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Le nostre Aziende
14.04.2023 - 15:37
Elisa Panconcelli, titolare dell'azienda vitivinicola di Solferino
Giornata davvero da ricordare quella del 4 aprile per Rocca di Savio, azienda vitivinicola di Solferino (Mantova), protagonista al Vinitaly di una degustazione organizzata dai Giovani di Confagricoltura, guidata da Andrea Amadei (voce per Decanter su Rai Radio2 e volto di È Sempre Mezzogiorno su Rai1).
Nel corso del pomeriggio, al quale è intervenuto anche il presidente nazionale di Confagricoltura Massimiliano Giansanti, sono state presentate al folto pubblico dello stand di Confagricoltura ben nove etichette, dal lambrusco di Modena al brut metodo classico della Sicilia; tra queste vi era anche ‘Manto’, la prima creazione di Rocca di Savio, uno chardonnay dai profumi che inevitabilmente riportano alla terra dell’alto mantovano, nella quale le uve crescono e regalano infinite sfumature. «Per noi è un’enorme soddisfazione essere qui al Vinitaly – ha detto Elisa Panconcelli, deus ex machina di Rocca di Savio – dal momento che la nostra azienda è davvero giovanissima. Non ci aspettavamo una crescita di questo tipo, ma siamo proprio soddisfatti, significa che il lavoro che stiamo portando avanti è di assoluto valore». Il passo in effetti è stato breve, brevissimo, per Elisa Panconcelli, che poco più di tre anni fa, dal banco della farmacia che tuttora dirige a Monzambano, ha deciso di intraprendere una nuova avventura e ha dato vita a Rocca di Savio, che ha la sua sede tra le meravigliose colline di Solferino: a una manciata di metri dal confine con la provincia di Brescia e con la rocca, teatro di importantissime battaglie risorgimentali, sullo sfondo, a vegliare sulla lenta crescita delle uve.
«Queste terre – spiega Elisa – sono sempre appartenute alla nostra famiglia, e ho deciso anch’io, con l’aiuto prezioso di amici e collaboratori, di rendere loro omaggio. A pochi passi dal nostro vigneto c’è ancora quello di mio nonno Vincenzo, credo fosse quasi scritto che anch’io dovessi cimentarmi con il vino».
Rocca di Savio al momento conta su un ettaro di vigneto, coltivato a chardonnay, che qui dà il meglio di sé: «La chimica studiata all’università mi è tornata molto utile, dal momento che prima di scegliere che tipo di vitigno impiantare abbiamo effettuato analisi morfologiche e carotaggi. Possiamo contare su un terreno sabbioso, che ha riposato per due anni prima di tornare in produzione. L’abbiamo arato, concimato, fresato e ripuntato, senza l’utilizzo di prodotti fitosanitari». Già, la produzione, altro capitolo davvero interessante per Rocca di Savio. Nel primo anno di imbottigliamento sono arrivate circa 2.500 bottiglie di bianco fermo, e altrettante di spumante metodo classico. Per il prossimo futuro sono in programma tante novità, ma servirà ancora un po’ di pazienza.
Affascinante anche la scelta del nome sull’etichetta, 'Manto': «L’abbiamo scelto in onore dell’indovina che, secondo la tradizione, ha fondato Mantova. Siamo in collina, ma vogliamo creare un forte legame con la città, per far sì che non siano viste come due entità separate. Il nome dell’azienda invece è dedicato al nostro paese e al cognome dei miei nonni». Accattivante la grafica, in pieno stile futurista anni '20, presente sulle bottiglie, queste ultime dal peso di 400 grammi, scelta che consente di risparmiare 1,2 kg di CO2 ogni dieci botti- glie. Green anche il tappo, a vite e non di sughero, e il packaging, con cartone riciclato e nastro adesivo di carta.
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