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CEREALI UCRAINI
20.07.2023 - 12:02
Cesare Soldi
La decisione della Russia di non prorogare l’accordo sui corridoi umanitari per fare transitare i cereali ucraini dal Mar Nero, corre il rischio di creare notevoli turbative sul mercato degli approvviognamenti internazionali dei cereali con conseguenze imprevedibili sui prezzi.
Cesare Soldi, presidente della Libera associazione agricoltori cremonesi e dei maiscoltori italiani, ripercorre la storia dell’ultimo anno che, con la mediazione del presidente turco Erdogan e della Nato, aveva consentito di aprire l’export di cereali dall’Ucraina via mare: “La decisone di aprire quel corridoio per motivi umanitari avvenne esattamente un anno fa, il 22 luglio 2022 ad Istanbul, nell’ambito di un pacchetto che riguardava alimenti e fertilizzanti per la durata di 4 mesi, 120 giorni, poi venne prorpogato per altri 4 mesi, fino a novembre, poi fino a marzo, quindi fino a maggio e poi fino ad oggi in cui è stato rigettato. Stando alla cronaca di questi giorni sembra evidente che si tratti di una ritorsione contro gli attacchi ucraini al ponte che collega la Crimea alla terra ferma”.
Quali possono essere le conseguenze di questo blocco sul flusso dei cereali?
“Sono essenzialmente di due tipi: da un lato una diminuzione delle forniture verso la Cina ed i paesi africani che sono i maggiori destinatari del flusso cerealicolo via Mar Nero e dall’altro un aumento dei flussi via terra verso i paesi confinanti della Unione europea: Romania e Polonia, soprattutto. Di fatto questo blocco fa meno paura rispetto a quello ventilato e poi ritirato lo scorso anno perché già sono state sondate strade alternative.
Con quali risvolti economici ?
Lo scorso anno sono transitati dal canale umanitario circa 30 milioni di tonnellate di cereali. Da un lato si corre il rischio di fare mancare forniture importanti ai paesi africani, anche se non va dimenticato che il maggiore beneficiario dell’export di cereali ucraini è stata la Cina a cui è arrivato circa un quarto di quel grano. Poi si corre il rischio che, atttraverso le vie di terra, il grano ed i cereali ucraini arrivino in Europa contribuendo ad inflazionare il nostro mercato domestico con una probabile discesa dei prezzi. Di fatto, per effetto della sospensione dei dazi doganali decisa dalla Ue le importazioni di prodotti agroalimentari dall’Ucraina nei primi tre mesi di quest’anno sono aumentate del 60% rispetto allo stesso periodo dello scorso anno. Si è trattato di un aumento per i cereali di 920 milioni di euro e di 550 milioni di euro per i semi olesosi e le colture proteiche. Nel giro di un anno l’Ucraina è diventata il secondo fornitore di prodotti agroalimenatri della Ue”.
Non crede che si possa avere un ripensamento da parte della Russia, anche sulla base delle pressioni internazionali?
“Visto l’andamento dello scorso anno potrebbe anche essere. Però la vera questione è un’altra: la Russia, al di là degli aspetti bellici, ha interesse a tenere chiuso il canale umanitario sul Mar Nero? Allo stato attuale sembrerebbe di si perché pare che la federazione russia abbia degli stock importanti da smaltire di cereali che in questo modo potrebbero essere dirottati all’estero anadando a sostituire quelli ucraini. E poi c’è un’altra questione da considerare: abbiamo visto che il principale fruitore dei cereali che hanno viaggiato sui canali umanitari è stata la Cina. Allora bisogna chiedersi se la Russia, anche sul piano geopolitico oltre che su quello economico, abbia interesse a tenere chiuso questo importante canale di approvvigionamento di cereali per la Cina”.
Dunque sembra che le questioni dell’ agroalimentare siano soggette non solo a scelte prettamente economiche ma anche di precise strategie geopolitiche.
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