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Psa suina

Crotti sollecita l'intervento della Regione per attuare misure di controllo stringenti sui cinghiali

Sale la preoccupazione dei suinicoltori a fronte di nuovi casi di selvatici infetti. A rischio la filiera

Cinghiali

Sale la preoccupazione per i nuovi casi di cinghiali infetti

“Occorre adottare soluzioni drastiche per contrastare il rischio di diffusione della epidemia di peste suina africana”. E questo l’appello lanciato dal presidente di Confagricoltura Lombardia Riccardo crotti in una nota inviata hai gli assessori regionali all’agricoltura Alessandro Beduschi e al welfare Guido Bertolaso.

L’iniziativa di Crotti dopo che è aumentato l’allarme sull’intero territorio nazionale causato dal ritrovamento di cinghiali affetti dal virus della PSA. In particolare allarmanti i casi che hanno visto  aumentare l’areale della diffusione di cinghiali infetti nel bacino del Nord Italia sempre più vicino alla principale area di allevamento intensivo di suini in Piemonte Lombardia Emilia e Veneto. Ma anche altri casi sono stati riscontrati in Calabria ed in Campania.

Scrive Crotti: ”La Psa espone quotidianamente gli allevamenti della nostra regione ad essere incluse in zone di restrizione con danni diretti ed indiretti per l’abbattimento e distruzione dei capi allevati e dal fermo della produzione nonché dal calo di potenziale produttivo destinato alle produzioni Dop della nostra salumeria. Da non sottovalutare anche le ripercussioni sulle esportazioni verso importanti paesi terzi con gravi conseguenze sulla stabilità del mercato di questa filiera”.

Ormai non si tratta più di un potenziale rischio ma del costante e quotidiano susseguirsi di provvedimenti di restrizioni e limitazioni delle attività allevatoriali che riguarda l’intera penisola dal nord al sud. L’attuazione delle misure di prevenzione, controllo ed eradicazione della malattia deve prevedere una uniformità a livello nazionale nell’applicazione delle misure e di implementazione dei piani di intervento con un fermo coordinamento tra le amministrazioni regionali. La difformità nell’operato crea infatti gravi criticità nella gestione della malattia ma soprattutto nella gestione della popolazione dei selvatici.

“Per questo, conclude Crotti nella sua nota, è necessario adottare misure forti, drastiche e risolutive che sinora sono mancate. In particolar modo segnalo due aspetti: procedere con determinazione alla riduzione della fauna selvatica;  tale azione andrà maggiormente focalizzata nelle aree limitrofe alle zone infette per evitare l’espandersi della malattia. Poi garantire una adeguata capacità di intervento finanziario per costituire o rifinanziare misure atte a compensare tutti i danni subiti dalle aziende suinicole in modo diretto o indiretto site nelle zone attualmente in restrizione o che potrebbero essere delimitate in futuro. Un ristoro  che sia congruo ed immediato ed erogato con procedure celeri e indifferibili”.

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