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CEREALICOLTURA

Il rilancio del mais passa da sostegno al reddito, filiere e bioenergie

Gibelli: «Situazione critica, è tempo di agire»

Il rilancio del mais passa da sostegno al reddito, filiere e bioenergie

Sostegno al reddito, sviluppo dei contratti di filiera, anche locali, e rivalutazione della coltura a livello energetico, per l’utilizzo in impianti di biogas e biometano.

Questa la ricetta per il rilancio del mais promossa da Confagricoltura Lombardia e presentata oggi nel corso dell’audizione della Commissione Agricoltura di Regione Lombardia: «Ringrazio innanzitutto l’assessore Beduschi e il consigliere Carra – ha detto Edoardo Gibelli, membro della sezione cereali di Confagricoltura Mantova e presidente della sezione proteoleaginose di Confagricoltura Lombardia – per la celerità con la quale hanno accolto le nostre istanze, anche alla luce del documento redatto poche settimane fa. Non nascondo che la situazione è estremamente delicata. Il mais in Italia è passato dai 925.000 ha del 2010 ai circa 495.000 ha attuali, con un vero e proprio crollo della redditività».

«I punti di criticità sui quali lavorare sono tre – ha detto Gibelli – in primis il sostegno al reddito, sotto forma di misure Psr specifiche che aiutino ad aumentare i ricavi per ettaro della coltura e vadano a integrare quanto perso con i premi Pac, dimezzatisi negli ultimi anni. Poi il tema delle filiere: il limite di ettari ammissibili al contributo di filiera (150, ndr) è troppo basso e penalizzante. Occorre riconoscere anche le filiere corte, come quelle tra cerealicoltore e allevatore, che in diversi territori lombardi sarebbero assai attrattive. Infine la rivalutazione del mais come coltura energetica, adatta cioè ad alimentare impianti a biogas e biometano».

Tra i temi toccati, anche quello dei dazi e del clima: «Le tensioni geopolitiche attuali – ha spiegato Marco Samarani, presidente della sezione cereali da foraggio di Confagricoltura Lombardia – sono un boomerang imprevedibile per i nostri produttori, che si trovano a dover fare i conti con costi di produzione altissimi, tra cui quello dei fertilizzanti. Per non parlare del cambiamento climatico, che aggrava ogni anno di più un quadro già di per sé difficoltoso».

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