nel 2022 la Francia ha esportato 12,28 miliardi di euro di vino per un totale di 13,9 milioni di ettolitri, mentre l’Italia ha esportato complessivamente 7,87 miliardi di euro di vino per un totale di 21,9 milioni di ettolitri. Ne consegue che la Francia ha venduto a una media di 8,8 euro al litro i suoi vini, mentre l’Italia a meno della metà: 3,6 euro al litro.

Le sfide per il settore sono dunque importanti ma siamo convinti che il Vigneto Italia abbia gli strumenti per affrontarle, nonostante la congiuntura attuale sia oggettivamente complessa. Occorre mettere a punto una strategia nazionale di ampio respiro sia per mitigare i danni del cambiamento climatico che per promuovere il vino italiano nel mondo. Alcuni strumenti già ci sono: non bisogna dimenticare il capitolo assicurazioni. Se è vero che la diffusione di fitopatie come la peronospora sono alimentate da fenomeni atmosferici estremi, allora bisogna attrezzarsi fin da subito per il futuro. Perché il rischio è che siano destinati a diventare sempre più frequenti. Secondo quanto previsto nel Piano di Gestione dei Rischi in Agricoltura gli agricoltori possono ricorrere agli strumenti di gestione del rischio attivati nell’ambito della PAC: assicurazioni agricole agevolate e fondi di mutualizzazione, strumenti sempre più necessari per garantire una continuità di reddito ai nostri agricoltori. C’è inoltre bisogno di un “Piano straordinario di azione per la lotta alla diffusione delle fitopatie” che analizzi, sviluppi e sostenga specifiche misure che portino a potenziare e rendere più efficace la strategia nazionale di monitoraggio e contrasto delle malattie in campo, come dichiarato dal Presidente Federazione Vino Confagricoltura, Federico Castellucci.

“Per quanto riguarda la nostra regione – sottolinea Ottavia Giorgi di Vistarino, Presidente della Federazione Regionale Vino – è importante che si continui a lavorare nella direzione della qualità. Occorre ripensare la politica dei contributi per gli espianti e reimpianti dei vigneti, soprattutto nelle aree meno vocate: in alcuni casi sarebbe bene focalizzare il premio esclusivamente sull’espianto. Quest’anno, in alcune aree dell’Oltrepò l’abbassamento dei prezzi delle uve rendeva antieconomica la vendemmia a causa dei costi legati alla manodopera. Servirebbe inoltre revisionare i criteri per l'autorizzazione "a pioggia" di nuovi vigneti ripartendoli in base alle performance delle denominazioni. Il confronto col prezzo che spunta la Francia rispetto ai vini italiani ci deve fare riflettere. Non ha senso per il nostro paese puntare sulla quantità, occorre puntare sulla qualità, cosa che siamo assolutamente in grado di fare e che dobbiamo imparare a comunicare al meglio ai consumatori". Ben vengano pertanto iniziative come quelle previste dal DM 4 agosto 2023 del MASAF per la valorizzazione delle produzioni agroalimentari e vitivinicole di qualità certificata e gli strumenti del PSP 2023-2027 volti alla promozione dei prodotti di qualità come l’Intervento SRG10 “informazione e promozione dei prodotti di qualità”, il cui bando regionale è previsto in uscita a novembre.

Commenta scrivi/Scopri i commenti