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Emergenza PSA

Marta Sempio: i disagi per i suinicoltori pavesi causati dalla Psa non sono finiti. E a quando il ristoro dei danni subiti?

Il presidente di Sezione Berta: ai colleghi pavesi la piena solidarietà: ma non basta, ora fatti concreti

Marta Sempio

Marta Sempio, Presidente Confagricoltura Pavia. I suinicoltori pavesi hanno arginato la Psa

La provincia di Pavia, e con essa i suoi allevatori di suini, è stata martoriata dalla diffusione del virus della Peste suina africana. E’dal mese di giugno che sono stati riscontrati alcuni casi, sia in allevamenti di suini che in cinghiali allo stato brado, pochi, ma che di fatto hanno bloccato la suinicoltura pavese arrecando danni ingentissimi ai produttori.  Quarantamila capi abbattuti, danni diretti ed indiretti ingentissimi e ancora difficili da quantificare e non ancora terminati visto che tuttora permane il blocco delle movimentazioni. 

La presidente di Confagricoltura Pavia, Marta Sempio, che in fiera a Cremona ha fatto una dettagliata e accorata cronistoria degli accadimenti, e che è in contatto continuo con l’assessore all’agricoltura di Regione Lombardia, Alessandro Beduschi, si domanda: “Abbiamo messo la parola fine ai disagi dei nostri suinicoltori? Sicuramente no, non la vediamo nemmeno nel breve o medio periodo”. Il presidente della Sezione suini di Confagricoltura Lombardia, Davide Berta che la accompagna quotidianamente in questa vicenda, anche nei contatti con la sede nazionale e la classe dirigente politica al più alto livello, rivolge ai suinicoltori pavesi: “il senso della più profonda solidarietà della intera categoria, ma non basta, occorrono fatti concreti”.

Marta Sempio nel suo intervento cremonese, dopo la cronaca, aveva elencato una serie di difficoltà e problemi da superare, che sono per lo più ancora attuali. Eccone una sintesi:

Esistevano ed esistono serie difficoltà a trovare un macello designato, difficoltà che è stata confermata in pubblico da Valerio Pozzi, direttore di Assocom.

E poi per quanto riguarda la provenienza dei suini dalle zone colpite vi è il rischio di subire una serie di penalizzazioni da parte dei macelli. Anche senza voler parlare di probabili speculazioni spesso si tratta di animali in sovrappeso, provenienti da allevamenti in sovrannumero e, soprattutto, con il marchio della lettera scarlatte della provenienza di Pavia.

Le stesse difficoltà e problematiche possono essere attribuite anche alla categoria dei giovani suinetti con la domanda conseguente su quando sarà possibile ricominciare con la normale attività di riaccasamento.

A questo riguardo la Presidente Sempio porta l’esempio del Piemonte, regione in cui dopo un anno e mezzo da un certo livello di “normalizzazione” gli allevamenti suinicoli sono ancora vuoti e ci si domanda se potranno riprendere la loro normale attività.

E questo fa scaturire una ulteriore serie di domande sul futuro della suinicoltura a Pavia e quindi in Lombardia, ad esempio: i soccidanti come si comporteranno con gli accasamenti, quale potrà essere il futuro delle scrofaie e la gestione dei liquami e delle lettiere?

Le misure di biosicurezza attuate in allevamento che dovranno essere estese a tutta la filiera della suinicoltura saranno sufficienti a garantire la certezza della immunità?

E, soprattutto, a quando la quantificazione dei danni causati dalla Psa agli allevatori colpiti anche indirettamente ed i tempi per il loro ristoro?

 

 

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