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Giornata del latte: promuoverne il consumo e difenderlo da attacchi sconsiderati e interessati

Lorenzo Morelli: il suo impatto ambientale deve essere calcolato in funzione del valore nutritivo

Lorenzo Morelli

Morelli ha lanciato il "nLCA" con cui introduce il concetto dell'impatto ambientale in funzione del valore nutritivo

La Libera Associazione Agricoltori Cremonesi, come da tradizione e ormai da prassi consolidata, ha celebrato la  “Giornata Mondiale del Latte” indetta dalla Fao per promuovere il consumo di latte e derivati. Cesare Soldi, nel suo intervento introduttivo, ne ha ricordato le ragioni principali. Sia come alimento che come prodotto oggetto di una intensa, e difficile, attività economica che promuove lo sviluppo territoriale generando un indotto di grande rilevanza. “Cremona e la sua provincia, ha esordito Soldi, producono il 25% del latte della Lombardia e il 12% di quello italiano con una destinazione di poco inferiore al 50% a prodotti DOP che si confermano essere un importante strumento di valorizzazione della materia prima latte. Di questo oltre il 60% viene conferito e trasformato dalle cooperative. Le esportazioni di prodotti lattiero-caseari da parte delle imprese cremonesi sono aumentate dal 2010 al 2022 del 272%”.

Ma la giornata del latte serve anche per difenderlo da attacchi mediatici privi di ogni fondamento come è stato ricordato dai numerosi e qualificati interventi, quali quelli del Ministro Francesco Lollobrigida, dal senatore e presidente della commissione agricoltura Gian Marco Centinaio, dal presidente di Regione Lombardia, Attilio Fontana e dal presidente della Provincia di Cremona, Mirko Signoroni, che si sono schierati tutti per la difesa del latte, dei suoi derivati e degli allevatori.

Antonio Boselli, presidente di Confagricoltura Lombardia ha sottolineato alcuni aspetti significativi: “L’agricoltura lombarda è sempre stata caratterizzata dall’allevamento della vacca da latte e la sua tradizione in questo senso continua; ci stiamo solo adeguando ai tempi con l’introduzione di tecnologie innovative. Il suo peso a livello nazionale lo conferma così come l’apporto all’export dei derivati. Il lavoro degli allevatori oggi deve essere incentrato sulla intesificazione sostenibile, ed è per questo che rivolgo un sentito ringraziamento all’assessore Beduschi che ha consentito in Lombardia, prima in Europa, la sperimentazione in pieno campo delle Tea”.

Il quale assessore Beduschi in seguito nel corso della tavola rotonda è tornato sull’argomento richiamando il ruolo dell’Unione europea, che dopo gli scossoni di qualche mese fa, dovuti alla protesta dei trattori, e dopo qualche timida apertura verso le istanze del mondo agricolo, sembra essersi richiusa su sé stessa. “Vedremo se, ha concluso l’assessore, dopo il voto europeo di qualche giorno fa e con la nomina della nuova commissione potrà cambiare l’atteggiamento puramente teorico ed astratto che ha portato alla politica del “Green deal” e del “Farm to fork” per abbracciare politiche più concrete a favore dell’agricoltura europea, ma non per questo che debbano rinnegare gli obiettivi di natura ambientale”.

Il ruolo del latte  e della zootecnia oggi e nel prossimo futuro è stato sottolineato da Maurizio Martina, già ministro dell’agricoltura e oggi Deputy Director della Fao, che ha fornito una visone a tutto campo e proiettata nel futuro a livello globale: “Il ruolo del latte e derivati nell’alimentazione mondiale e per il sostegno alla crescita dei paesi poveri è fondamentale: oggi oltre 500 milioni di persone nel mondo ricevono sussistenza diretta dal latte e la domanda di prodotti di origine animale aumenterà nei prossimi 30 anni. Per cui sarà fondamentale lo sviluppo di nuove tecniche di allevamento che tengano conto anche del benessere animale”.

Sono poi seguiti due interventi tecnici di alto livello, molto apprezzati, da parte di Lorenzo Morelli, direttore Distas dell’Università Cattolica di Piacenza e Cremona e di Guendalina Graffigna, docente e psicologa dei consumi. Dai loro interventi sono emersi due concetti molto chiari e degni di maggiore  divulgazione. Da Morelli: “Il peso degli alimenti sulle questioni ambientali deve essere misurato in relazione all’apporto del loro valore nutritivo, come peraltro già la Fao aveva indicato. Per questo il Life Cicle Assesment (LCA- Valutazione del ciclo di vita) deve essere preceduto da una “n” che sta per nutrient”, quindi nLCA. Da Graffigna:” Occorre creare le condizioni che portino ad un maggior dialogo tra i componenti della filiera, inclusi i consumatori, che tenga conto anche degli aspetti psicologici   e della visione che ogni suo componente ha del segmento che gli compete. In altri termini, gli approcci tecnici e scientifici non sono tutto, in particolare per il consumatore, per il quale l’approccio psicologico assume la massima importanza”. A volte anche superiore agli stessi apporti nutritivi.

La giornata del latte si è conclusa con una tavola rotonda a cui hanno preso parte: Carlo Bonomi, presidente della Fiera di Milano, Alessandro Beduschi, assessore all’agricoltura di Regione Lombardia, Giovanni Guarneri, responsabile settore caseario di Alleanza delle cooperative,  e Massimiliano Giansanti, presidente di Confagricoltura.

E proprio Giansanti, partendo dal latte ma per parlare di tutta l’agricoltura italiana, ha fatto un quadro della situazione e delle prospettive future.

“Per quanto riguarda il latte, occorre rilanciare un consumo consapevole e difenderlo dai numerosi attacchi che riceve anche da parte dei fautori di bevande concorrenti a base vegetale. A livello più generale occorre chiarirsi bene in Europa cosa si vuole fare della nostra agricoltura. La quale è importante: ha un valore aggiunto di 66 miliardi di euro, un valore complessivo, calcolando tutto l’indotto di 335 miliardi di euro e genera un valore dell’export di 66 miliardi. Ma le nostre aziende sono piccole e sta aumentando per l’Italia l’aspetto di paese trasformatore, cioè importiamo materie prime alimentari che potremmo benissimo produrre da noi e le trasformiamo. Significa che i nostri prodotti sono apprezzati all’estero ma non produciamo sufficiente materia prima. Il valore della nostra agricoltura è sceso negli ultimi anni di 13 miliardi, di fatto esportiamo prodotti alimentari fatti con materie prime di importazione. Per questo il nostro obiettivo deve essere di realizzare un modello di agro industria nazionale verticale in grado di competere sui mercati mondiali valorizzando la materia prima prodotta in Italia, per questo abbiamo lanciato il progetto “Mediterranea” lavorando insieme alla cooperazione e all’industria. E’ un modello agroindustriale per il paese in grado di sviluppare un maggior valore interno per tutte le filiere e per tutti i loro segmenti”.

Modello da cui ne potrebbero trarre beneficio anche i consumatori.

 

 

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