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PIOPPICOLTURA

"Nuova intesa per la filiera del pioppo": ecco l'accordo per il rilancio della pioppicoltura

Documento sottoscritto da regioni dell'area padana, Confagricoltura e Associazione Pioppicoltori Italiani

Pioppi

Un pioppeto in Pianura Padana

“Nuova intesa per lo sviluppo della filiera del pioppo” è il documento a sostegno della pioppicoltura sottoscritto da Confagricoltura, Associazione Pioppicoltori Italiani e Regioni Piemonte, Lombardia, Veneto, Emilia-Romagna e Friuli-Venezia Giulia.

Gli obiettivi del documento sono incentivare la nascita di filiere dedicate, aumentare la materia prima nazionale destinata all’industria interna del legno, della carta e dell’energia rinnovabile, promuovere le pratiche colturali sostenibili, intercettare sostegni economici dai fondi Ue, a partire da quelli per lo sviluppo rurale, e regolamentare l’attività pioppicola all’interno delle aree della Rete Natura 2000 e di altre aree protette, nel rispetto di quanto previsto dal Regolamento sul Ripristino della Natura.

«Il cammino è tracciato, lo dobbiamo percorrere tutti insieme: istituzioni, organizzazioni del settore e mondo della ricerca – ha commentato il componente di giunta di Confagricoltura, Cesare Soldi, intervenuto all’incontro –. Con l’accordo sarà possibile risolvere molte criticità che gli operatori attualmente si trovano ad affrontare. A partire dai nuovi vincoli derivanti dal Regolamento europeo sul Ripristino della Natura e dalla progressiva riduzione della remunerazione e quindi della competitività delle imprese».

Il Regolamento dovrà essere recepito entro fine anno dal ministero dell'Ambiente e della Sicurezza energetica e diventerà il documento di riferimento per i prossimi decenni. Tra le azioni previste e richiamate anche dalla Strategia europea sulla biodiversità, ci sono interventi per riportare a scorrimento libero 25.000 km di fiumi italiani.

Confagricoltura auspica che la futura applicazione del Regolamento terrà presente il nuovo orientamento europeo sulla competitività e la strategia del commissario Ue all’Agricoltura. Lo stesso vale per i contenuti, ancora in discussione, del Piano per la rinaturazione del fiume Po. Un progetto che presenta ancora forti criticità per molte aziende agricole e intere filiere strategiche collegate, come quella del legno-arredo.

«Per non commettere gli errori del passato serve una maggiore concertazione con tutti i portatori di interesse dei territori coinvolti dall’accordo firmato oggi – ha sottolineato Soldi –. Serve maggiore trasparenza nella condivisione della documentazione scientifica a supporto di alcune misure e bisognerà considerare sia gli impatti ambientali, sia quelli sulla gestione dei territori e le attività produttive. Non dobbiamo dimenticare il ruolo che le imprese silvicole svolgono anche nella manutenzione della sicurezza idraulica del Paese».

Fabio Boccalari, presidente della Associazione Pioppicoltori Italiani, nel ricordare che le basi per l’accordo raggiunto sono state poste già dal 2013, poi l’evoluzione della politica ne ha ritardato l’applicazione raggiunta in questi giorni: «Si tratta di un accordo importante perché riguarda l’intera filiera del pioppo, a partire dall’aumento delle superfici coltivate ma anche con l’esigenza di regole comuni a partire dalla Unione Europea».

L’indotto legato alla coltura del pioppo si distingue per la sostenibilità dei metodi di coltivazione (certificati secondo gli standard forestali PEFC e FSC) e di recupero degli scarti industriali con la produzione di compensato e imballaggi. La filiera pioppicola italiana è di fondamentale importanza per il settore agroforestale italiano e ha bisogno di essere rafforzata per riuscire a ridurre le importazioni dall’estero.

Il valore della filiera legno–arredo e del suo indotto occupa l’8% dei dipendenti del settore manifatturiero grazie all’attività di 81.000 imprese (pari a circa il 15% del totale nazionale) e 410.000 addetti. Il suo fatturato ammonta a 35 miliardi di euro, di cui 13,5 derivanti dalla sola esportazione di prodotti per l'arredamento. La pioppicoltura rappresenta lo 0,5% della risorsa di legno italiana, ma è la fonte essenziale di uso del legno da opera in Italia e ne rappresenta il 50%.

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