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Assemblea Bruxelles

Il presidente Crotti, commenta positivamente le prese di posizione espresse da Francesco Lollobrigida

Lollobrigida e Crotti

Lollobrigida e Crotti

Il prossimo 26 febbraio Confagricoltura ha convocato un’assemblea a Bruxelles proprio per discutere nella capitale europea della politica agricola della Ue e per fare sentire direttamente sul posto la propria voce e le proposte per il futuro dell’agricoltura nazionale ed europea.  

Intanto, Riccardo Crotti, presidente di Confagricoltura Lombardia, commenta molto positivamente le prese di posizione espresse da Francesco Lollobrigida, Ministro dell’agricoltura e della sovranità alimentare, sul futuro dell’agricoltura e soprattutto su quello della Pac.

“Ho apprezzato molto, commenta Crotti, i recenti interventi che il Ministro ha fatto su diverse testate giornalistiche e ribadite nell’incontro avuto pochi giorni fa a Milano. Si è trattato di un fermo richiamo per un ritorno alla realtà che vede l’agricoltura come uno dei principali asset economici del paese, di una rivalutazione della produzione di cibo, sano e di qualità, senza per questo voltare le spalle alla questione della transizione ambientale che deve essere “compatibile e graduale” con le attività economiche. Concetto che vale soprattutto per l’agricoltura, che nell’ambiente ci vive e ci lavora prendendosene cura. Mi hanno  fatto anche molto piacere le affermazioni della presidente della Commissione Ue, Ursula Von Der Leyen rivolte ad una maggiore considerazione dei problemi più volte espressi da Confagricoltura nel confronti della Pac dell’ultima riforma ”.

Dunque, la “Politica” sembra finalmente essersi accorta della valenza di un settore strategico dell’economia italiana ed europea. Se il merito, almeno in parte deve essere attribuito alle proteste di piazza degli agricoltori, è indubbio che le rivendicazioni verso una Pac più equa e più “agricola” siano state portate avanti da anni da Confagricoltura; come dimostrano significativi miglioramenti nel recente passato.

Ma adesso il problema è arrivato al cuore della questione: la redditività dell’agricoltura è diventata insufficiente, ed è necessario cambiare la rotta.

Cosa che, viste le imminenti elezioni europee, non potrà che essere rimandata a dopo giugno; anche considerando i margini di manovre ridotti imposti dalla attuale Pac, che di fatto, resterà in vigore fino al 2027. Però è opportuno, accanto ad alcuni accorgimenti milgliorativi, immaginare un futuro diverso e pianificare interventi più radicali per il futuro.

Intanto ripartiamo da alcune delle considerazioni espresse dal nostro Ministro dell’Agricoltura, Lollobrigida, in particolare espresse nell’intervista concessa al Sole 24 Ore dello scorso 15 febbraio.

Ha sostenuto Lollobrigida  che bisogna chiarire con Bruxelles che l’agricoltura non è un nemico dell’ambiente ma ne è il principale alleato e per questo va adeguatamente sostenuta. La riforma della Pac a parità di budget rispetto al passato ha introdotto vincoli ambientali irraggiungibili o ingestibili sul piano burocratico, provocando un taglio degli interventi agli agricoltori in media del 40%.

I temi della transizione ecologica non sono in discussione ma lo devono essere i temi con cui metterla in atto. Non possiamo immolare alla transazione green interi settori produttivi.

Per questo bisogna cominciare a rivedere la riforma della Pac in essere, il suo primo anno di applicazione è stato un fallimento. Le norme Ue consentono di chiedere la revisione e di introdurre correttivi sostanziali rimettendo al centro del sistema agricolo la produzione. La proposta di dimezzare l’uso di agrofarmaci in Europa con la conseguente riduzione della produzione agricola ci avrebbe costretto a importare prodotti agricoli da paesi che non seguono le stesse regole. Con due risultati negativi: non migliorare la qualità dell’ambiente e aumentare la dipendenza da paesi terzi.

A parità di risorse occorre pensare ad un loro redistribuzione. La Pac attuale prevede per l’Italia un budget di 37 miliardi fino al 2027, circa 7,81 miliardi l’anno distribuiti per il 48 % sotto forma di aiuti diretti agli agricoltori, 15 % di aiuto accoppiato, legato alle quantità prodotte di specifiche colture, 2 % ai giovani agricoltori e soprattutto un 25 % legato ai cosiddetti “ecoschemi”. Bruxelles prevedeva un taglio sull’aiuto di base che era possibile recuperare attraverso gli “ecoschemi” ovvero premialità legate a condotte virtuose sul piano ambientale, obiettivi che si sono dimostrati difficili da raggiungere rendendo impossibile erogare agli agricoltori i contributi aggiuntivi che si attendevano. Un primo intervento potrebbe essere proprio legato ad una revisione di questo meccanismo cercando di valorizzare gli aiuti accoppiati e di travasare risorse dagli “ecoschemi”, in particolare alcuni molto difficili da conseguire, verso altre forme di sostegno più agevoli.

Dunque sembra proprio che il Ministro dell’Agricoltura e della sovranità alimentare, stando a queste dichiarazione sia molto in sintonia con le posizioni che Confagricoltura sostiene da tempo.  

 

 

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