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Verso un “piano macelli” specifico?

 

Ispra intensificare i prelievi di cinghiali.

Verso un “piano macelli” specifico? 

Regione Lombardia  ed i suoi allevatori di suini sono da tempo in lotta aperta per cercare  di contrastare la diffusione della Peste suina africana tramite cinghiali. L’evento che ha fatto scattare la massima allerta è stato il ritrovamento  di  due carcasse di cinghiali infetti in provincia di Pavia.

Da allora è trascorsa una settimana e due sono gli eventi  significativi da registrare in Regione Lombardia dove l’allerta è massima dal momento che vi si allevano circa 4 milioni di suini.

Il primo è il report  di Ispra sul  tema cinghiali-Psa in cui l’ente per la sicurezza ambientale non ha usato mezzi termini. Dice Ispra che è necessario: “profondere il massimo sforzo possibile per aumentare la pressione di prelievo su femmine e piccoli; così facendo potrebbe non essere necessario aumentare in modo consistente i prelievi (degli adulti, ndr) poiché si andrebbe ad agire sulle classi portanti la dinamica di popolazione, ottenendo un controllo delle presenze pur senza conseguire significativi incrementi del numero di cinghiali abbattuti”.

Ispra nel suo documento relativo ad un  parere tecnico sul “Piano regionale degli interventi urgenti per la gestione, il controllo e l’eradicazione della pste suina africana nei suini da allevamento  e nella specie cinghiale”  indica chiaramente la necessità di operare principalmente nelle provincie di Mantova e Cremona ove è più forte, insieme a quella di Brescia, la concentrazione di allevamenti suini.

Il secondo evento relativo alla Psa dell’ultima settimana è un incontro indetto dall’assessorato al welfare di Regione Lombardia con le organizzazioni professionali agricole ed altri portatori di interesse tra cui  Assica  in cui sarebbe stato presentato un ipotetico “Piano macelli” con cui si starebbe valutando la possibilità di utilizzare per il consumo umano la carne suina proveniente da aree dichiarate colpite dalla Psa e che oggi sarebbero escluse dal consumo umano. Il condizionale è d’obbligo perché fino a questo momento non sono stati prodotti dalla Regione documenti ufficiali. 

Il progetto con cui si intende mettere in salvaguardia la suinicoltura lombarda, la prima del paese per numero di capi allevati e macellati, si basa su due presupposti, anzi tre. Il terzo, che è il più importante ed alla base degli altri, è che la Psa non è trasferibile all’uomo.  Gli altri sarebbero: i suini destinati alla macellazione devono provenire da allevamenti in cui viene praticata la cosiddetta “biosicurezza rinforzata” e che i macelli di destinazione siano in grado di operare le macellazioni con linee ben differenziate.

Il condizionale è d’obbligo perché fino a questo momento non sono stati prodotti dalla Regione documenti ufficiali relativi a questo progetto che potrebbe costituire una vera salvaguardia per la suinicoltura lombarda ed i sui rapporti commerciali in ambito Ue. Resterebbero invece insoluti i problemi relativi all’export  nei paesi extra Ue.

Oltre a questa possibilità, per contrastare l’emergenza, si starebbe valutando anche l’impiego dei droni e dell’esercito oltre a squadre di abbattimento specializzate contro i cinghiali che dovrebbero operare sotto la guida ed il controllo delle Ats lombarde.

Emergenza sottolineata anche nel citato rapporto di Ispra secondo il quale si assiste ad un incremento del danno economico sulle colture del 39%, che passa da poco meno di 700mila euro del 2021 ai quasi 980mila del 2022. Raccomandazione finale di Ispra relativa anche alla protezione delle colture perché:” Il solo prelievo venatorio (dei chingiali, ndr) non appare riuscire nemmeno a contenere l’entità dei danni causabili dalla specie”.

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