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Attività sindacale

Giansanti: sono anni che combattiamo contro questa Pac, troppo "green" e poco "agricola"

Crotti, c'è ancora molto da fare ma abbiamo già ottenuto migliorie. Pac inadeguata ma può aiutarci a migliorare il reddito aziendale

Riccardo Crotti ad una assemblea di Confagricoltura

Il presidente Crotti sulla protesta agricola: sono le nostre stesse ragioni. Lavoriamo ai tavoli istituzionali e abbiamo ottenuto miglioramenti

 “I motivi delle proteste del mondo agricolo in Europa, afferma Riccardo Crotti, presidente di Confagricoltura Lombardia, sono sacrosanti. Sono gli stessi motivi che come Confagricoltura abbiamo da tempo contrastato e spesso migliorato. La nostra azione sindacale l’abbiamo svolta e continuiamo a farlo nei tavoli di confronto, a tutti i livelli: comunali, provinciali, regionali, nazionali ed europei. Lavoriamo con le istituzioni per migliorare le proposte di legge che governano il nostro comparto. Da tempo abbiamo sostenuto l’inadeguatezza della Pac attuale, troppo “green”, molto burocratica e meno agricola e su questi temi la nostra battaglia continua. Guardiamo ad esempio a quanto siamo riusciti ad ottenere solo pochi giorni fa: l'anno "zero" per la decorrenza dell'avvicendamento delle colture partirà dal 2024 e non dal 2023 e che le colture intercalari devono rimanere in campo per 90 giorni senza di fatto più essere vincolate alla raccolta come sinora prevaleva nelle interpretazioni fornite”.

 

Lo stesso presidente nazionale Massimiliano Giansanti in una recente intervista a Radio 24 ha chiarito la posizione di Confagricoltura insieme ad una analisi dettagliata delle motivazioni che sono alla base del malessere diffuso: “Non siamo più contadini, oggi siamo imprenditori agricoli che rischiano sui mercati. La PAC sta diventando una politica tutt’altro che agricola: chiedere agli agricoltori di non produrre, oppure chiedere di non vendere alcuni prodotti perché probabilmente devono arrivare da fuori confine, creano squilibri. La fauna selvatica fuori controllo e la diffusione della peste suina, stanno distruggendo il nostro sistema suinicolo nazionale. Tutto questo perché nella Unione europea abbiamo un sistema di norme che vogliono vietare ai nostri agricoltori di produrre sicurezza alimentare e sufficienza alimentare, che erano alla base della costituzione della Comunità europea”. Giansanti ha infatti ricordato che l’art. 38 del trattato istitutivo diceva che la politica agricola comune doveva garantire, da un lato la sicurezza e l’autosufficienza alimentare, dall’altro garantire un giusto reddito agli agricoltori e giusti prezzi ai consumatori. “Quegli obiettivi così alti, io credo che oggi siano stati disattesi”, ha dichiarato, precisando che Confagricoltura è abituata a sedersi intorno ai tavoli, a Roma come a Bruxelles (Giansanti è anche vicepresidente del Copa). “Ho un profondo rispetto per le manifestazioni e cerco anche di capirne le motivazioni, ritengo che le soluzioni si debbano trovare sui tavoli di confronto”.

Secondo questa linea le azioni concrete non si fanno attendere. Confagricoltura è intervenuta sul taglio dell’utilizzo dei fitofarmaci chiedendo all'Ue di ritirare la proposta, facendo riferimento alla richiesta formale votata dal Parlamento europeo e alle riserve sollevate da un ampio numero di delegazioni in Consiglio. La riduzione della chimica nei processi produttivi è fuori discussione, ma gli agricoltori devono avere a disposizione valide alternative, anche per contrastare gli effetti del cambiamento climatico.

Una sollecita risposta a questa richiesta sui fitofarmaci potrebbe una decisione che da assumersi nell'immediato per indicare che il cambiamento di rotta è davvero iniziato. Sarebbe un ottimo segnale anche l'avvio di una procedura di semplificazione della Politica agricola comune che, oltre a non essere all'altezza della situazione di crisi in atto, si è rivelata troppo complessa sotto il profilo degli adempimenti burocratici. 

Gli agricoltori sono consapevoli dei problemi legati ai cambiamenti climatici, ma anche del contributo che, già da oggi, stanno dando alla soluzione di questo problema. Ma l’Unione europea ha assunto una posizione troppo rigida nei loro confronti creando una immagine distorta della realtà e del loro ruolo assumendo decisioni non condivisibili: dal Regolamento sul taglio dei fitofarmaci, alla Direttiva sulle emissioni industriali che le equiparava a quelle degli allevamenti e ancora alla Legge sul Ripristino della natura. La Commissione europea ha commesso un errore andando su modelli sbagliati: la transizione ecologica si fa con gli agricoltori europei non contro. Gli agricoltori devono essere coinvolti facendoli sentire protagonisti della transizione verde e non imputati.

Adesso occorre sanare la frattura che si è creata tra società e agricoltori. Senza l'adesione convinta degli agricoltori e dell'intero sistema agroalimentare, qualsiasi prospettiva di neutralità climatica diventa irrealizzabile.

 

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