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Da gioielliere ad agricoltore

La storia di Paolo Boesi, che ora produce miele, frutta e non solo. «Il mio sogno è un piccolo agriturismo»

Paolo  Boesi con il suo cavallo

Dal mestiere di gioielliere a quello dell’agricoltore, inseguendo una passione mai sopita nel tempo; con la voglia e la disponibilità di rimettersi in gioco iniziando una nuova avventura professionale a 45 anni.

È una storia davvero inconsueta quella di Paolo Boesi, che conduce la Società Agricola La Contea a Cugno, frazione di Santa Brigida (Bergamo). Milanese di origine, Boesi ha lavorato per sette anni presso un grossista di gioielli nel capoluogo regionale, poi per altri diciassette in una gioielleria di Bergamo. Nel 2021 la svolta, nata per caso e abbracciata definitivamente dopo una riflessione durata sei mesi anche per lo stop imposto dal Covid. Due fratelli con i quali condivide l’impegno in una squadra di calcio amatoriale gli propongono – quasi dall’oggi al domani – di coltivare i loro terreni (tra i quali rientra anche un piccolo appezzamento ad Azzano), gli danno carta bianca, e l’ormai ex gioielliere decide di accettare l’opportunità. «Era sempre stato il mio sogno, e alla mia età non c’era tempo per aspettare ancora», ricorda. «Così, tra ‘ora’ e ‘mai più’ ho scelto ‘ora’ e non me ne sono mai pentito; la fatica e l’impegno fisico sono notevoli, ma la soddisfazione psicologica di svolgere questo lavoro per me è assolutamente impagabile». «Cosa mi gratifica di più? Senza dubbio il riscontro dei clienti, che apprezzano la mia produzione di miele e non solo», sottolinea l’imprenditore associato a Confagricoltura Bergamo, ringraziando quanti hanno collaborato e collaborano con lui.

Oltre a sessantuno arnie e centinaia di specie mellifere che agevolano il lavoro delle api, Boesi 'gestisce' anche piccoli frutti – 400 piante di lamponi, 180 di mirtilli siberiani, ribes, more, uva spina -, un migliaio di altre piante tra aromatiche ed officinali; ed ancora, aronia, dalla quale si ricavano bacche multivitaminiche, piante da frutto (nespole, gelsi, pere, mele, pesche, kiwi, castagni), fiori vivi (camomilla, calendula, achillea, fiordaliso, borragine...) ed erbe spontanee, dal tarassaco all’ortica all’aglio orsino. Per la trasformazione della sua frutta, si appoggia a laboratori esterni che preparano confetture, composte, vasetti di miele, tisane e sali aromatizzati. A tutto questo si aggiunge una piccola ma apprezzata produzione di salami nostrani. Gli sbocchi sul mercato vengono garantiti dalla vendita diretta, dalla frequentazione dei mercatini e delle fiere, dalla partecipazione alle iniziative promosse dall’Associazione Altobrembo.

Quanto ai progetti per il futuro, ‘prudenza’ rimane la parola d’obbligo. «Ho iniziato questa attività esattamente il 16 febbraio 2021, poco più di due anni fa. Credo che per andare ‘a regime’ e tracciare un primo bilancio realistico ci vorranno complessivamente cinque anni. Bisogna fare un passo alla volta e darsi il tempo necessario per crescere in modo solido: oggi – ad esempio – non posso ancora permettermi un laboratorio per le trasformazioni. Potrà essere un obiettivo per il futuro, insieme a quello di aumentare un po’ la produzione, continuare a scommettere sull’arido-coltura (quanto mai vincente in tempi di siccità), magari aprire un piccolo agriturismo. Si vedrà».

Con la giusta prudenza, appunto. E con la grande passione di sempre. Perché i buoni risultati, alla fine, arrivano tutti da lì.

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