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Sindacale
04.11.2024 - 06:14
Dal Copa indicazioni alla politica europea: maggiore ascolto degli agricoltori
L’ultima settimana è stata caratterizzata da un paio di eventi che hanno lanciato chiari messaggi sullo stato di salute dell’agricoltura europea, degli agricoltori e del loro futuro. A Bologna l’Accademia Nazionale di Agricoltura e la Federazione Italiana Dottori in Agraria e Forestali con un convegno sul tema: “Le priorità agricole dell’Unione europea per il 2024-2029: tra revisione della Pac e completamento del Green Deal”. A Bucarest L’undicesimo Congresso degli agricoltori europei di Copa e Cogeca con un programma concentrato sulla definizione del percorso per il futuro competitivo e sostenibile dell’agricoltura europea per il prossimo mandato politico.
Dunque, sia pure a distanza sull’asse Bologna - Bucarest, focus sull’agricoltura europea leader mondiale con 315 miliardi di esportazioni di prodotti agricoli dell’agroindustria da due diversi punti di vista: quello degli accademici e quello degli agricoltori.
Al centro dell’attenzione le nuove linee guida della PAC, le priorità degli agricoltori e quelle della società, il Green deal, i cambiamenti climatici e la redditività delle imprese agricole. Un quadro in cui gli agricoltori sono stati chiamati a contribuire con oneri e sacrifici al processo di transizione ecologica che, insieme alle difficoltà di mercato e ad eventi avversi di natura climatica, fitosanitaria e politica hanno provocato una reazione di scetticismo, sfiducia e disimpegno da parte degli agricoltori.
Il cui sentimento comune è stato ben rappresentato da Massimiliano Giansanti, Presidente di Confagricoltura e del Copa nel vertice di Bucarest: “Gli agricoltori che sono scesi in piazza negli ultimi mesi dimostrano quanto la nostra comunità sia vulnerabile agli impatti cumulativi delle politiche, delle condizioni di mercato e degli eventi geopolitici. Le istituzioni dell’Ue devono riconquistare la fiducia degli agricoltori e sono necessarie azioni coerenti. Ciò deve essere dimostrato da un aumento dedicato del bilancio della Pac dopo il 2027; coerenza sul commercio e in tal senso, non far avanzare l’accordo del Mercosur nella sua forma attuale. Ugualmente sulla filiera alimentare sono necessarie azioni per aumentare la remunerazione degli agricoltori. Noi agricoltori siamo e dovremmo essere i protagonisti di un nuovo accordo sulla competitività che metta l’agricoltura al centro del progetto europeo: garantire un reddito equo, produttività e innovazione nel percorso verso la transizione verde”.
Con un’ottica diversa ma sostanzialmente sulla stessa lunghezza d’onda da Bologna, Giorgio Cantelli Forti, presidente dell’Accademia Nazionale di Agricoltura: “L’agricoltura sta soffrendo e la nuova Pac deve essere un incentivo per un suo rilancio. Sono necessari equilibri e rapporti paritetici tra gli stati europei, senza favorire corporazioni di parte, rispettando le produzioni di qualità di ciascun Paese che sono la forza nei confronti del mercato estero. La Pac e un giusto Green Deal che non segua ambientalismi di parte e faccia scelte giuste, ad esempio favorendo gli studi genetici sulle piante per affrontare meglio il cambiamento climatico e favorire la sicurezza alimentare e cibo per tutti, può davvero essere la base per il futuro agricolo europeo”.
Sempre da Bologna, Franco Sotte, ordinario di Economia e Politica Agraria all'Università Politecnica delle Marche, nel suo intervento ha riassunto la storia della Politica agricola comunitaria lamentando una vera guida a livello europeo: “Finché mancherà un reale governo dell’Unione e una vera idea di filiera agricola europea le trattative si svolgeranno nel tavolo negoziale del Consiglio tra ministri con ognuno dotato di potere di veto ed è inevitabile che prevalgano obiettivi immediati e la Pac si trascina, da un negoziato all’altro, in questa condizione di blocco che la immobilizza”.
Volendo tirare delle conclusioni sui due eventi si può dire che, da due punti di osservazione diversi, sono stati evidenziati molti fattori di criticità comuni sulla Pac che si possono sintetizzate in una crescita del divario tra la realtà in campo (letteralmente) e quella delle normative. Queste ultime non riescono ad adeguarsi tempestivamente alle mutate esigenze, e che sarebbe meglio prevenire, della categoria produttiva. A ciò si aggiungono i bassi prezzi corrisposti ai produttori, la differenza di condizioni tra i prodotti europei e quelli importati e lo scarso ricambio generazionale. Oltre ad una crescente pressione dell’opinione pubblica che ha una visione distorta e non realistica dell’attività agricola.
Elementi forti e chiari per il prossimo governo della Ue che sta completando la sua formazione istituzionale.
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