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Fiume Po

Rinaturazione del fiume Po: serve ascoltare la voce degli agricoltori

Ad oggi il progetto rischia di impattare negativamente su molte imprese agricole ed in particolare sul settore della pioppicoltura

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La Corte dei Conti ha dato il via libera al progetto di rinaturazione del fiume Po, previsto dal Piano nazionale di ripresa e resilienza (Pnrr) al punto 3.3 della misura M2C4, “Tutela del territorio e della risorsa idrica”. Gli interventi, ivi compresi espropri dei terreni e le revoche di alcune concessioni, sono gestiti dall’Agenzia interregionale per il fiume Po (AIPo) di concerto con l’Autorità di bacino distrettuale del fiume Po (Adbpo). La disponibilità finanziaria per la realizzazione delle opere, che coinvolgeranno 4 Regioni (Piemonte, Lombardia, Emilia-Romagna e Veneto), 106 Comuni, 12 Province, 29 aree protette e 42 siti natura 2000, è di circa 357 milioni di euro.

Nei giorni scorsi i Presidenti delle Federazioni regionali di Confagricoltura interessate dall’opera, così come il Presidente dell’Associazione Pioppicoltori Italiani, Fabio Boccalari, hanno espresso all’unanimità vivo rammarico per non essere stati chiamati ad esprimere il parere del mondo agricolo per un’opera come quella della rinaturazione del fiume Po, che potrebbe incidere significativamente sull’economia del territorio padano oltre che sull’assetto delle aziende che operano in quest’area. 

Pur con la consapevolezza che sia necessario favorire una transizione ecologica nella massima salvaguardia della biodiversità, degli habitat del territorio coinvolto e della sicurezza idraulica, va infatti evidenziata la scarsa condivisione del piano e, soprattutto, una progettazione partecipata insufficiente. 

“Da lungo tempo il nostro Paese deve importare circa il 50% del pioppo per le necessità di trasformazione industriale; una filiera, questa, che occupa circa 40.000 addetti e si è sempre adoperata per la sostenibilità del settore e il suo sviluppo. Il progetto in essere, secondo le nostre stime, rischia di comportare una perdita di circa 6000 - 8000 ettari di pioppeto e, stando alle premesse, questi potranno solo aumentare” ha dichiarato Fabio Boccalari. “Tante famiglie, - prosegue Boccalari - da generazioni, vivono sul Po e con esso ne conoscono le caratteristiche ed il suo comportamento. Dalla piena devastate del 1951 in poi, tutte le opere sul Po sono state rivolte a favorire il deflusso e ad evitare il pericolo delle esondazioni: questo principio viene ora capovolto insieme alle regole di gestione del fiume e delle sue terre. La modifica dei pennelli con il loro abbassamento, farà attivare zone che da decenni sono coltivate, andando ad erodere e a modificare lo stato di fatto con sicuri danni e problemi di eventuali trasporti a valle di materiale, sia legnoso che di terre. Nel progetto si dice chiaramente che le esperienze precedenti di modellazione idraulica, per quanto accurate, non possono prevedere l'effettivo sviluppo delle piene del Po e si auspica che il fiume possa muoversi quanto più liberamente. Tutto questo ci preoccupa fortemente, per i rischi derivanti dalla mancata gestione delle golene del Po e dei suoi affluenti, da secoli antropizzati dall'azione dell'uomo, che ha sempre cercato un rapporto rispettoso e in equilibrio con il fiume”.  Eppure una strada per ‘far le cose per bene’ ci sarebbe, conclude Boccalari: “Sarebbe auspicabile la valutazione degli interventi di forestazione naturaliforme, i boschi policiclici e la pioppicoltura sostenibile certificataPefc’ che diversi consorzi forestali riconosciuti da Regione Lombardia e le loro aziende associate realizzano da decenni nelle aree golenali del fiume Po”.

Fabio Boccalari

Fabio Boccalari

Occorre dunque un’interlocuzione seria, che tenga conto delle attività economiche che vivono integrate con il territorio e che da sempre sono state l'unico presidio a difesa del fiume. Per questo motivo Confagricoltura, tanto a livello regionale quanto a livello nazionale, ha fatto pervenire ad AIPo una serie di osservazioni come soggetto portatore di interesse. Nel caso di mancato recepimento delle nostre istanze da parte degli organi decisionali, Confagricoltura, in accordo con i produttori, si riserva ogni azione legale e sindacale a difesa dei legittimi interessi delle imprese che essa rappresenta.

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