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LATTE
25.09.2023 - 12:20
AITeL, l’associazione che riunisce i tecnici del settore lattiero caseario ha tenuto il proprio 7^ congresso incentrato sul tema della sostenibilità della intera filiera lattiero casearia. Dopo le premesse e la introduzione di rito da parte del presidente AITeL, Andrea Summer e del direttore Distas della Università Cattolica di Piacenza e Cremona, Lorenzo Morelli, a parlarne sono stati i massimi esperti del settore, tre nomi su tutti: Piercristiano Brazzale, Giovanni Guarneri ed Erminio Trevisi.
Il presidente mondiale della FIL-IDF, l’italiano Piercristiano Brazzale, ha fornito un quadro preciso e documentato dell’impatto ambientale di tutta la zootecnia, ricordando in premessa che nel 2050 saremo circa 10 miliardi di abitanti e la richiesta di cibo aumenterà necessariamente tra il 50 ed 70% rispetto ai valori attuali e che dovrà essere prodotto in modo sostenibile. Il fabbisogno di proteine animali avrà un aumento da 74 a 100 miliardi di tonnellate di cui il 30% di origine lattiero-casearia le cui produzioni con le tecnologie attuali fanno prevedere un gap di acqua tra il 40 ed il 50%.
Nel 2016 la FIL-IDF ha sottoscritto una dichiarazione, detta di Rotterdam dal luogo in cui venne firmata, con la FAO per la promozione dello sviluppo sostenibile nella filiera lattiero casearia sui 17 obiettivi promossi dalle Nazioni Unite. Ma bisogna intendersi: in India ed in Africa la sostenibilità è vista più con un approccio economico, non così nei paesi dell’area occidentale. E a questo proposito occorre ricordare che la bovina da latte produce si carbonio, ma lo immette in un ciclo naturale, la cui somma è pari a zero.
Vi è poi da discutere sull’approccio e sul sistema di calcolo della sostenibilità, argomento delicato e su cui si stanno aprendo nuove visioni: molto più vicine alla realtà. Ovvero: la sostenibilità deve essere calcolata in base agli apporti nutrizionali del cibo cui si riferisce. In questo la FIL-IDF sta stimolando la ricerca ad individuare le metodologie di calcolo più corrette.
Infine, Brazzale ha ricordato che, se l’agricoltura e responsabile, diciamo del 20-30% delle emissioni, produce il 100% del cibo.
Il concetto di sostenibilità, esteso alla intera filiera lattiero-casearia, è stato sviluppato ed approfondito da Giovanni Guarneri, presidente del Consorzio di tutela del Provolone e in rappresentanza di Afidop, l’associazione che raggruppa tutti i formaggi Dop del nostro paese. I formaggi Dop italiani sono il segno tangibile del peso del dairy italiano, con 5 miliardi di valore di solo export. Valore che assume ancora più consistenza se si considera il livello di prezzo elevato dei formaggi italiani e che genera una notevole redistribuzione all’interno di tutta la filiera produttiva.
Ma dal momento che la sostenibilità è anche una precisa domanda del consumatore al trasformatore è giusto che venga perseguita ma anche “valorizzata” all’interno del prodotto finito. Allora bisogna chiedersi come può la filiera affrontare questa sfida.
Benché la sostenibilità sia principalmente legata alla fase primaria della produzione del latte, il concetto deve essere esteso a tutta la filiera. Per questo Afidop ha costituito un comitato di lavoro ed integrazione con Origin, l’associazione che raggruppa tutti i prodotti Dop italiani per definire le linee guida sulla sostenibilità ambientale: c’è un marchio ministeriale che certifica la qualità del lavoro. Ci sono obiettivi precisi che si rifanno ad una direttiva comunitaria che prevede norme specifiche da adottare all’interno dei Consorzi di tutela.
Afidop si è anche attivata, nelle relazioni con il mercato comunitario, in accordo con Origin per lo sviluppo di un sistema di valutazione del valore nutritivo degli alimenti per quantità standard di prodotto. E’ un problema di metodo che abbiamo affrontato con un certo successo. Infine, Guarneri, ha chiesto alla FIL-IDF la possibilità di avere uno spazio anche per i prodotti di qualità ad indicazione geografica.
Il direttore del Dipartimento di Scienze animali, della nutrizione e degli alimenti dell’Università Cattolica, Erminio Trevisi, ha posto l’accento sulla necessità di avere proteine animali nell’alimentazione umana e sulla mitigazione dell’impatto ambientale negli allevamenti bovini da latte. Le emissioni di metano sono meno pericolose di quanto si credesse, la loro vita in atmosfera è di quattro volte inferiore a quella dell’anidride carbonica. Oltre a ciò la zootecnia nel nostro paese ha già fatto molti progressi ed ha conseguito obiettivi che vanno oltre rispetto a quelli fissati dalla comunità al contrario di altri settori produttivi e civili.
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