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Vino: proroga di tre anni per le autorizzazioni agli impianti vitati

La misura riguarda le autorizzazioni in scadenza nel 2024 e 2025

Vino: proroga di tre anni per le autorizzazioni agli impianti vitati

Vigneto Italia

Con Decreto Ministeriale n. 635207 del 2 dicembre 2024, il MASAF ha prorogato i termini di scadenza delle autorizzazioni per gli impianti vitati nelle aree colpite da turbative del mercato vitivinicolo. La proroga è di tre anni e riguarda la durata delle autorizzazioni, non utilizzate, di nuovo impianto e di reimpianto, che scadono nel 2024 e nel 2025, a decorrere dalla relativa data di scadenza.

Da norma comunitaria questa tipologia di proroga vale per le aree colpite da turbative di mercato. In Italia tali aree coincidono con tutto il territorio nazionale come riferito nella relazione ISMEA richiamata nel decreto e che riprendiamo sinteticamente di seguito.  

Il settore vitivinicolo, pur confermandosi uno dei più dinamici all’interno del panorama agroalimentare italiano, sconta infatti un periodo particolarmente complesso legato, da una parte, alla fase più strettamente agricola e quindi alle incertezze dovute agli effetti diretti e indiretti conseguenti ai cambiamenti climatici e, dall’altra, a una domanda nazionale e internazionale in rapido cambiamento.

L’Italia, oltre a essere il primo paese produttore al mondo, con 47 milioni di ettolitri in media, è anche il primo esportatore mondiale in volume, con una media di oltre 22 milioni di ettolitri. Nella graduatoria dei consumi, invece, il nostro Paese è solo terzo e con prospettive di peggioramento nel ranking mondiale, essendo caratterizzato da una domanda matura e da una progressiva decrescita demografica. Questi fattori sono dunque alla base di un limitato ricambio generazionale nei consumatori di vino. ISMEA sottolinea come in un trentennio la dimensione del mercato domestico si sia sostanzialmente dimezzata, facendo orientare in modo crescente numerose aziende, di tutte le dimensioni, verso il mercato estero. Tuttavia, le crescenti tensioni sui mercati internazionali dovute alla complessa congiuntura geopolitica hanno determinato una serie di criticità culminate nel 2023 in un generale rallentamento degli scambi mondiali di vino, tanto in volume quanto valore. Questa battuta d’arresto, insieme ad altre considerazioni inerenti ai cambiamenti di paradigmi nei consumi mondiali (più spumante, meno rossi, più vini a basso tenore alcolico e polarizzazione rispetto ai prezzi al consumo, più attenzione agli aspetti salutistici, ecc.) richiede dunque un’attenta analisi e impone una serie di riflessioni da parte dei paesi produttori.

La contrazione dei consumi interni, unitamente ad una domanda estera che non si sviluppa secondo le aspettative immediatamente post-pandemiche, ha visto un considerevole aumento delle giacenze, che in alcuni anni, come il 2023, a inizio campagna erano addirittura al di sopra delle capacità produttive del Paese, collocandosi oltre i 50 milioni di ettolitri. Tali criticità si sono riverberate anche nel mancato utilizzo di tutti i fondi messi a disposizione dagli interventi settoriali come le misure di Ristrutturazione e Riconversione vigneti e degli Investimenti. Anche l’utilizzo dei diritti di impianto, messi a disposizione ogni anno nel limite dell’1%, ha cominciato a rallentare. Sono tutti segnali, quindi, di una certa cautela da parte degli imprenditori che impone anche alle amministrazioni nazionali di venire incontro alle evidenti esigenze dei produttori di ripensare l’organizzazione dell’offerta nel suo complesso. Pertanto, conclude ISMEA, da questo scenario complesso emerge la necessità per i produttori di uve di ponderare meglio le scelte rispetto ai futuri ampliamenti di superfici. La decisione di utilizzare i diritti di impianto, infatti, comporta investimenti importanti in un contesto economico non certo favorevole, con l’inflazione degli ultimi anni che ha eroso il valore reale dei redditi, peggiorando le condizioni di accesso al credito e che solo con una certa gradualità si stanno riportando su condizioni appetibili. In questo contesto complessivo è difficile individuare situazioni più critiche di altre a livello regionale e pertanto la proroga di tre anni dei diritti di impianto a scadenza 2024 e 2025 è risultata necessaria per tutte le regioni italiane.

Da un punto di vista tecnico, il viticoltore che non volesse usufruire in tutto o in parte delle autorizzazioni né tantomeno usufruire della proroga, è tenuto a comunicare la volontà di rinuncia, tramite i sistemi informativi regionali o il SIAN, entro e non oltre il 31 dicembre 2024. I viticoltori che effettueranno tale comunicazione non saranno soggetti a sanzioni. Ricordiamo in proposito che le sanzioni per la mancata fruizione delle autorizzazioni partono da un minimo di 500 €/ha e un anno di esclusione dagli interventi finanziari a sostegno del settore fino a un massimo di 1.500 €/ha e 3 anni di esclusione e dagli investimenti, a seconda della superficie effettivamente impiantata rispetto a quella concessa con l'autorizzazione.

Il provvedimento va quindi nella direzione richiesta da Confagricoltura, che ha da subito ravvisto la necessità di estendere la validità delle autorizzazioni agli impianti per favorire il ripristino dell’equilibrio di mercato in ambito vitivinicolo. Si stanno inoltre seguendo con attenzione gli sviluppi di un ulteriore provvedimento a livello europeo che dovrebbe portare da 2 a 5 gli anni disponibili per richiedere l’autorizzazione al reimpianto dopo l’estirpazione di un vigneto. Il testo è attualmente in discussione fra Commissione Stati Membri. Le sfide per il settore sono importanti ma siamo convinti che il Vigneto Italia abbia gli strumenti per affrontarle, nonostante la congiuntura attuale sia oggettivamente complessa. Occorre ora implementare una strategia nazionale di ampio respiro, sia per mitigare i danni del cambiamento climatico e la diffusione delle fitopatie vegetali che per promuovere un consumo consapevole del vino italiano.

Scarica qui il testo del DM n. 635207

Scarica qui la relazione ISMEA

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